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'Progressisti in divisa (4): Dall''Oglio e Marcon'

'4ª puntata di "Progressisti in divisa: la Sinistra pacifista viene arruolata", saggio di P. Boylan di cui pubblicheremo l''e-book. CON AGGIORNAMENTI.
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'Progressisti in divisa (4): Dall''Oglio e Marcon'
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30 Luglio 2013 - 02.00


ATF

Progressisti
in divisa: la Sinistra pacifista viene arruolata”
:
è il titolo di un libro di
Patrick
Boylan*

che stiamo pubblicando a puntate su Megachip, capitolo dopo capitolo
(QUI
la prima puntata
, QUI
la seconda
e QUI
la terza
) per poi pubblicarlo tutto insieme in forma di
e-book.
Sono messi a nudo i difetti dei
pacifisti
italiani
e occidentali, che condividono i difetti della sinistra, nel
frattempo auto-eliminatasi e cooptata nel campo di chi fa le guerre.

Nella
seconda e terza puntata abbiamo iniziato a vedere
i
dieci tasselli
da inserire nel vasto mosaico dell”espropriazione e contaminazione
del pacifismo di sinistra da parte dei poteri forti.

Abbiamo
visto per primo il piano
internazionale,
ossia
il 1° tassello:
Amnesty (USA); il 2° tassello: l”ong francese FIDH. Poi abbiamo
visto il
piano nazionale,
ossia il 3° tassello: Tavola della Pace; il 4° tassello: RaiNews24.

In
questa puntata vedremo il
piano
individuale
(5°
tassello: Padre Dall”Oglio, 6° tassello: Giulio Marcon).

Nelle
prossime puntate vedremo i tasselli successivi.

Questa
è la quarta puntata
.

Buona
lettura

(la
Redazione)

Quinto
Tassello – Padre Dall”Oglio

Sul
piano individuale
,
cioè quello dell”
opinion
maker

come singolo cittadino, abbiamo l”esempio del noto pacifista
cattolico ai tempi della guerra in Iraq – ora sostenitore di un
intervento militare occidentale in Siria –
Paolo
Dall”Oglio
,
gesuita.

Per
anni Dall”Oglio ha operato in Siria presso un monastero da lui
rifondato in una zona isolata nel sud del paese; poi nel giugno del
2012 è stato espulso per le sue attività politiche contro il
regime. Da allora gira l”Italia e il mondo intero facendo da megafono
per le opposizioni siriane violente – in particolare le milizie
filo-USA consacrate dalla Clinton a Ginevra il 7 dicembre 2011 (vedi:
bit.ly/link-42
 ►),
poi, successivamente e con nuovi leader, a Doha e infine a Istanbul.

In
pratica, Dall”Oglio chiede un intervento militare ONU in Siria, a
sostegno di una lotta armata da lui giudicata
«necessaria
per rovesciare il regime oppressivo di Assad
»
(vedi:
bit.ly/link-43
 ►
).

Invece
esiste in Siria anche la (già citata) opposizione nonviolenta, la
quale ritiene possibile una via pacifica per sostituire il Presidente
Assad e le cui fila s”ingrossano ogni giorno di più, in particolare
con giovani siriani ormai convinti che il ricorso alle armi sia stato
un errore.

Questa
opposizione viene ignorata, non solo da quasi tutte le Cancellerie
occidentali e dalle associazioni pacifiste istituzionali, come si è
già detto, ma anche dalla totalità dei tg e dalla quasi totalità
dei giornali (un”eccezione – vedi:
bit.ly/link-44
 ►
).

I
mass media, infatti, sembrano avere orecchie solo per le opposizioni
armate. E, dunque, per padre Dall”Oglio, il loro “cappellano
militare” (parole sue).

Egli
trova porte aperte non solo a Montecitorio e alla Farnesina, ma anche
alla RAI e nelle redazioni dei tg e dei giornali stampati di mezzo
mondo.

Eppure
si tratta di un semplice monaco che ha passato gli ultimi tre decadi
in un isolato monastero della Siria meridionale. Vedi le sue
interviste a:
La7
(
bit.ly/link-46
 ►
);
RaiNews24
(
bit.ly/link-45
 ►
); la tv statunitense
PBS
(
bit.ly/link-47
 ☼ 
 ►
); l”emittente francese
France24
(
bit.ly/link-48
 ☼ 
 ►
).

A
Washington è stato fissato per Dall”Oglio un fitto calendario
d”incontri sulla Siria con imporanti
think
tanks

statunitensi di politica estera (vedi:
bit.ly/link-49
 ☼ 
 ►
).

Il
13 dicembre 2012, la Regione Lombardia ha attribuito il suo annuale
“Premio per la Pace” al sacerdote, per via del suo lavoro per il
dialogo interconfessionale in Siria.

Non
è chiaro se il Presidente Formigoni e la Giuria fossero all”oscuro
di quell”altro attivismo di Dall”Oglio in Siria, ossia l”incitamento
dei giovani alla lotta armata (causa della sua espulsione), o se
invece intendevano premiare proprio questo suo pacifismo
sui
generis

(vedi:
bit.ly/link-50
 ►
).

La
notevole accoglienza istituzionale ricevuta da Paolo Dall”Oglio e la
sua forte esposizione mediatica indicano che egli è stato cooptato
dai poteri forti, sostenitori della soluzione militare in Siria.
(Per il legame tra i poteri forti del Bilderberg e le milizie siriane
filo-USA – all”inizio tramite l”espatriata siriana
Bassma
Kodmani
–
vedi:
bit.ly/link-51
 ☼ 
 ►
.)

Così,
nel dare a Dall”Oglio ascolto, pubblicità e un premio per la pace, i
poteri forti sono riusciti ad espropriare l”area cattolica che
guardava (e guarda tuttora) a lui per orientarsi nelle questioni di
guerra e pace.

E
non solo l”area cattolica. Infatti, questo
opinion
maker

a tempo pieno visita innumerevoli circoli di pacifisti laici, sia in
Italia che all”estero, per descrivere, da testimone oculare, “le
atrocità di Assad” e la “necessità di un intervento militare
occidentale per fermarle”.

Se
i suoi appelli non convincono tutti i pacifisti, perlomeno li
confondono e quindi li neutralizzano, come abbiamo già visto nel
caso della Tavola della Pace. Pertanto anche se il suo apporto è
quello di un solo individuo, come Progressista in Divisa padre
Dall”Oglio costituisce senz”altro un “tassello” importante. (Per
una critica delle sue posizioni, vedi:
bit.ly/link-52
 ►
.)

 
   

Sesto
Tassello – Giulio Marcon

Sempre
sul piano individuale
,
cioè quello dell”
opinion
maker
come
singolo, abbiamo l”esempio dello storico leader del pacifismo laico
Giulio Marcon,
le cui metamorfosi periodiche seguono da anni, passo per passo,
quelle del movimento pacifista e della società civile progressista
italiana.

Prima
Portavoce dell”Associazione per la Pace all”epoca della guerra
fredda, poi Presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà
all”epoca dell”esplosione delle ong, ora portavoce della campagna
Sbilanciamoci! nella
nostra era di economia sostenibile, Marcon è un “
orientatore
dell”opinione pubblica” alquanto orientato dall”opinione pubblica.

Rispetto
alle sue iniziative politico-sociali trentennali, colpiscono
l”intelligenza, la generosità e il mirabile lavoro educativo che
accompagnano ognuna, come colpiscono l”integrità e il carattere
sofferto delle sue scelte politico-etiche descritte, con candore, nel
suo suggestivo resoconto autobiografico del pacifismo italiano dal
”68 a oggi,
Fare
Pace
, Edizioni
dell”Asino, 2011.

Ma
nonostante l”autonomia soggettiva delle sue scelte ideologiche,
Marcon rimane un rappresentante del suo tempo (e della sua
“generazione X”); anzi, sembra una creatura di quel tempo – e
quindi dei poteri forti che hanno condizionato ed indirizzato
ideologicamente gli anni ”80-”90, appiattiti come mai prima. Egli
costituisce dunque, volente o nolente, un altro “tassello”.

Durante
la contestazione della guerra nel Vietnam, il pacifismo parlava un
altro linguaggio, esordisce Marcon in
Fare
Pace

per spiegare il periodo prima del suo (”68-”78). Usava parole come
“antimperialismo” e “sfruttamento” – parole che, col
tempo, sono diventate desuete.

Purtroppo,
né l”imperialismo né lo sfruttamento sono diventati desueti – gli
avrebbe replicato Aldo Capitini se fosse stato ancora in vita (vedi:
bit.ly/link-53b
 ►
) – e, perciò, non individuarli come il motore di ogni guerra
(anche quelle in apparenza religiose o etniche) vuol dire condannarsi
a non comprendere gli eventi e a non poter incidere su di essi.

Inoltre,
avrebbe aggiunto Capitini, capire che le guerre sono la faccia
violenta dell”imperialismo significa che, per porre fine alle guerre,
dobbiamo cercare, come obiettivo ultimo, di porre fine allo
sfruttamento come meccanismo di accumulazione economica – nei
rapporti tra gli stati come tra le persone – perché
“l”imperialismo” non è altro che il tentativo di predominio di
un paese su un altro per sfruttarlo.

E
per porre fine allo sfruttamento e al sistema
economico-giuridico-sociale che lo legalizza, occorre la lotta di
classe – una lotta di classe nonviolenta, gramsciana, che disarma
gli sfruttatori sottraendo loro l”egemonia.

Parole
sprecate.

Come
gran parte della sua “generazione X”, infatti, Marcon respinse le
ideologie delle decadi precedenti quando nel 1980 – un anno di
confine – egli si affacciò, appena ventenne, sulla scena
politico-sociale.

Sentiva
l”urgenza di rompere con i vecchi schemi, di cercare prospettive
nuove. Inoltre egli e la sua generazione avevano subito l”accurato
indottrinamento anticomunista che i poteri forti condussero in tutto
l”Occidente dopo la seconda guerra mondiale.

In
Italia, ad esempio, la CIA pagava giornali e case editrici per
diffondere articoli e testi screditando il comunismo ed esaltando
l”individualismo. L”indottrinamento proseguì, poi, in maniera
ancora più metodica (per debellare i residui delle contestazioni del
”68 e del ”77), durante gli attutiti anni ”80.

La
decade iniziò, infatti, con la
Marcia
dei quarantamila
il
17-11-1980, che portò la Maggioranza Silenziosa qualunquista alla
ribalta. E terminò, nel 1989, con la dissoluzione de facto del
Partito Comunista Italiano (svolta della Bolognina) e, in
concomitanza, con la costituzione della Lega Nord: due eventi-simbolo
dell”epocale decadimento del livello di discorso politico avvenuto in
un solo decennio.

In
pratica, gli anni ”80 – quelli del reaganismo, del thatcherismo e
del craxismo – sono stati un periodo di terrificante
“normalizzazione”.

Se
tanti intellettuali avevano rinnegato l”URSS e il comunismo dopo la
sanguinosa repressione sovietica della Primavera di Praga nel 1968,
nessuno pensò di rinnegare gli USA o il capitalismo – anzi,
nessuno batté ciglio – quando nel 1983 gli Stati Uniti invasero
l”isoletta di Grenada (con elicotteri d”attacco al posto dei carri
armati) e repressero nel sangue il tentativo della piccola isola
d”affermare la propria indipendenza dalle grinfie di una
Superpotenza.

Idem
per l”invasione USA di Panama nel 1989: silenzio totale.

Nelle
redazioni, nei partiti, nelle associazioni, nelle università, chi
parlava di imperialismo o di sfruttamento veniva zittito e
emarginato, quasi da tutti.

Persino
da Marcon stesso.

Infatti,
nel descrivere le “Culture politiche del pacifismo” degli anni
”80 (
Fare Pace,
Parte Prima) egli manifesta una forte esasperazione – che all”epoca
sicuramente trapelava – verso quei gruppi pacifisti “dogmatici”
(leggi “vetero-comunisti”) che “persistevano” nel fare
discorsi “ideologici, antimperialistici e unilaterali”,
interpretando “per forza” ogni guerra “in chiave amico-nemico”
(p.16, 17).

Mentre
la nuova generazione di pacifisti, che Marcon loda, accetta l”attuale
sistema di proprietà – con i suoi meccanismi di accumulazione
basati sullo sfruttamento – per renderlo, non diverso, ma più
vivibile.

Fare
politica diventa allora, per Marcon e la sua “generazione X”,
cogliere nella loro concretezza istanze specifiche di reale
sofferenza umana creata dalle guerre, cercando di capirle e di
alleviarle.

Significa
denunciare quelle guerre come immorali, facendo campagne contro i
bambini-soldato, contro le mine anti-uomo, per una ONU finalmente
incisiva ed infine – purtroppo! – “di fronte a conflitti come
quelli della ex Jugoslavia o del Ruanda, facendosi portavoce della
richiesta dell”uso della forza [cioè, della richiesta di
bombardamenti NATO –
ndr],
per porre fine a queste drammatiche guerre” (p. 15).

“Esci
dalla trance, caro Giulio!” – verrebbe voglia di esclamare –
“Cosa sono questi discorsi da Progressista in Divisa?

Non
esistono guerre che pongono fine alla guerra, come non esistono
guerre umanitarie (
bit.ly/link-75a
 ►
)! Inoltre, è inutile fare denunce morali per scuotere coscienze
atrofizzate! Aiutiamo, certo, i profughi di guerra, ma bisogna
anzitutto cercare di prevenire le guerre, intralciandone i meccanismi
di accumulazione del profitto che sono alla base. Come qualcuno in
Italia sta cercando di fare.

“Perché,
caro Giulio, cara ”Generazione X”, nonostante la depoliticizzazione
del pacifismo da oltre trent”anni, di cui voi siete stati le prime
vittime, sono spuntati miracolosamente dal nulla un bel gruppo di
attivisti – non molti, ma convinti – che combattono le guerre
in
quanto ricerca (violenta) del profitto
.

Ci
sono, ad esempio, quelli di
NoWar-Roma
davanti alla Finmeccanica, quelli di
NapoliNoWar
davanti al Comando NATO, quelli del
Comitato
Contro la Guerra – Milano

in piazza per spiegare che ”la guerra è contro i lavoratori,” per
non parlare dei giornalisti cattolici impegnati che denunciano i
rapporti ”CEI – banche armate”, gli eco-pacifisti della rete
telematica
PeaceLink
che dimostrano, cifre alla mano, che il ritiro delle truppe italiane
dall”Afghanistan pagherebbe la bonifica del territorio tarantino
devastato dall”ILVA, e altri attivisti antimperialisti ancora (alcuni
verranno citati nelle prossime puntate).

“Manca
però – verrebbe da aggiungere – una figura chiave tra gli
attuali pacifisti politicizzati: l”esperto in economia, capace di
indagare sulle aziende che speculano sulle guerre e di denunciarle
alla Magistratura.

Ivi
comprese le speculazioni delle ong affariste e, in senso lato, lo
stesso
business
degli aiuti umanitari, denunciato brillantemente – ma solo
genericamente – dieci anni fa nel libro
Le
ambiguità degli aiuti umanitari – indagine critica sul Terzo settore

(Feltrinelli, 2002) di un certo Giulio Marcon.

L”attivista
Marinella Correggia, NoWar-Roma, all”incontro sulla Siria a Roma del
28-2-2013 con (da sinistra) il Segretario di Stato Kerry, il ministro
Terzi e un miliziano siriano venuto per chiedere più armi. “Armi
per il terrorismo”, dice lei.
 

E
se oggi quel Marcon denunciasse casi specifici di malaffare da parte
di determinate ong, aziende belliche, aziende di ricostruzione
post-bellica e, soprattutto, aziende predatrici, cioè quelle che
saccheggiano i paesi occupati illegalmente dalle truppe italiane?
Ciò sarebbe davvero contrastare la guerra come ricerca (violenta)
del profitto
, e favorire la pace!”

Ma,
di nuovo, sarebbero parole sprecate. Già si sente la risposta:
“Bisogna andare oltre…”

Nel
lontano e fatidico 1980, dunque, nasce il Pacifismo 2.0 – ancora
oggi imperante – che condanna la guerra come
follia
disumana
e spreco
economico
in un
tempo di crisi, ma non più come
imperialismo
(parola giudicata ormai “desueta”). E i poteri forti a
strofinarsi le mani.

A
breve saranno pubblicate le prossime puntate e i prossimi capitoli
del libro di Patrick Boylan

*Patrick
Boylan
, ex docente
all”università Roma Tre, dove approdò dalla sua nativa California,
è entrato poi nella redazione di
PeaceLink.it
e ha co-fondato a Roma
gli
Statunitensi
per la pace e la giustizia

e la
Rete NoWar.
«Non è antiamericano contrastare le guerre imperialiste del mio
paese, anzi!» tiene a precisare. «Abbiamo esportato la democrazia
così tanto che ormai ce n”è rimasta ben poca. Salviamo almeno
quella!»

 ____________________________________

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o se il documento manca per averne la copia archiviata il 3-3-2013.

Alcuni
documenti richiedono del tempo per apparire; pazientare senza
cliccare ripetutamente.

IMPORTANTE

AGGIORNAMENTO E AVVERTENZA PER I LETTORI (30 luglio 2013, h 02:00 AM)

Questo pezzo di Patrick Boylan critica tra le altre cose l”operato di padre Paolo Dall”Oglio, il religioso che si è speso molto nel corso dell”ultimo anno per giustificare la presa d”armi contro Assad. Poche ore dopo la pubblicazione dell”articolo, Dall”Oglio è stato rapito da una delle milizie islamiste anti-Assad, un gruppo evidentemente ancora insensibile al suo appello di pochi giorni fa, quando scriveva: “Per noi siriani della rivoluzione, la riconciliazione tra forze
islamiste radicali e forze democratiche è una necessità strategica”
.  Una scelta di campo pronta perfino a giustificare l”uso di armi chimiche. Auguriamo a Dall”Oglio di uscire indenne dall”avventura, per poter poi guardare in faccia alla pericolosità smascherata del suo disegno, che potrebbe solo aggravare la guerra in Siria.

ULTERIORE AGGIORNAMENTO (30 luglio 2013, h 03:45 PM)

Siria: Fratelli musulmani, Dall”Oglio non è stato rapito sta bene ad al Raqqa

Il Cairo, 30 lug 12:42 – (Agenzia Nova) – Padre Paolo Dall”Oglio “non è stato rapito, sta bene e si trova al Raqqa in Siria”. E” quanto ha annunciato l”Ufficio informativo dei Fratelli musulmani siriani. Secondo quanto si legge in una nota apparsa sul sito internet del gruppo islamico siriano “padre Paolo Dall”Oglio sta bene e si trova ad al Raqqa, non è stato rapito a dispetto delle voci messe in giro dai media ieri”. I Fratelli musulmani siriani però non forniscono ulteriori informazioni sul religioso italiano che, secondo gli attivisti siriani dell”opposizione e i media del regime di Bashar al Assad, si era recato ieri ad al Raqqa per incontrare un emiro locale di al Qaeda. (Cae)

[url”http://agenzianova.com/a/51f79a406fff33.47200887/736688/2013-07-30/siria-fratelli-musulmani-dall-oglio-non-e-stato-rapito-sta-bene-ad-al-raqqa”]http://agenzianova.com/a/51f79a406fff33.47200887/736688/2013-07-30/siria-fratelli-musulmani-dall-oglio-non-e-stato-rapito-sta-bene-ad-al-raqqa[/url]

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