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Se questo è un processo di pace

Se questo è un processo di pace: 8 mesi di morte e paura per i Palestinesi. [Massimo Ragnedda]

Se questo è un processo di pace
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31 Marzo 2014 - 13.43


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di Massimo Ragnedda

Da quando i negoziati di “pace” sono ripresi nel luglio 2013, gli israeliani hanno ucciso 59 palestinesi e ne hanno ferito centinaia, compresi alcuni giocatori della nazionale palestinese deliberatamente gambizzati per impedire loro di giocare. Jawhar Nasser, di 19 anni, e Adam Abd al-Raouf Halabiya di 17 anni, giocatori della nazionale palestinese, tornavano, come tutti i ragazzi che a quella età vogliono dare due calci ad un pallone, da un allenamento. Militari israeliani, senza motivo apparente, hanno sparato alle gambe di questi due giovani ragazzi. Per loro la carriera è finita e, cosa ancora più grave, probabilmente non potranno più camminare. Come loro, solo dall’inizio del cosiddetto processo di pace, sono centinaia i palestinesi (spesso ragazzini), tragicamente uccisi e feriti.

Se questo è un processo di pace. Centinaia di case palestinesi sono state abbattute e migliaia di nuove “colonie”, contrarie alla legge internazionale, sono state autorizzate nei territori occupati militarmente da Israele. Provate ad immaginare cosa sarebbe successo se i killer fossero stati i palestinesi e se a morire, sotto i colpi di arma da fuoco, fossero stati dei civili israeliani. Provate, per un attimo, ad immaginare cosa direbbero i media occidentali se fossero i palestinesi a puntare i fucili sui bambini innocenti. Provate, se potete, ad immaginare cosa succederebbe se i palestinesi buttassero giù centinaia di case di comuni cittadini israeliani. Provate, anche solo per un attimo, ad immaginare cosa succederebbe se ad essere gambizzati fossero stati i giocatori della nazionale israeliana. Se questo è un processo di pace.

Questo, ahimè, è quello che quotidianamente succede in Palestina. Questi, ahimé, sono fatti e se non capiamo lo stato di terrore nel quale vivono milioni di palestinesi, non possiamo neanche minimamente capire cosa sta succedendo in Medio Oriente.

Lungi da me, ovviamente, l’affermare che da una parte ci sono i buoni e dall’altra i cattivi. Non propongo una visione dicotomica della questione palestinese, perché la realtà è decisamente più complessa. Ma rigetto anche la manichea divisione dei media occidentali, intenti a proporci la solita semplificazione: da una parte Israele, considerata l’unica democrazia del Medio Oriente, e dall’altra i palestinesi considerati tutti terroristi. Credo che la realtà sia molto più complicata e i dati che ho citato sono lì a dimostrarlo.

Da quando il processo di pace è ripreso neanche un israeliano è stato ucciso, nessun bambino israeliano vive con il fucile puntato addosso o marcisce in una prigione palestinese. Nessun giocatore della nazionale israeliana è stato gambizzato e milioni di israeliani non sono costretti a passare dai check point militari delle forze di occupazione palestinese. A nessun israeliano è proibito vivere nella propria terra, mentre milioni di persone continuano a vivere in una prigione a cielo aperto, costrette ogni giorno ad umilianti e pericolose file di ore nei check point militari palestinese.

Ogni giorno i bambini palestinesi (nulla, ma proprio nulla può giustificare questa cosa) vivono terrorizzati e si vedono fucili puntati addosso. Altri non ce la fanno a scappare e vengono uccisi, come Yousef al-Shawamrah, di appena 14 anni ucciso lo scorso 24 Marzo. Centinaia di bambini palestinesi sono ancora oggi detenuti in prigioni israeliane. Ragazzini come Mahmoud Sarsak, calciatore della nazionale Palestinese, ingiustamente incarcerato senza processo e uscito in seguito ad uno sciopero della fame che ha irreversibilmente danneggiato i suoi organi.

Secondo le stime fornite da [i][url”Defence for Children International”]http://www.dci-palestine.org/[/url][/i] (DCI) tra i 500 e i 700 bambini palestinesi vengono ogni anno arrestati da Israele e messi in isolamento per giorni e spesso intere settimane. Tristemente famosa è la [url”Cell 36″]http://www.theguardian.com/world/2012/jan/22/palestinian-children-detained-jail-israel[/url], all’interno della prigione di Al Jalame nel nord di Israele. Bambini rinchiusi in celle due metri per tre, in completo isolamento e al buio. Niente può giustificare questo crimine.

La Convenzione internazionale sui diritti dell”infanzia ([b][url”United Nations Committee on the Rights of the Child”]http://www2.ohchr.org/english/bodies/crc/docs/co/CRC-C-ISR-CO-2-4.pdf[/url][/b]) ha sottilineato più volte, negli ultimi tre anni, la sua preoccupazione per le torture subite dai bambini palestinesi.

Spesso, sempre secondo il rapporto dell’ONU, i bambini palestinesi vengono sequestrati dai militari israeliani e usati come scudi umani in operazioni militari dentro i territori militarmente occupati. Se questo è un processo di pace.

Amnesty International nel suo ultimo rapporto dal titolo “[b][url”Trigger Happy”]http://www.amnesty.org/en/news/trigger-happy-israeli-army-and-police-use-reckless-force-west-bank-2014-02-27[/url][/b]: l’uso sproporzionato della forza da parte di Israele in Cisgiordania”, pubblicato il 27 Febbraio 2014, ha messo in luce come Israele mostri un “cinico disprezzo” per la vita umana “uccidendo decine di civili palestinesi, bambini compresi, negli ultimi tre anni in Cisgiordania”.

Secondo Amnesty International “il crescente spargimento di sangue e delle violazioni dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, a seguito di un utilizzo da parte dell’esercito israeliano (dal gennaio 2011) di forza inutile, arbitraria e brutale contro i palestinesi”. Questi crimini, sempre secondo Amnesty International, possono essere catalogati come “crimini di guerra”.

Se questo è un processo di pace.

(31 marzo 2014) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it/[/url]

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