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Ustica ucraina: un anno dopo restano solo le sanzioni alla Russia

Le presunte prove documentali enunciate dalle massime autorità USA e occidentali non sono state mostrate. Prove satellitari solo da Mosca. Indagini ferme.

Ustica ucraina: un anno dopo restano solo le sanzioni alla Russia
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16 Luglio 2015 - 22.30


ATF

di
Enrico Santi
.

«L’evidenza
indica che l”aereo è stato abbattuto da un missile terra-aria che è
stato lanciato dall”area controllata dai separatisti sostenuti dalla
Russia. I separatisti non potevano agire da soli, hanno avuto il
sostegno
della Russia
».

Queste furono
le parole pronunciate dal presidente degli USA
Barack
Obama
il 18 luglio 2014,
all’indomani del disastro aereo del volo MH17 della Malaysia
Airlines, precipitato nella regione di Donetsk.

Le
sue accuse sono fedelmente registrate sul
sito della Casa Bianca
.

Poche
ore dopo il
Segretario
di
Stato
americano
John Kerry,
parlando delle complicità della Russia, rincarò
la dose
:

«C”è
un concentrato straordinario di prove. Abbiamo le foto di quel
lancio, ne conosciamo la traiettoria, sappiamo da dove è partito e
anche il momento esatto
».

A
un anno di distanza, la realtà è ben diversa.
Le presunte prove
documentali enunciate dalle massime autorità statunitensi non sono
state mostrate. E le indagini sono in un vicolo cieco.

Al
momento l’inchiesta condotta dall’Olanda insieme a Ucraina,
Belgio, Australia e, da ultimo, anche Malesia non è ancora conclusa.
L’unico documento ufficiale resta il rapporto preliminare
pubblicato dal Dutch Safety Board, l’ente olandese per la sicurezza
del volo. Il rapporto finale potrebbe essere pronto solo per la metà
di ottobre, come
comunicato dallo stesso ente
ad ICAO (l’organizzazione
internazionale dell’aviazione civile:

Eppure
nella prima settimana successiva al disastro gli organi di
informazione avevano data ormai per certa e definita la dinamica
dell’incidente
, che sarebbe stato causato da un missile BUK
lanciato dai “ribelli” del Donbass con il supporto militare della
Russia. E proprio per questo motivo venne lanciata immediatamente una
forte campagna di pressione su scala internazionale, che portò
dopo pochi giorni a imporre alla Russia pesanti sanzioni
economiche
. Per esemplificare alcune prese di posizione di quei
giorni della seconda metà di luglio 2014:


secondo John
Baird
, ministro degli affari esteri del governo canadese, il
Cremlino ha caricato l’arma e l’ha messa nelle mani degli
assassini. Occorrono quindi dure sanzioni contro la Russia


i ministri degli esteri di Gran Bretagna, Francia e
Germania affermano che l’Unione
Europea deve essere pronta a nuove sanzioni
contro la Russia


secondo Hillary Clinton l’Unione Europea deve inasprire
le sanzioni
, trovare alternative a Gazprom e sostenere gli
ucraini


Federica
Mogherini
, a quel
tempo ministro degli esteri del governo Renzi:
«L”Italia,
presidente di turno dell”Unione europea, ha proposto un pacchetto
aggiuntivo contro la Russia. L”Italia insiste perché le sanzioni
vengano estese, per avere un pacchetto che includa misure aggiuntive
contro cittadini e aziende russi
».


Frans Timmermans,
ministro degli affari esteri
dei
Paesi Bassi
: «L’Unione
europea allargherà le sanzioni
».

Ed
è stata proprio l”Olanda (il Paese che ha subito il maggior numero
di vittime) ad essere chiamata a condurre le indagini, su
delega dell’Ucraina. Ben presto, però, sono emerse in modo
evidente le falle nella trasparenza dell’attività investigativa,
come già evidenziato prontamente da Megachip:


l’8 agosto 2014 i quattro Stati (Paesi Bassi, Ucraina, Australia e
Belgio) che svolgono le indagini si accordano segretamente per un
diritto di veto sulla divulgazione delle notizie e dei risultati
delle indagini, come confermato poi da
i
Paesi
Bassi

e
dall’
Australia.


il report
preliminare pubblicato il 9 settembre 2014
viene sbianchettato
il giorno successivo con lo scopo di togliere le evidenze della
responsabilità dell’Ucraina per non aver salvaguardato la
sicurezza dei voli in transito sopra il suo spazio aereo

Il
giornalista statunitense che a suo tempo contribuì alla rivelazione
del caso Ira-Contras, Robert Parry, ha chiesto informazioni
aggiornate alla CIA, nel presupposto che dovesse avere una grande
quantità di dati di intelligence sul caso del volo MH17. Non solo
immagini satellitari, ma anche intercettazioni. La
CIA per tutta risposta si limitava a un rapporto risalente a quattro
giorni dopo l”abbattimento delll”aereo
. Per Parry il sospetto è
che si nascondessero le prove per non ammettere l”estraneità dei
russi ai fatti.

Dopo
un anno dal tragico evento, le cause del disastro restano ancora
da chiarire e i responsabili restano ignoti
.

Il
report preliminare del Dutch Safety Board aveva accennato ad oggetti
ad alta velocità provenienti dall’esterno che avrebbero colpito
l’aereo.

Però
il 21 luglio, cioè 4 giorni dopo il disastro, il ministero della
Difesa aveva affermato che al momento dell’incidente era stata
rilevata dai tracciati radar di Rostov la presenza di un aereo da
combattimento
, presumibilmente un SU-25, vicino al Boeing;
inoltre, era stata registrata un’intensa
attività dei radar 9S18 Kupol-M1 dei sistemi missilistici Buk-M1
ucraini nell”area del disastro aereo.

Importante
poi la testimonianza, vagliata e verificata dagli investigatori
russi, di
Evgeny Agapov,
che svolgeva il servizio militare come meccanico nella prima brigata
di squadroni dell”aviazione tattica dell”
Aeronautica
Militare dell”Ucraina
. Agapov
riferisce che il 17 luglio 2014 un caccia “Su-25”
dell”Aviazione ucraina, pilotato dal capitano
Voloshin,
era decollato per una missione. L”aereo sarebbe poi tornato alla base
senza munizioni e Voloshin
atterrò sconvolto
.


Più
recentemente, la società statale russa Almaz-Antei, che produce i
missili Buk,
ha pubblicato le prove che dimostrerebbero
l’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines per mezzo di un
missile 9M38M1 Buk-M1, di cui dispongono solo le forze
armate di Kiev
. E, sulla base della ricostruzione della
traiettoria in base ai segni e ai danni lasciati dai proiettili sulla
carlinga, il missile sarebbe stato lanciato dalla zona di
Zaroshenskoie, che allora era controllata dall’esercito ucraino.


Alla
vigilia dell”anniversario, per contro, la
CNN
fa da grancassa ad alcune presunte indiscrezioni sulla bozza
di rapporto provenienti dal Dutch Safety Board, non confermate,
secondo cui il volo MH17 sarebbe stato abbattuto da un sistema BUK in
mano ai ribelli russofoni. Nessun dato è richiamato nel breve
servizio dell”organo statunitense.

Quasi
a rispondere a tamburo battente, il vice capo dell”Agenzia federale
russa del Trasporto Aereo, Oleg Storchevoy, fa notare che se il missile, come sostenuto
dall”Occidente, fosse stato sparato
dai
ribelli nel

distretto

di
Snezhnoye, in base al parere di tutti gli esperti sarebbe stato
inevitabilmente immortalato più volte dai radar civili di Rostov,
città russa molto vicina.


Nonostante che dopo un anno l”inchiesta ufficiale condotta dal Dutch
Safety Board non abbia prodotto risultati, gli stessi Paesi che
stanno portando avanti le indagini stanno facendo pressione in questi
giorni a livello internazionale affinché venga approvata presso
l”ONU una proposta di risoluzione per l”istituzione di un tribunale
internazionale per perseguire i responsabili del disastro aereo,
peraltro al momento non noti. Con tanto di minaccia alla Russia di
non usare il diritto di veto.

Si
tratterebbe di un”ulteriore dilazione dei tempi. Anche se alcuni
Paesi un obiettivo l”hanno comunque raggiunto già un anno fa:
accusare i ribelli del Donbass per fermare la loro avanzata
militare nei confronti dell”esercito di Kiev e accusare la Russia di
complicità e corresponsabilità per imporre nuove sanzioni
economiche
. La verità, invece, come sempre, può attendere.

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