di Giuseppe Bianchimani.
Perdere il lavoro può essere un’esperienza
sconvolgente. La maggior parte delle persone, conta sul proprio lavoro
per mantenere il proprio tenore di vita, e molti dal lavoro non ricavano
solo un reddito, ma anche un senso di realizzazione personale. Dati i milioni di disoccupati in Europa, soprattutto in Italia, e le conseguenze che tale fenomeno comporta, sembra opportuno discutere di nuove forme di sussidi alla disoccupazione,
creati secondo il metodo dei “nudgesâ€(pungoli), ossia espedienti per
influenzare il comportamento delle persone nel modo desiderato. In tal
senso sarebbe ora che i legislatori europei avviassero un dibattito su
una riforma più ampia, che tenga conto della proposta lanciata da Jeff Kling.
L’economista
americano analizza a fondo il fenomeno, spiegando che le ragioni
fondamentali per le quali i lavoratori possono restare a lungo
disoccupati, sono due: una economica (non riescono a trovare lavoro),
l’altra psicologica (si rifiutano di accettare un’occupazione
scarsamente retribuita, pensando di poterne trovare un’altra con
compensi maggiori).
Per dare un incentivo ai lavoratori, Kling suggerisce di creare i Tera (temporary earnings replacement account), ovvero conti temporanei di integrazione al reddito.
Il
conto verrebbe finanziato dai lavoratori stessi durante i periodi più
prosperi, per essere poi utilizzato nelle fasi di difficoltà .
Nei periodi di disoccupazione, i lavoratori potrebbero usufruire di questi conti, oppure attingere dai sussidi tradizionali di disoccupazione, godendo così di una rete di sicurezza
più ampia a fronte dello stesso impiego di risorse pubbliche. Rispetto
ai sussidi tradizionali, i Tera dovrebbero ridurre la durata media dei
periodi di disoccupazione.
Come? I prelievi dai Tera, dovrebbero essere rimborsati attingendo dai redditi futuri, di conseguenza un lavoratore è più incentivato ad accettare un nuovo lavoro, poiché si parla dei suoi futuri risparmi.
Kling inoltre sostiene che la sua proposta ridurrà i licenziamenti,
suggerendo che le imprese si facciano carico: dei Tera per gli
individui con i redditi più bassi, del finanziamento delle assicurazioni
contro la perdita della retribuzione e delle assicurazioni sui rimborsi
dei prestiti. Il risultato sarebbe, secondo Kling, un collegamento più
diretto tra i licenziamenti e i costi diretti a carico delle imprese.
Le imprese sarebbero costrette a innalzare i salari,
per continuare ad attrarre i lavoratori, che in base a questa proposta,
sarebbero auto-assicurati contro la perdita di reddito.
I sussidi
di disoccupazione come si sa, presentano problemi di rischio morale,
poiché consentono ad un individuo di restare senza lavoro più a lungo.
Ma se i lavoratori devono finanziare la disoccupazione temporanea,
usando il proprio denaro, accumulato in risparmi nel tempo attraverso i
Tera, potrebbero essere sicuramente più motivati a cercare lavoro.
Sicuramente più motivati, che se l’intero sussidio provenisse dalle
casse dello Stato.