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Combattere contro la pace

Negli ultimi 30 anni, gli USA hanno fatto naufragare negoziati e sforzi diplomatici, e hanno usato il loro potere per provocare o prolungare i conflitti. [da RT.com]

Combattere contro la pace
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8 Novembre 2013 - 09.23


ATF

di Neil Clark.

L’unica
cosa sorprendente, a proposito delle notizie relative al sabotaggio condotto
dagli Stati Uniti contro il processo di pacificazione dell’Afghanistan e del
Pakistan, è che qualcuno possa sorprendersi.

Come
riportato da RT, il
Pakistan ha accusato formalmente gli USA di aver sabotato i colloqui di pace

in corso tra le autorità locali di Islamabad e i Taliban, aperti in seguito
all’uccisione – mediante un attacco condotto con I droni –  del leader dei Taliban del Pakistan Hakimullah Mehsud.

“L’assassinio di
Hakimullah è l’assassinio di tutti gli sforzi per la pace”
, ha dichiarato il
Ministro dell’Interno del Pakistan Chaudhry Nisa. “Mattone dopo mattone, nelle ultime sette settimane, avevamo provato a
dare sviluppo ad un processo che ci avrebbe potuto consentire di riportare la
pace nel Pakistan, e voi [gli USA], che cosa avete fatto?”

L’uccisione
di Hakimullah Mehsud giunge meno di un mese dopo che gli Stati Uniti avevano fatto
naufragare gli sforzi del Governo dell’Afghanistan per riaprire un dialogo con
i Taliban con la cattura di Latif Mehsud, il luogotenente di Hakimullah. Latif
Mehsud era l’uomo che il governo afghano sperava potesse fungere da
intermediario per aprire dei colloqui di pace con i Taliban. Il Presidente
afgano Hamid Karzai – secondo quanto riportato dai media – era furioso con gli USA
per gli effetti della cattura. Karzai ha anche detto che l’attacco con i droni
contro Hakimullah Mehsud “è stato
condotto nel momento meno adatto”
.

Il
punto è che in numerose occasioni importantissime, negli ultimi trenta anni o
poco meno, gli USA hanno fatto naufragare negoziati e sforzi diplomatici per la
pace, ed hanno usato il loro potere per provocare o prolungare conflitti che avrebbero
potuto essere evitati o risolti senza ulteriori spargimenti di sangue.

  1. Iraq 1990 – 1991

Dal
mese di Agosto del 1990 al gennaio 1991, ci sono state numerose occasioni per
trovare una soluzione diplomatica in relazione all’invasione irachena del Kuwait,
che avrebbe potuto portare ad un ritiro delle truppe irachene, ma Washington
era determinata ad entrare in guerra. Quando il conflitto ebbe inizio, gli americani
respinsero ogni mossa della diplomazia internazionale, come il piano proposto
dal leader sovietico Mikhail Gorbaciov, che avrebbe potuto mettere fine al
conflitto prima che le truppe di terra fossero dislocate in Kuwait.

Le
forze di Saddam Hussein avrebbero potuto essere estromesse dal Kuwait senza
bisogno di una guerra destinata a provocare la morte di migliaia di persone, ma
questo non era quanto voleva Washington.

  1. Kosovo

Gli
avvenimenti del Kuwait risalgono agli inizi degli anni ’90. Spostiamoci adesso
alla fine di quel decennio. Al fine di completare la distruzione della
Repubblica Federale della Jugoslavia, Washington, in modo aggressivo, decise di
sostenere la causa di un intransigente gruppo terroristico, l’Esercito di
Liberazione del Kosovo, alla fine degli anni novanta. Gli USA riuscirono a
rendere marginale la figura dei leader kosovari che volevano percorrere un
percorso pacifico verso l’indipendenza, come il leader politico Ibrahim Rugova,
che incoraggiava la popolazione alla resistenza passiva. Spinsero invece, in
direzione di una soluzione violenta del problema inerente lo status del Kosovo:
la loro strategia era quella di provocare atti di ritorsione, da parte del
governo di Belgrado, che avrebbero fornito alla NATO il pretesto per
giustificare il bombardamento della Jugoslavia.

La
Conferenza di Rambouillet del marzo 1999 costituì, apparentemente, il tentativo
di negoziare un accordo di pace tra i delegati albanesi del Kosovo e le
autorità jugoslave. Ma i termini dell’accordo furono resi deliberatamente così
onerosi – in particolare l’Appendice B consentiva alle forze NATO piena libertà
di movimento attraverso l’intero territorio della Jugoslavia – da rendere certo
un rifiuto da parte di Belgrado.

“Io penso che
alcune persone stessero morendo dalla voglia di litigare, nella NATO, in quel
periodo”
ha
rivelato Lord Gilbert, un ex Ministro del Governo britannico, nel 2000. “Se chiede il mio parere personale, io penso
che le condizioni poste a Milo?ević a Rambouillet fossero assolutamente
intollerabili. Come avrebbe mai potuto accettarle? Era chiaramente un atto
deliberato”.

Persino
Henry Kissinger, l’ex Segretario di Stato USA, nonché uomo che ben
difficilmente potrebbe essere annoverato tra i pacifisti, ha ammesso: “Il testo dell’accordo di Rambouillet, che
prevedeva l’accettazione della Serbia del passaggio delle truppe NATO
attraverso il territorio della Jugoslavia, era una provocazione, solo una scusa
per iniziare i bombardamenti”.

Ancora
una volta, Washington aveva sabotato una soluzione pacifica del conflitto, e da
ciò derivò la guerra, con tutti i suoi orrori.

  1. Iraq 2002 – 2003

Nel
2002/2003 abbiamo poi avuto la bufala della “crisi
delle armi di distruzione di massa”
in Iraq.

Se
Washington fosse stata sinceramente preoccupata circa la possibilità che l’Iraq
fosse in possesso di armi di distruzione di massa, l’unica cosa che avrebbe
dovuto fare era aspettare semplicemente che Hans Blix ed il suo team di
ispettori dell’ONU finissero il proprio lavoro. Comunque, come sappiamo tutti,
la questione delle armi di distruzione di massa era solamente un pretesto per
la guerra, e gli USA erano ben consci del fatto che il paese fosse disarmato.
Gli iracheni volevano disperatamente evitare un attacco al proprio paese, ma
ogni tipo di offerta diplomatica di Baghdad nel percorso verso l’illegale
invasione del territorio iracheno fu rifiutata.

Il
risultato della scelta statunitense di optare per la Guerra, e non per la pace,
in Iraq, è stato la morte di almeno
mezzo milione di persone
, dal 2003 ad oggi.

  1. Libia

Nel
2011, una Risoluzione dell’ONU verosimilmente finalizzata alla protezione dei
civili fu utilizzata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati della NATO come un
pretesto che giustificasse la rimozione forzata dal potere del governo libico.
Durante questo intervento “umanitario”, che provocò una crescita esponenziale
del bilancio delle vittime, Washington e i suoi alleati più volte rifiutarono
appelli per un cessate il fuoco e l’avvio di negoziati diplomatici. Oggi, la
Libia è, come l’Iraq, un paese distrutto. Ma le cose avrebbero potuto andare in
modo totalmente differente, se Washington, invece di scegliere la Guerra,
avesse lavorato per portare le fazioni in conflitto al tavolo dei negoziati.

  1. Siria

Anche
in Siria, gli USA si sono prefissati di prevenire, sin dal 2011, una soluzione
pacifica ai conflitti derivanti dalle divisioni interne nel paese. Mentre, almeno
fino ad oggi, un attacco diretto della NATO alla Siria è stato evitato, esso è
entrato nella comune visione della opinione pubblica dei paesi occidentali che
il fatto di essere riusciti ad evitare che il terzo conflitto mondiale
deflagrasse quest’anno nel Medio Oriente sia stato più frutto di un’abile
diplomazia russa che il risultato del desiderio di voltare pagina da parte dei
leader americani.

Se
gli USA volessero sinceramente mettere fine al terribile bagno di sangue in
Siria, incoraggerebbero i cosiddetti “ribelli” a fermare la loro campagna di
violenza e ad intraprendere un processo politico per l’ottenimento di libere
elezioni.

Il
Partito Baath siriano ha compiuto significative riforme, in Siria, negli ultimi
due anni, tra l’altro mettendo fine ad un cinquantennale regime di monopolio
del partito unico, ma Washington non è interessata a una transizione pacifica
verso la democrazia, ma solo al violento rovesciamento del regime del
Presidente Assad e alla sua sostituzione con qualcuno pronto ad eseguire i suoi
ordini. Il risultato di questa politica è stato disastroso per il popolo
siriano che, come quello iracheno e libico, vede sotto i suoi occhi la
distruzione del proprio paese.

Mentre
gli Stati Uniti amano presentarsi come i grandi “costruttori di pace”, la pura
verità è che non esiste un paese che abbia fatto di più per alimentare i
conflitti e per sabotare le soluzioni pacifiche, negli ultimi anni, e
l’assassinio di Hakimullah Mehsud è solo l’ultimo esempio.

Perché
gli USA agiscono in questa modalità distruttiva? È importante comprendere che
il governo statunitense non agisce negli interessi dei comuni e onesti
cittadini americani, che non ne possono più di guerre ed “interventi” militari,
ma negli interessi di Wall Street e di ciò che il Presidente Eisenhower definì, in un suo famoso
discorso, il “complesso
militare-industriale
”
.

La
verità è che l’ultima cosa che Wall Street ed il complesso militare-industriale
desiderano è la pace. Essi prosperano con la Guerra e i conflitti. Guerre e
conflitti significano profitti. Grandi, meravigliosi, succosi profitti. Come
diceva Monsier Verdoux, l’anti-eroe di Charlie Chaplin, “Guerre, conflitti –
sono solo affari”.

Il
mese scorso, un rapporto dell’organizzazione Public
Accountability Initiative
ha rivelato che molti tra i “commentatori”
apparsi sugli schermi delle stazioni TV americane per sostenere la causa
dell’attacco militare contro la Siria avevano ben nascosti conflitti di
interesse con aziende fornitrici del Sistema della Difesa Americano. Il
rapporto “identifica 22 commentatori che
sono intervenuti nel dibattito sul conflitto siriano sui principali organi di
informazione americani, e che hanno attuali legami con aziende che comportano
una posizione di conflitto di interessi. I commentatori sono legati a grandi fornitori
della difesa e dell’intelligence come Raytheon,
medie imprese come TASC, gruppi di investimento specializzati nel settore della
difesa come SCP Partners, o
società di consulenza specializzate in accordi internazionali come Cohen Group”.

Tra
i “commentatori” a favore di un attacco militare alla Siria c’era Madeleine
Albright, ex Segretario di Stato ai tempi della pseudo-conferenza di pace di
Rambouillet, nel 1999.

Bombardare
la Jugoslavia, bombardare la Siria. Con la distruzione violenta dell’Iraq e
della Libia in corso, per non dir nulla del caos che le politiche americane
hanno portato in Afghanistan e Pakistan. John Lennon ci implorava di dare una
possibilità alla pace, quando cantava “give
peace a chance”
, ma a meno di un radicale cambiamento del sistema politico USA,
e finché il potere non tornerà nelle mani della gente comune, e sarà sottratto
a chi ha un profondo e nascosto interesse al proseguimento infinito della guerra,
il sabotaggio di ogni tentativo e iniziativa di pace, e l’attizzare ogni
focolaio di conflitto da parte degli Stati Uniti d’America è solo destinato a
continuare.

Le affermazioni ed opinioni espresse in
questa colonna sono personalmente attribuibili all’autore dell’articolo e non
rappresentano necessariamente la posizione di RT
.

Traduzione
per Megachip a cura di Giampiero Obiso.

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