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Il problema è la NATO

'Crisi Ucraina. A favore dell''offensiva con i carri armati di Kiev si sono posti anche Obama e l''Unione europea. E la crisi vale anche per obbligarci alle spese militari'

Il problema è la NATO
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4 Maggio 2014 - 00.01


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di
Tommaso Di Francesco
.

L”offensiva
sanguinosa dell’esercito di Kiev non si ferma. Corre sul bordo
sottile non solo della guerra civile, perché la portata dell’azione
militare rischia l’intervento militare russo. Siamo sul baratro
d’una guerra europea. Vanno in fretta i carri armati del
governo di Majdan.


Devono
sventare il referendum convocato per l’11 maggio nelle città della
regione orientale del Donbass sull’indipendenza dall’Ucraina, per
riaffermare l’autorità di Kiev con la forza dei tank e confermare
a ogni costo, contro i «terroristi», la data delle elezioni
centrali ucraine del 25 maggio. Fatto singolare, la seconda data
richiama quella delle elezioni europee nelle quali, ahimé,
l’argomento della pace non ha il benché minimo ascolto. Così la
repressione non s’arresta. È più organizzata e perfino
peggiore di quella del corrotto Yanukovitch contro i rivoltosi
di Majdan, ma è sostenuta da tutto l’Occidente e continua
ad essere praticata con il concorso dell’estrema destra che,
a Odessa, ha assaltato il presidio dei filorussi, bruciando poi
l’edificio dei Sindacati dov’erano riparati in fuga e dove
hanno trovato la morte almeno 40 persone.


Un
massacro che non ferma la repressione. Anche se a praticarla
sono gli stessi che si sono legittimati per quattro mesi denunciando,
in un coro greco di media, la repressione di piazza Majdan.


È
voluta dal nuovo potere autoproclamato a Kiev, dove è operativo,
ha comunicato Obama, John Brennan il capo della Cia esperto in
«guerre coperte» (e sotto inchiesta negli Usa per avere ostacolato
il lavoro della Commissione del Senato sulle torture). Ma quando mai
i carri armati possono convincere una parte consistente del
popolo ad andare a votare per obiettivi che considera ostili?
E del resto chi, con la politica, li ha convinti del contrario?

Eppure
sembra troppo tardi. Nonostante i rivoltosi filorussi abbiano
liberato gli osservatori dell’Osce sequestrati. Fatto che
sottolinea due elementi: che la pressione di Putin sui filorussi ha
potuto di più dell’offensiva militare ucraina, perché la Russia
altrimenti rischia di essere, nolente, coinvolta direttamente più
che in Crimea; e che l’Osce ha storiche ambiguità. Basta
ricordare la missione Osce in Kosovo, decisa nell’ottobre 1998
dall’Onu per monitorare il conflitto tra la repressione di
Milosevic e le milizie dell’Uck: il capo della missione,
l’americano William Walker, inventò di sana pianta la strage di
Racak attribuendola a Belgrado e dando così il via ai
bombardamenti «umanitari» della Nato.


Ora
in Ucraina il dado purtroppo sembra tratto. Se appena al di là c’è
la Russia messa nell’angolo dei suoi confini, a Kiev in campo
c’è tutto l’Occidente reale: vale a dire gli Stati uniti
e la Nato; l’Unione europea subalterna parla solo con la voce
ambigua — per interessi, geostrategia e storia — della
Germania. Qui, nell’est ucraino naturalmente, i «terroristi» non
vanno sostenuti e armati dall’Occidente com’è accaduto nel
1999 in Kosovo, e poi in Libia e oggi in Siria. Qui invece
vanno sanguinosamente schiacciati. Le immagini parlano chiaro: ad
Andrijvka, un paese sulla strada delle truppe ucraine, i contadini
sono scesi in piazza per fermare con le mani alzate i carri
armati di Kiev, che non si sono arrestati schiacciandoli, nonostante
in molti avessero cominciato a parlare con i soldati
salendo sui carri armati. Scene proposte da Euronews che, a memoria
contrapposta, ci hanno ricordato Praga invasa dai carri armati del
Patto di Varsavia nelʉ۪68.


Il
fatto è che su quei tank stavolta è salito Obama e gli
Stati europei a controllo Nato. Infatti più avanzavano le
truppe di Kiev, più è arrivata forte da Washington la sola
minaccia che «la Russia deve fermarsi». Insomma, il massacro non si
deve fermare e guai al soccorso militare russo. Quel che c’è
sotto lo comincia a scrivere qualche commentatore
filo-atlantico: l’obiettivo è minacciare la Russia – che,
riannessa la Crimea, fino a prova contraria difende la sua
sicurezza e vuole una Ucraina neutrale — di fare di Putin un
altro Milosevic.


Di
sicuro è attivato il meccanismo per una Euromajdan anche nella
capitale russa, eterodiretta da John Brennan che ci sta lavorando.
Dunque Barack Obama conclude il suo mandato affidandosi all’ideologia
del «militarismo umanitario» — tanto cara alla «candidata»
Hillary Clinton che pure ancora tace sul disastro americano in Libia
(a Bengasi) -, schierando i risultati della strategia
dell’allargamento della Nato a est.


Ma
la Nato non è la soluzione, è il problema. Glielo
ricordano gli ex segretari di Stato Kissinger e Brzezinski
e perfino il suo ex capo del Pentagono e della Cia Robert
Gates che ha scritto «L’allargamento così rapido della Nato a est
è un errore e serve solo ad umiliare la Russia», fino
a provocare una guerra. Senza l’ingresso di tutti i paesi
dell’ex Patto di Varsavia nell’Alleanza atlantica — con basi
militari, intelligence, bilanci militari, truppe, missioni di guerre
alleate, sistemi d’arma, ogive nucleari schierate, scudi spaziali —
non ci troveremmo infatti sull’orlo di una nuova guerra europea che
fa impallidire i Balcani e la Georgia di soli sei anni fa.


Non
ci sarebbe stata la tracotanza di una leadership di oligarchi
insoddisfatti che ha destabilizzato l’Ucraina con un colpo di mano
e la violenza della piazza «buona» perché sedicente
filoeuropea, e che ora cavalca la repressione sanguinosa della
piazza «cattiva». Esisterebbe una politica estera dell’Unione
europea, che invece è surrogata dall’Alleanza atlantica.
«Vedete — ammonisce l’attuale capo del Pentagono Chuck Hagel —
ce n’è anche per gli europei: imparino a non ridimensionare
la spesa militare (v. gli F35)». Proprio come ha fatto il presidente
della repubblica Giorgio Napolitano che, in dispregio dell’articolo
11 della Costituzione, ha tuonato recentemente addirittura contro
«l’anacronistico antimilitarismo».


Ma
visti i tempi che corrono, con l’emergere sincronico della
guerra che insanguina i continenti e «non risolve le crisi
internazionali», chi è davvero anacronistico?

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