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'Prova d''orchestra e false bandiere'

L’orchestra della menzogna ha impiegato meno di 24 ore per le prime note. E se pure non fosse una false flag operation, funziona come una false flag [Giulietto Chiesa]

'Prova d''orchestra e false bandiere'
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20 Luglio 2014 - 15.28


ATF

di
Giulietto Chiesa
.

L’orchestra
della menzogna ha impiegato meno di 24 ore per produrre le prime
note. Una cacofonia, s’intende, come quella del film di Fellini. Ma
le false flag operations (operazioni sotto falsa bandiera)
richiedono appunto la cacofonia. Cioè non solo notizie false, ma
notizie che si contraddicono l’una l’altra, non notizie,
divagazioni, analogie più o meno sballate, selezioni arbitrarie di
fatti, omissioni, sciocchezze vendute come analisi.

Basta
esaminare questo brodo per arrivare alla conclusione che, appunto,
siamo di fronte a una “operazione sotto falsa bandiera”.
Naturalmente io non so se il Boeing 777 della Malaysia Airlines è
stato effettivamente abbattuto; non so esattamente a che altezza
volava; se è stato abbattuto non so chi lo abbia abbattuto; non
posso dire – perché non lo so – se è stato abbattuto
intenzionalmente o se è stato un errore. Un sacco di cose non so.
Tante che potrei dire che non so quasi niente. Non so quasi niente
perché l’inchiesta non è ancora cominciata e, dunque, non ci sono
gli elementi per trarre alcuna conclusione
. Nella mia stessa
condizione, 24 ore dopo il tragico incidente, erano tutti i capi di
stato e di governo; tutti i giornalisti e i commentatori
.

Eppure
basta sfogliare i quotidiani e guardare i notiziari televisivi di
tutto l’Occidente libero e democratico, per arrivare a una
conclusione univoca: tutti, senza eccezione, dicono, scrivono,
lasciano capire, fanno intendere, alludono, insinuano che i
responsabili dell’abbattimento sono i “filorussi” che
combattono contro il governo centrale di Kiev. Questa è la prima
“evidenza” che emerge. Naturalmente a prescindere dai dati, dai
fatti, ma emerge con nettezza, come “l’unica ipotesi possibile”.
La seconda “evidenza”, che emerge pur rimanendo leggermente sullo
sfondo, è la “responsabilità russa”. Che consisterebbe
nell’avere appoggiato i “terroristi” del Donbass e del Lugansk,
cioè i “responsabili” dell’efferato delitto. “Infatti” –
non c’entra niente, naturalmente – il giorno prima a Bruxelles
stavano discutendo di nuove sanzioni contro Mosca e, “dunque”,
sarà opportuno seguire le indicazioni di Washington e imporre nuove
sanzioni.

Ecco:
se non è stata una false flag operation, si può dire subito
che, qualunque cosa sia stata, ha funzionato come una false flag
operation.

Raccapezzarsi
in questo mare di liquame è impossibile. Le “operazioni sotto
falsa bandiera” pensate esattamente per questo. Ci sono
drappelli di specialisti dei servizi segreti che le costruiscono
incessantemente. È il loro mestiere e lo sanno fare discretamente
bene. Si basa su alcuni assunti, per lo più esatti: creare
situazioni la cui verità non sarà mai scoperta. Oppure sarà
scoperta dopo un certo periodo di tempo, quando ormai i giochi che si
dovevano fare sono già finiti. Confidare sul fatto che il sistema
mediatico è mediamente composto di imbecilli di vario grado, e di
disonesti che terranno bordone
(nella migliore delle ipotesi persone
che, essendo imbavagliate, non possono dire la verità, neanche nel
caso che siano intenzionate a cercarla). Infine contare sul fatto –
verificato sperimentalmente in decine di occasioni (si ricordi l’11
settembre 2001 come esempio preclaro, ma anche la più recente “bomba
di Boston”, o l’ennesima morte di Osama bin Laden) – che quello
che conta è l’impressione creata nel primo momento su milioni di
spettatori-ascoltatori.

Quello
che verrà “dopo” non potrà più cancellarla.

In
queste brevi note non posso dunque propormi di fare la caccia
all’errore. Saprei da dove cominciare, ma non dove finire. La
quantità di sciocchezze miste a falsità, sulla stampa e nei media
italiani è tale che l’espressione – recentemente
usata da Pino Cabras su megachip.info
– di “carta da latrina”
per qualificare “La Repubblica”, in relazione alla strage di Gaza
(all’ultima, quella in corso) è perfino generosa. Lasciamo perdere
l’Italia, dunque.

Ma
vorrei tentare un piccolo “esercizio di scuola” su come la BBC,
l’aulica BBC, ha riferito gli eventi connessi con l’abbattimento
del Boeing 777 nella giornata di sabato 19 luglio. Un giorno
qualunque di sepolcrismo imbiancato all’ennesima potenza
. Si tratta
di una rete all news, che ripete decine di volte,
aggiornandole, le bugie di giornata. La seguo per qualche ora. Il
volto del conduttore è atteggiato a lutto, ma un lutto moderato. Ci
propone una lunga conferenza-stampa di un portavoce del governo di
Kiev. Che espone, ovviamente, le accuse del governo di Kiev ai
“terroristi”. Segue una corrispondenza da Kuala Lumpur, di nessun
rilievo politico. Vengono poi le notizie sulle sanzioni contro Mosca,
che saranno inasprite su richiesta di Washington. Poi i colloqui
telefonici tra Merkel-Obama-Hollande-Cameron. Di sfuggita anche
Putin. Della riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza russo
un’immagine della durata di due secondi circa. Indi immagini dal
Donbass, dove si dice che i ribelli filorussi non lasciano arrivare
sul luogo del disastro i membri della delegazione OSCE, né i
rappresentanti del governo di Kiev. Le immagini contraddicono
clamorosamente il sonoro. Si vedono uomini con la divisa del
ministero per la protezione civile ucraina che si muovono tra i
rottami. Il sonoro accenna a non ben precisati episodi di
sciacallaggio e di trafugamenti di oggetti personali dei passeggeri
defunti del Boeing. Sembra, a sentire la BBC, che i ribelli abbiano
nascosto, non si sa dove, e non si sa perché, decine di cadaveri.
S’intuisce che l’inchiesta internazionale incontrerà gravi
difficoltà a causa degli ostacoli frapposti dai filo-russi.

Il
tutto intervallato dai “pezzi forti” degli esperti ucraini. Si
vede la faccia di Nalyvaichenko, capo del servizio segreto ucraino,
che comunica la scoperta delle “prove” che i “terroristi”
hanno abbattuto l’aereo. Viene riferito che puntavano a abbattere
un Ilyushin che trasportava vettovaglie all’esercito impegnato nei
combattimenti. Viene cioè introdotta di soppiatto la versione
dell’«errore di mira»,
ma sempre dei ribelli. Si procede così per svariate decine di
minuti. Non una parola sul fatto preliminare che l’aereo era, al
momento dell’abbattimento, sotto il controllo del centro radar
di Dnepropetrovsk, cioè sotto la responsabilità del governo
ucraino
. Un altro portavoce ucraino annuncia che esiste la
registrazione dei colloqui tra due capi militari dei ribelli
che confermerebbe che sono stati loro ad abbattere il Boeing.

Silenzio
assoluto sulle fonti dei ribelli
. I quali, ben visibili su tutti
i canali russi, affermano di non avere armi capaci di superare i
tre-quattromila metri di altezza. E che, dunque, se l’aereo è
stato abbattuto, non possono essere stati loro. Inutile sottolineare
che anche quelle sono dichiarazioni di parte e vanno prese con il
beneficio d’inventario. Ma questo dovrebbe valere per tutti.

I
canali russi riportano le dichiarazioni dei responsabili militari
russi, dalle quali risultano numerose cose interessanti. I russi
hanno registrato i segnali radio della postazione missilistica che ha
lanciato il razzo. E affermano di sapere (evidentemente dalle
rilevazioni satellitari) che l’esercito ucraino aveva almeno tre
postazioni di missili Buk
(quelli in grado di raggiungere 14.000
metri di altezza) nelle immediate vicinanze della zona. Ma la BBC
ignora perfino la notizia. Meglio ignorare che contestare.

Quanto
alle registrazioni della conversazione tra i responsabili del lancio
per errore, ovviamente “terroristi”, le tv russe mostrano i
risultati delle analisi. Secondo gli esperti russi si tratta di una
grossolana falsificazione, realizzata “cucendo”
conversazioni radio avvenute in diversi momenti e in diversi luoghi.
Prendiamo con le pinze anche questa, ma vogliamo registrarla? La BBC
la ignora.

Ignora
anche la circostanza che, se vera, sarebbe esplosiva (ma vogliamo
registrarla?) che la conversazione radio è stata falsificata
“prima” dell’abbattimento del Boeing malaysiano
? A Kiev
c’erano dei profeti, evidentemente, ma è bene non dare conto delle
profezie ucraine.

In
sintesi: l’ordine di scuderia è quello di dare voce solo alle
fonti ufficiali ucraine e occidentali, ignorando le altre
.

Taciuti
anche i “dettagli” della situazione sul campo. Il territorio dove
è caduto l’aereo (guarda la coincidenza!) è interamente in mano
ai ribelli. Ma questo non viene detto perché potrebbe nuocere alla
propaganda di Kiev. E nemmeno la domanda più evidente viene
formulata: come mai l’esercito di Kiev ha portato nell’area
vicino ai combattimenti delle postazioni missilistiche antiaeree? I
ribelli, com’è noto, non hanno alcuna aviazione. E’ vero che
hanno abbattuto una decina di caccia ucraini e una ventina di
elicotteri, ma a che servono le batterie missilistiche Buk contro un
nemico che non ha aerei?

C’era,
nella mia giovinezza, una trasmissione radio della RAI condotta da
Arbore e Boncompagni, Alto Gradimento, che usava il tormentone “No,
non è la BBC”
. La sentivo sempre. Quel refrain era per dire
che si stava scherzando: niente di serio, non siamo mica come quelli
là! Ecco, adesso il ritornello non andrebbe più bene. Questa, di
cui stiamo parlando è proprio la BBC. Anzi è l’Occidente.
Niente di serio.

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