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'Ucraina. La ''rivolta'' dei battaglioni neonazisti'

Il regime ucraino, nato dalla spallata di piazza – Maidan – trasformatosi in golpe violento, fatica sempre di più a controllare i suoi cani. [Marco Santopadre]

'Ucraina. La ''rivolta'' dei battaglioni neonazisti'
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25 Giugno 2015 - 18.17


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di Marco Santopadre.


Il regime
ucraino
nato dalla spallata di piazza – Maidan – trasformatosi in golpe
violento
, fatica sempre di più a controllare i suoi cani. 

La situazione
economica peggiora di giorno in giorno e il paese è ostaggio dei
rappresentanti della NATO
e delle istituzioni finanziarie internazionali
che hanno commissariato il governo e l’amministrazione statale con
decine di loro rappresentanti diretti. E anche sul fronte militare,
proprio mentre si fa più fondata la sensazione che l’estate porterà un
riesplodere dei combattimenti su larga scala sul fronte orientale, le
cose finora sono andate malissimo per i ‘nazionalisti’, che hanno dovuto
incassare ripetute sconfitte militari e un numero impressionante di
diserzioni
e defezioni dalle forze armate, anche in quelle regioni
occidentali dell’Ucraina tradizionalmente più fedeli all’ideologia
banderista che anima i nuovi padroni di Kiev.

Più la
situazione macera, più il presidente Petro Poroshenko e il premier
Arseni Yatseniuk (alleati e competitori, il primo più vicino all’Unione
Europea e il secondo legato a doppio filo alla NATO e a Washington)
devono fare i conti anche con le schegge impazzite prodotte dal golpe,
in particolare con i battaglioni di volontari appartenenti all”area
ultranazionalista e spesso di ideologia neonazista
, in molti casi
impossibili da tenere al guinzaglio. 

I battaglioni punitivi sono stati
assai utili per seminare il terrore nelle regioni orientali e per
sostituire spesso un esercito regolare che ha scarsa motivazione a
portare avanti un conflitto contro le milizie popolari del Donbass
animate invece da una determinazione che deriva in buona parte dal fatto
di dover difendere le proprie case e le proprie comunità proprio dalle
razzie e dai bombardamenti di Kiev.

Ma i battaglioni di volontari –
integrati o meno che siano nella Guardia Nazionale poco cambia –
continuano a rappresentare un elemento di instabilità con cui il governo
fatica a fare i conti. Per loro costituzione – in molti casi i
miliziani provengono da partiti e gruppuscoli di estrema destra, spesso
anche dall’estero (Russia compresa), quando non sono stati reclutati
nelle prigioni del paese in cambio di un cospicuo sconto di pena – i
battaglioni sono poco inclini a rispettare la gerarchia e la catena di
comando
. E spesso sono animati da una ricerca della gloria o del bottino
che poco hanno a che vedere con i piani dei generali di Kiev. Per non
parlare del fatto che molti dei battaglioni in questione sono stati
creati, finanziati e manovrati dagli oligarchi il cui interesse è quello
di aumentare il proprio potere – politico ed economico – a scapito
proprio del governo centrale e dei propri competitori.

Il problema è
tra l’altro, che molti dei battaglioni in questione hanno avuto la
lungimiranza di mandare dei propri rappresentanti in parlamento, in
alcuni casi facendoli eleggere in partiti apertamente di estrema destra
come Settore Destro, ma più spesso infilandoli nelle liste dei partiti
‘rispettabili’ del regime

E così la pattuglia parlamentare legata
all’estrema destra combattente gode di una certa consistenza e di un
certo potere di ricatto nei confronti di un governo che deve fare
continuamente i conti con la rissosità delle formazioni che compongono
la maggioranza.

Dopo aver negato a lungo che la presenza di elementi
neonazisti e ultranazionalisti all’interno del regime e delle forze
militari di Kiev fosse consistente e preoccupante, nelle ultime
settimane anche alcune agenzie di stampa e media italiani hanno dovuto
cominciare a correggere il tiro. D’altronde ormai l’entità del pericolo
nero
in Ucraina – un pericolo anche per gli apprendisti stregoni
dell’Unione Europea che probabilmente dopo avere usato l’estrema destra
fascista e nazista contro il precedente regime pensavano di poterla
mandare in soffitta senza particolari problemi – è davvero sotto gli
occhi di tutti. 

A Kiev il tandem alla guida del regime fatica non poco a
tenere sotto controllo gli alleati più radicali, sia al governo che in
parlamento, e soprattutto al fronte. 

Non tutti i gruppi che combattono
più o meno autonomamente contro le popolazioni del Donbass sono stati
assorbiti nell’esercito e nella Guardia nazionale, entrando spesso in
contraddizione con le gerarchie militari che fanno capo da un lato al
ministro della Difesa Stepan Poltorak e dall”altro a quello degli
Interni Arseni Avakov.

A dare i maggiori grattacapi al regime sono
stati fin dall”inizio di quella che ancora oggi viene definita una
“operazione antiterrorismo” (ATO) gli estremisti di destra di Pravy
Sektor, integrati nei battaglioni Aidar, Azov, Dnipro e altri minori. 

Ultimamente il governo ha cercato di lanciare un segnale colpendo una
compagnia minore riconducibile alla galassia neonazista, quando ha fatto
arrestare Ruslan Onyshchenko e altri 7 membri della famigerata ‘unità
Tornado’
, responsabile di stupri, omicidi, saccheggi e torture. In
manette è finito anche Andrei Medvedko, membro del battaglione Kiev 2,
candidato alle ultime elezioni per il partito di governo Svoboda (quello
che fino a qualche anno fa si chiamava Partito Nazionale Socialista) e
accusato di essere coinvolto nell”omicidio del giornalista Oles Buzina,
avvenuto lo scorso aprile, al quale avrebbe partecipato anche Denis
Polishchuk, legato invece a Pravy Sektor.

Recentemente Avakov è
stato protagonista di un duello a distanza con Dmitri Yarosh, leader di
Pravy Sektor e deputato alla Rada, proprio sul ruolo dei battaglioni
dell’estrema destra ultranazionalista e fascista che rifiutano di
integrarsi pienamente nella Guardia nazionale o nell”Esercito. E non
certo perché Avakov sia un ‘democratico’ intimorito dagli eccessi
ideologici e criminali dei miliziani, ma perché l’autonomia dei
battaglioni punitivi costituisce una minaccia alla stabilità dello
stesso regime che li ha scatenati contro il Donbass e le popolazioni
delle altre regioni orientali dell’Ucraina che si oppongono alla deriva
sciovinista ed etnicista della Giunta di Kiev.

Dopo le minacce di
scioglimento e le voci della formazione di un comando parallelo dei
battaglioni a Dnepropetrovsk con la benedizione dell”oligarca Igor
Kolomoisky
, il compromesso è stato raggiunto con il mantenimento di una
certa autonomia per Pravy Sektor e Yarosh è stato nominato consigliere
del ministero della Difesa. Il che non ha impedito al leader
dell’estrema destra di ordinare a un drappello dei suoi squadristi, due
settimane fa, di assalire i partecipanti al Gay Pride di Kiev,
scontrandosi con gli agenti di polizia in assetto antisommossa che lo
stesso Arseni Avakov aveva inviato a protezione della piccola marcia per
accreditarsi agli occhi dei propri sponsor occidentali. 

E’ finita con
duri scontri tra polizia e fascisti e con numerosi arresti, ma Yarosh è
rimasto al suo posto.

Le pressioni contro il regime ucraino affinché
si disfi degli elementi più impresentabili provengono ormai da più
parti, anche da quei paesi occidentali che finora hanno chiuso non uno
ma tutti e due gli occhi. Un ruolo ce l’hanno sicuramente avuto, in
Europa, i tardivi ma influenti rapporti di Amnesty International e di
Human Rights Watch, che hanno accusato soprattutto i battaglioni
punitivi di continue e pesanti violazioni dei diritti umani, omicidi e
torture. Nel suo ultimo rapporto diffuso alla fine di maggio Amnesty
International – che come al solito cerca una legittimazione bipartisan
accusando, seppur in misura minore, anche le milizie del Donbass – ha
chiamato in causa soprattutto le milizie che fanno riferimento a Pravy
Sektor e già lo scorso anno aveva puntato il dito contro il battaglione
Azov
e Oleg Lyashko, uno dei suoi “fondatori”, arrivato poi parlamento
con il suo Partito radicale, ora alleato nel governo con le formazioni
di Poroshenko (il Blocco Presidenziale) e Yatseniuk (Fronte Popolare). 

 Il battaglione, che raggruppa esponenti di altri gruppi minoritari della
destra estrema come i Patrioti Ucraini e l”Assemblea socialnazionale, è
diventato troppo ingombrante pure a Washington, a tal punto che il
Congresso statunitense ne ha rifiutato qualche giorno fa il
(ri)finanziamento.

Sembrano davvero lontani i tempi – eppure accadeva
solo pochi mesi fa – in cui i grandi media internazionali – Repubblica,
Corriere e Rainews 24 compresi – dedicavano non poco spazio allo
struggente saluto alle proprie fidanzate da parte dei valorosi
combattenti del Battaglione Azov in partenza per il fronte…

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