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Progressisti in divisa (6): quanti troll!

'6ª puntata di "Progressisti in divisa: la Sinistra pacifista viene arruolata", saggio di Patrick Boylan di cui pubblicheremo l''e-book. Chi sabota la discussione.'

Progressisti in divisa (6): quanti troll!
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27 Agosto 2013 - 23.59


ATF

Riprendiamo la pubblicazione a puntate di Progressisti
in divisa: la Sinistra pacifista viene arruolata”
,
un libro di
Patrick
Boylan*

che uscira poi tutto insieme in forma di
e-book.
Sono messi a nudo i difetti dei
pacifisti
italiani
e occidentali, che condividono i difetti della sinistra, nel
frattempo auto-eliminatasi e cooptata nel campo di chi fa le guerre.

Nella
precedenti puntate abbiamo iniziato a vedere
sette
dei
dieci tasselli
da inserire nel vasto mosaico dell”espropriazione e contaminazione
del pacifismo di sinistra da parte dei poteri forti.

Abbiamo
visto per primo il piano
internazionale,
ossia il 1° tassello: Amnesty (USA); il 2° tassello: l”ong francese
FIDH. Poi abbiamo visto il
piano
nazionale
, ossia il 3°
tassello: Tavola della Pace; il 4° tassello: RaiNews24. Poi siamo
passati al
piano
individuale
(5°
tassello: Padre Dall”Oglio, 6° tassello: Giulio Marcon). Per una
curiosa coincidenza, poche ore dopo la pubblicazione, Padre
Dall”Oglio è stato coinvolto in uno stranissimo
“rapimento-negoziato” dai contorni torbidi, a conferma
della deriva della sua azione. E” seguita la puntata dedicata al caso
Avaaz
(7° tassello). Oggi vedremo il caso delle discussioni impossibili
sul web (8° tassello), nel fantastico mondo dei troll.

Nelle
prossime puntate vedremo i tasselli successivi.

Intanto, nei giorni in cui la grande macchina della guerra accende tutti i motori della propaganda per “vendere” all”Occidente l”ennesima guerra umanitaria, quella da condurre in Siria, possiamo approfondire i meccanismi dall”interno assieme a Patrick Boylan.

Questa
è la sesta puntata
.

Buona
lettura

(la
Redazione)

Ottavo
Tassello – I forum dei pacifisti in Internet e le liste email

Sempre
sul piano virtuale
,
cioè l”interazione in Internet,

esistono
le
liste
email e i forum dei pacifisti

che vengono a volte espropriati da Progressisti in Divisa allo scopo
di far proselitismo a favore degli “interventi militari umanitari”
nel mondo o, alternativamente, per rovinare liste o forum
anti-interventisti che cominciano a riscuotere successo.

L”espropriazione
o il sabotaggio avvengono da parte di
utenti
che sembrano agire intenzionalmente – non si sa se per convinzioni
personali o perché arruolati – per mettere i pacifisti veri
nell”angolo o, se non ci riescono, per mettere gli uni contro gli
altri, provocando la fuga di utenti dal forum e quindi la sua
chiusura.

Difendono
a spada tratta, e sempre per motivi “progressisti”, la
Narrativa
Dominante

dei poteri forti – per esempio, come abbiamo visto nel caso della
Libia, della Cosa d”Avorio e della Siria, “bisogna intervenire con
ogni mezzo per impedire che un regime autoritario massacri il suo
popolo”.

Naturalmente,
chiunque può sostenere la Narrativa Dominante ritenendo che
rispecchi i “fatti accertati”.

La
ragione, come il torto, non sta mai interamente da una sola parte.
Ma se un determinato utente, trasformandosi in Grande Inquisitore,
censura ogni singolo commento nel forum che intacchi quella
Narrativa, oppure se un determinato utente usa le tecniche dei
“sabotatori di sindacato” (
union
busters
)
per rovinare un forum che non riesce a controllare, allora è lecito
chiedersi se queste persone non siano state reclutate all”uopo (o
indotte a comportarsi così) e se non rappresentino dunque altri
“tasselli”.

Per
avere un”idea di come l”ultra-conservatore
Tea
Party

statunitense sprona spudoratamente i suoi volontari a fare i
sabotatori (nel gergo, “
troll”)
nei forum progressisti oltre Atlantico e a far vincere le idee di
destra nei sondaggi in Internet, basta vedere il breve brano
“Internet guerriglia” (realizzato con videocamere nascoste)
tratto dal documentario “
AstroTurf
Wars
”:
bit.ly/link-64
 ☼ 
 ►
(breve attesa per scaricare la copia archiviata).

Invece
il Presidente della Russia, Vladimir Putin, disdegna l”uso di
volontari, preferendo assoldare gruppi di
troll
per razziare i forum che lo criticano e per controbattere le critiche
con commenti positivi sul suo operato – vedi:
bit.ly/link-65
 ►
.

Sembrano
manipolati da
troll
assoldati anche i forum di prodotti commerciali eccessivamente
stroncati (o elogiati); infatti, il fenomeno non è soltanto politico
– vedi:
bit.ly/link-66
 ►
,
bit.ly/link-66a
 ☼ 
 ►
.

Invece
di reclutare degli esseri umani per fare i
troll,
il Pentagono sta sviluppando un software che farà da solo il loro
lavoro.

Il
programma controllerà non solo i forum ma anche gli scambi Facebook
e Twitter in cui gli utenti parlano contro la presenza militare
statunitense nel loro paese (esistono 761 basi USA dislocate in 156
paesi del mondo, tra cui molte in Italia); identificherà chi critica
la presenza americana e ribatterà le critiche con messaggi
preconfezionati nella lingua locale (vedi:
bit.ly/link-67
 ☼ 
 ►
). Attualmente è possibile che il Pentagono lo stia già facendo
pagando
troll
umani in ogni paese.

È
noto, del resto, che Facebook ingaggia giovani disoccupati del terzo
mondo, pagati da uno a tre euro l”ora [
sic],
per censurare i commenti affissi sulle sue pagine se contengono
allusioni o immagini giudicate “inappropriate” secondo il suo
codice di valori morali ma anche politico-sociali – vedi:
bit.ly/link-68
 ☼ 
 ►
.

(Facebook
può chiudere d”ufficio l”account di utenti con idee politiche
giudicate “inappropriate” – vedi:
bit.ly/link-69
 ☼ 
 ►
.)

In
definitiva, quello che vediamo in Facebook (e anche come risultati
delle nostre ricerche in Google) è ciò che qualcuno vuole che
vediamo.

Sarebbe
difficile stabilire se i tentativi di manipolare ideologicamente le
chat e i forum siano più frequenti nei paesi post-democratici o nei
paesi pre-democratici.

Sembra
assodato, comunque, che in paesi come la Russia, l”Iran e la Cina –
dove il governo recluta gruppi di “blogger statali” – i
tentativi di indirizzare o di rovinare un forum sono generalmente
grossolani e quindi facilmente individuabili.

Nei
paesi post-democratici come l”Italia o gli Stati Uniti, invece, i
tentativi sono spesso più insidiosi e quindi più pericolosi.

Ma
non sempre.

Nell”autunno
del 2011 alcuni
troll
italiani – apparentemente per conto del Popolo della Libertà –
hanno invaso la pagina Facebook degli “Indignados Italia” per
incitare questi contestatori a contestare il vero scandalo avvenuto
in Italia (secondo loro), ossia la “destituzione illegale” di
Silvio Berlusconi da parte della “banda Napolitano-Monti”.

I
loro tentativi di manipolazione sono stati talmente rozzi, tuttavia,
da essere subito riconosciuti e denunciati – vedi:
bit.ly/link-70
 ►
.

In
ogni caso, non bisogna vedere “infiltrati” dappertutto e tanto
meno mettere sotto accusa ogni utente che reca disturbo in un forum;
il 99.99% sono semplicemente attaccabrighe di carattere. Infatti,
chi punta il dito rischia forte di farlo a sproposito e di coprirsi
di ridicolo. Niente accuse pubbliche, dunque – anche perché non
serve sapere se determinati
troll
siano spontanei o se sono stati reclutati; tutti vanno eliminati
usando la stessa tecnica: etichettare, isolare, ignorare.

Bisogna
comunque tener presente che, visti tutti gli sforzi profusi dai
poteri forti per vendere le loro “guerre umanitarie” al movimento
pacifista – sforzi documentati solo in minima parte nei punti
precedenti – è ragionevole supporre che i loro propagandisti e i
loro simpatizzanti vedono i forum autenticamente pacifisti,
soprattutto se hanno un buon seguito, come fumo negli occhi. Questi
forum vanno considerati, dunque, luoghi a rischio di essere
“espropriati” o “contaminati” da Progressisti in Divisa
reclutati per orientare le discussioni o, più semplicemente, per
provocare risse e cancellazioni. Il sito peacelink.it, più volte
citato, ne sa qualcosa.

Per
saper affrontare i troll e i loro tentativi di espropriazione o di
sabotaggio di un forum o di una lista email, vedi:
bit.ly/link-71
 ►
.

_________________________________

Seguono
due schede tratte dal capitolo intitolato
“Infiltrazione
cognitiva”
, nel
libro di Giulietto Chiesa e Pino Cabras
“Barack
Obush”
(Ponte
alle grazie, 2011):

1)

“Secondo
quanto riportato da «Haaretz», il Ministero dell’Immigrazione ha
provveduto ad arruolare un “esercito di blogger” che possa
“rappresentare” Israele sui “blog antisionisti” in lingua
inglese, francese, spagnola e tedesca1. Da come funzionano le cose in
molti forum sul Web, l’operazione appare estesa anche ad altre
lingue.

(Cnaan
Liphshiz, “
Israel
recruits ”army of bloggers” to combat anti-Zionist Web sites
”,
«Haaretz», 19 gennaio 2011.
)

Il
direttore generale del Ministero, Erez Halfon, ha dichiarato ad
«Haaretz» che più di un milione di cittadini bilingue è oggetto
di un reclutamento atto a mobilitare volontari contro i siti web
considerati “problematici”. Colpisce il numero. Più di un
milione di potenziali reclute è una riserva che molti eserciti si
sognerebbero. Si può supporre che la loro missione consista nel fare
i “troll”, in supporto alle argomentazioni del governo, nello
spazio per i commenti e nei forum. Questa tattica di pubbliche
relazioni – un investimento tutto sommato in grado di paralizzare
discussioni e flussi informativi altrimenti liberi – è già stata
impiegata in precedenza da una multinazionale molto discussa come la
Monsanto nonché dalle forze armate americane. In cosa consiste
l’azione dei “troll di Stato”? L’incauto utente che si mette
a discutere con i troll, dalla sua postazione solitaria crede di
poter argomentare da pari a pari con altri utenti come lui, mentre
dall’altra parte troverà un’azione coordinata di “riservisti
del web” che si sentono chiamati alle armi, che non concederanno un
centimetro, che lo travolgranno con un fiume di provocazioni, frasi
adatte a incattivire gli animi, ingiurie, squadrismo elettronico,
operazioni distruttive ad personam, off topic e nonsense, con
l”obiettivo di bloccare i flussi comunicativi.”

2)

Quando
il profeta della trasparenza Obama deve scegliersi il consigliere
giuridico numero uno chi ti sceglie infatti? :
Cass
Sunstein
,
un giurista che in un suo recente saggio arriva a teorizzare la
necessità di infiltrare i gruppi che contestano le versioni
ufficiali degli eventi, al fine di indebolire le loro tesi
dall’interno. Obiettivo: intervenire soprattutto in Rete per
screditarli sistematicamente e aggressivamente di fronte al resto dei
cittadini, che altrimenti perderebbero fiducia nelle istituzioni. Il
professor Sunstein non concepisce proprio che possa avere dignità
democratica qualsiasi «tentativo di spiegare qualche evento o
pratica mettendoli in relazione a macchinazioni di gente potente, che
nel frattempo riesce anche a nascondere il proprio ruolo.» Per lui
questo tipo di critiche sono soltanto «teorie della cospirazione
»
(
C.
R. Sunstein,
Conspiracy
Theories
,
Harvard Law School, 2008)
.
L’antidoto consiste nel creare appositi gruppi per spargere
disinformazione, confusione, e calunnie. Sunstein crea una
definizione per questo suo manuale anticostituzionale: «infiltrazione
cognitiva». Siamo più dalle parti del Dottor Stranamore, che da
quelle di Martin Luther King, il che getta una luce strana sul
presidente nero. Cosa significa «infiltrazione cognitiva»?

Uno
dei modi di infiltrarsi consiste nel prendere di mira «le
chat-room,
i
social
network
in rete, o persino gruppi che si muovono nel reale». Per farci
cosa?

È
facile distruggere i gruppi che hanno una «diversità cognitiva»
rispetto al
mainstream.
Fai sprecare il tempo delle loro riunioni portandole in un vicolo
cieco con dibattiti fittizi che scoraggiano molti dal ritornare.
Imponi proteste estreme che alienano il 90% dei sostenitori. Insisti
a chiedere azioni violente a gruppi pacifisti. Come fai a importi?
Dietro di te hai un apparato con enormi risorse, un congegno che non
si annoia mai perché agisce con inesauribile routine lavorativa, una
macchina della provocazione che mette lacci e lacciuoli a chi
dibatte, lo estenua, e gli rende insostenibili i costi organizzativi
e comunicativi.

Se
tutto ciò non ti basta ancora, questo incantevole campione della
democrazia obamiana ha per te altri assi nella manica. Propone ad
esempio che il governo paghi segretamente certe voci “credibili e
indipendenti” che rafforzino i messaggi di fonte governativa.
Perché? Perché quelli che non credono alle fonti del governo
saranno più inclini a prestar fede a coloro che appaiono
indipendenti intanto che agiscono occultamente per conto delle
autorità che li pagano. Non è una pratica inventata da Sunstein, va
detto. “Press” e “prostitution” hanno una storia così affine
che da tempo in America si scherza sui prezzi dei “Presstitutes”.
Appurato che molti comunque pagherebbero per vendersi, come ci
ricordava Victor Hugo.

[…]
A prescindere da Sunstein, l’«infiltrazione cognitiva» è
comunque un metodo che riceve costanti conferme, ogni volta che le
forze armate elevano il ciberspazio a luogo fondamentale delle guerre
future.

A
gennaio 2011 Obama ha partecipato a una cena privata con personalità
della Silicon Valley, alla presenza – tra gli altri – di Mark
Zuckerberg di Facebook e di Steve Jobs della Apple. Chissà se hanno
parlato dell’argomento scoperto qualche mese dopo dal «Guardian».
Il giornale britannico infatti ha pubblicato uno scoop clamoroso che
riguarda i social network, e che non sembra altro che la
realizzazione del sogno di Sunstein (
N.
Fielding, I. Cobain,
“Revealed:
US spy operation that manipulates social media
”,
«Guardian», 17 marzo 2011).

Il
«Guardian» rivela che i militari statunitensi stanno sviluppando un
software che permetterà di manipolare segretamente i siti dei social
media usando delle identità online fasulle per influenzare le
conversazioni su internet e diffondere propaganda filoamericana. Il
committente è il CENTCOM, lo scopo è “un servizio di gestione di
identità online” che permetterà agli addetti USA di controllare
ciascuno fino a 10 distinte identità dislocate in tutto il mondo.

I
social media saranno dunque inondati di “pupazzi”
(“sock
puppets
”,
in inglese
).

Ogni
falsa identità deve possedere un convincente retroterra, una storia
corredata da dettagli . I controllori con base negli USA devono
essere in grado di operare sulle false identità dalle proprie
postazioni di lavoro «senza il timore di essere scoperti da
raffinati avversari».

A
breve saranno pubblicate le prossime puntate e i prossimi capitoli
del libro di Patrick Boylan

*Patrick
Boylan
,
ex docente all”università Roma Tre, dove approdò dalla sua nativa
California, è entrato poi nella redazione di
PeaceLink.it
e ha
co-fondato a Roma gli
Statunitensi
per la pace e la giustizia

e la Rete
NoWar
.
«Non è antiamericano contrastare le guerre imperialiste del mio
paese, anzi!» tiene a precisare. «Abbiamo esportato la democrazia
così tanto che ormai ce n”è rimasta ben poca. Salviamo almeno
quella!»

 ____________________________________

Istruzioni
sull”uso dei link

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Cliccando sulla
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Questo
testo rinvia a vari documenti importanti (spiegazioni, prove…). 
Per vederli, collegarsi a Internet e poi:

(testo
digitale)
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(rinvii) indicati: 
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(testo
cartaceo) 
digitare
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“bit.ly/link-00”.

Se
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