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MH17: l'agonia di una menzogna

'La saga delle menzogne sulla ''Ustica ucraina'' è sempre di più la metafora della fine della illusione democratica del mondo occidentale. [Giulietto Chiesa]'

MH17: l'agonia di una menzogna
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4 Dicembre 2014 - 14.11


ATF

di Giulietto
Chiesa
.


La saga delle menzogne sull”abbattimento del volo MH17 è sempre di più, ogni giorno
che passa, la metafora della fine della illusione democratica del mondo
occidentale. Ma è anche una epifania tragica del disastro intellettuale e
morale dell”esercito di untori che continuano a sostenerla. Per stare alle sue
regole hanno dovuto mentire spudoratamente.

Ora, di fronte all”emergere della verità, sono
costretti a ripetere, coatti e sconcertati, ingigantendo la menzogna,
inventandone, più o meno fantasiosamente, varianti sempre meno credibili,
scivolando spesso nel comico involontario, contraddicendosi. Oppure – la cosa
più semplice e meno compromettente – tacendo tetragoni su ogni scampolo di
verità che sfila davanti ai loro occhi.

È il ritratto del giornalismo servile di questi tempi.
Ci sarà di peggio, nei tempi a venire, perché gli untori che usurpano il titolo
di giornalisti sono pronti alle future, più ripugnanti delazioni, alle quali
saranno costretti dai padroni che li pagano. Ma la parabola dello squallore si trova già nei pressi del punto più basso
dell”intera storia del giornalismo occidentale
.

Mi è capitato, nei giorni scorsi, di ascoltare, nelle
sontuose aule del Parlamento Europeo, un politologo anglosassone – eravamo
all”inizio di dicembre, a circa quattro mesi e mezzo dall”assassinio collettivo
di 298 persone innocenti – esigere all”indirizzo della Russia, con voce
tonante, non solo le scuse per l”abbattimento del Boeing malaysiano, ma anche
l”indennizzo alle famiglie degli uccisi. L”ometto – che non lesinava aggettivi
di dispregio all”indirizzo di Putin – non sapeva nulla, poveretto, di ciò che è
accaduto in questi mesi. Non sapeva ciò che, per rispetto della decenza,
dovrebbe sapere una qualunque persona che, di mestiere, si occupa di politica,
di giornalismo, che svolge analisi che vengono lette dai governanti (quelli che
poi prendono decisioni); che dovrebbe avere, dunque il senso di responsabilità
di chi, per professione, contribuisce alla vita della società per il bene
comune.

Non ne farò il nome qui, non per proteggere la
persona, ma perché è semplicemente uno dei tantissimi che, tapini, sono
abituati a ripetere automaticamente ciò che gli viene proposto dal mainstream. È un anello della catena della stupidità – quella di secondo livello
– che tiene in piedi il tendone da circo della Grande Fabbrica dei Sogni e
della Menzogna. Ai poveretti che costituiscono gli anellini della catena si può
applicare, traslando dal ritratto di Don Abbondio, che uno non solo il
coraggio, che non ha, non se lo può dare, ma che non può, non sapendo di che
parla, nemmeno giudicare.

Ecco: questa lunga premessa è solo per commentare l”ultima notizia sulle inesistenti indagini
ufficiali
di questi mesi per accertare le responsabilità dell”abbattimento
dei Boeing malaysiano del 17 luglio ultimo scorso. Essa ci viene da un
quotidiano malaysiano online, The Star:

Ora sappiamo che,
finalmente, la
Malaysia «è stata accettata come pieno e paritario membro
della squadra congiunta incaricata di svolgere l”inchiesta criminale». Cioè: il
paese proprietario dell”aereo abbattuto, e che ha avuto 44 morti, ha dovuto
attendere ben quattro mesi per poter partecipare e controllare lo svolgimento
delle indagini.

Sappiamo (lo sappiamo da agosto e l”abbiamo
pubblicato, unici e primi al mondo, con Megachip
e PandoraTV) che la “squadra” fu
composta da quattro paesi: Olanda,
Belgio, Australia e Ucraina
. Non sappiamo chi ha preso la decisione di
comporre quella squadra, né conosciamo i criteri che hanno condotto a quella
“stramba” decisione. Che non quadra con nessuna considerazione giuridica, o
logica. Per esempio non è coerente con il principio dei “paesi più colpiti per
numero di vittime”. Infatti è vero che Australia e Olanda hanno avuto molte
vittime, ma l”Ucraina non ne ha avuta nessuna e il Belgio ne ha avute solo
quattro, tante quante la Germania, che però non fa parte della squadra.
Sappiamo (e lo abbiamo ripetutamente segnalato, nel silenzio dei media
occidentali) che il governo di Kuala Lumpur ha più volte chiesto di essere
incluso nelle indagini, ma fino a ieri senza risposta. Riteniamo che la
presenza dell”Ucraina nella squadra ha i suoi pro (l”aereo è stato abbattuto
nel cielo di Ucraina e dunque questo paese ha molte informazioni da dare). Ma
ha anche i suoi contro, perché le circostanze dell”abbattimento fanno
dell”Ucraina (cioè dei responsabili di alcuni dei suoi dicasteri chiave) uno
dei sospettati principali, in quanto è essa stessa oggetto dell”indagine. Per
giunta non risulta che l”Ucraina abbia fornito, in questi mesi, alla
commissione d”inchiesta, le registrazioni dei colloqui tra gli ultimi controllori
di volo ucraini e l”equipaggio del Boeing. Cosa di assoluta gravità, che può
legittimamente essere definita come deliberata azione di ostacolo alle indagini.

Ma abbiamo anche riferito la notizia (citando fonti
ucraine ufficiali) che i quattro paesi dell”Apocalisse hanno stabilito il
criterio del diritto al “denial”, in base al quale uno qualunque dei “Quattro”
si è garantito il diritto di veto circa
la pubblicazione dei materiali dell”inchiesta
. Decisione la cui “stramberia”
supera tutte le precedenti sino a qui elencate. Ma che squaderna davanti ai
nostri occhi la più clamorosa delle confessioni: e cioè che, in questo modo, è
stata concessa all”«amica» Ucraina la possibilità di nascondere le sue
eventuali responsabilità nell”incidente.

Così come Australia, Belgio e Olanda si sono concesse
il ruolo di cani da guardia che dovrebbero impedire l”emergere delle responsabilità
occidentali, per esempio di quelle della Nato.

Abbiamo – non solo noi ma decine di siti internet –
registrato il fatto (qui non è questione di stramberie) che gli Stati Uniti
hanno una grande quantità di informazioni sull”accaduto, ma per quattro mesi si
sono ben guardati dal fornirle. Un loro satellite
di sorveglianza
sorvolava la zona in quel preciso momento, e fotografava
ogni centimetro quadrato, ma nulla è emerso da quella parte. Due aerei AWACS stavano intercettando
tutte le comunicazioni radio e radar in quei minuti e su quell”area
(circostanza rivelata dal governo tedesco), ma le uniche informazioni da quella
parte sono palesemente false (abbattimento a opera di un missile Buk di
fabbricazione sovietica), sono giunte dai servizi segreti tedeschi, e sono giunte
con tre mesi di ritardo.

Risulta che gli unici a fornire informazioni preziose
(forse non tutte quelle che hanno a disposizione, ma assolutamente importanti)
sono stati i servizi segreti russi, che le hanno rese note tre giorni dopo
l”abbattimento, rivelando una circostanza, tra le altre, decisiva: che c”era almeno un altro aereo, sicuramente ucraino, nelle vicinanze del Boeing.
Circostanza confermata da numerosi testimoni a terra, che concordemente hanno
detto di avere visto il secondo aereo (qualcuno addirittura due) nei pressi del
Boeing e subito dopo l”abbattimento.

Tuttavia il mainstream
occidentale ha cancellato completamente, ignorandola, la conferenza stampa dei militari russi. Mentre la BBC,
che aveva mandato in onda un servizio dalla zona della tragedia con i testimoni
che confermavano la versione russa, ha ritirato il filmato e, a quanto pare, lo
ha cancellato dal suo archivio sul web. Tutti elementi che mostrano l”estensione e la ramificazione dei sistemi
di controllo e di diversione messi in atto dai servizi segreti occidentali per
impedire l”emergere delle notizie sull”abbattimento
.

Nel frattempo la scatole
nere
– ritrovate, perfettamente funzionanti, dai ribelli filorussi del
Donbass (sebbene tutti i giornali occidentali avessero anticipatamente concluso
che “i russi” le avrebbero tenute nascoste, o distrutte, per non rivelare al
mondo la loro responsabilità) e consegnate agli osservatori dell”OSCE sotto gli
occhi delle telecamere – sono finite a Londra nelle mani dell”ICAO, e non si è
ancora saputo con precisione chi le abbia analizzate e quale sia il loro
contenuto reale.

Le uniche informazioni fino ad ora fornite dal famoso team investigativo dei “Quattro”
– attraverso una dichiarazione del portavoce olandese – ci hanno detto due
cose: la prima che il Boeing è stato abbattuto. Straordinaria conclusione, dopo
tre mesi.

La seconda che non si saprà nulla di preciso per
almeno un anno.

Gli olandesi hanno cominciato tuttavia a mostrare
segni di debolezza, riconoscendo di
avere altre cose da dire, ma di non poterle dire per non “minare” la “fiducia
reciproca” dei governi
.

Affermazione davvero singolare e, a suo modo,
involontariamente rivelatrice dell”esistenza di pressioni tanto inconfessabili
quanto potenti, che si stanno esercitando sugl”inquirenti per impedire
l”accertamento della verità.

Nel frattempo, cominciata poche ore dopo
l”abbattimento del Boeing, è proseguita instancabile l”attività di disinformazione e di menzogna praticata da tutti i
principali media occidentali. Operazione “false
flag”
(falsa bandiera) dai contorni divenuti classici dopo l”11 settembre
2001, consistente nell”individuare un responsabile fittizio e nel ripetere
ossessivamente l”accusa nei suoi confronti senza portare a sostegno nulla di
credibile
, non una prova, non un dato, anzi ignorando tutti gli elementi
contrari.

Questa operazione ha raggiunto lo scopo: per la grande
massa delle opinioni pubbliche, il responsabile dell”abbattimento è la Russia,
cioè Putin in persona. Il “missile”
era di fabbricazione russa; sono stati i russi, cioè Putin, a darlo ai ribelli del
Donbass; dunque è tutto chiaro: i russi sono i cattivi e gli assassini.

Sarà stata una coincidenza il fatto che le sanzioni contro la Russia siano
scattate nei giorni immediatamente
successivi all”abbattimento del Boeing
?

Tutto ciò mentre le fotografie della cabina di
pilotaggio del Boeing mostrino con tutta evidenza che l”aereo è stato
mitragliato con un cannoncino mitragliatore di cui sono dotati i Sukhoi 25
dell”aviazione ucraina. Mentre le tv russe (evidentemente informate dai servizi
segreti russi) pubblicano il nome del pilota ucraino che ha premuto il
grilletto, il numero di matricola del Sukhoi 25 che ha effettuato l”operazione;
informano che questo pilota è stato
fatto sparire in direzione degli Emirati
Arabi Uniti il giorno dopo il massacro
.

Pubblicano, le tv russe, il nome del controllore di volo, una donna, che
seguiva le evoluzioni nei cieli da Kiev, e che è andata in ferie il 18 luglio, non si conosce dove, e non è più tornata a
casa da allora.

Ferie premio
molto lunghe
, come si vede.

Ma gl”inquirenti dei “Quattro dell”Apocalisse” non
risulta che abbiano fatto richiesta di richiamare i due dalle “ferie”, per
interrogarli.

Favola straordinaria, senza lieto fine. Salvo che
qualche crepa si sta manifestando. La notizia da cui siamo partiti fa parte di
queste piccole fenditure che si aprono. L”Ufficio del Pubblico Procuratore
olandese, con una lettera datata 28 novembre, ha comunicato al ministro della
giustizia di Kuala Lumpur, Tan Sri Abdul Gani Patail, che la Malaysia può
entrare nel sancta sanctorum
dell”inchiesta. Quanto sarà membro “pieno e con uguali diritti”, in quel
contesto, è faccenda che dovremo controllare. 

Si può già immaginare quali pressioni e ricatti
verranno esercitate sul governo malaysiano perché conformi il proprio comportamento
a quello deciso in Occidente, da qualche parte che non si deve sapere quale.

E si può immaginare quanta parte dei dossier sarà
sottratta alla vista degl”inquirenti malaysiani. Ma, per fortuna, gli accusati
unici e già messi alla gogna di fronte a tutti i pubblici dell”Occidente, cioè
i russi, non cesseranno di difendersi. Hanno i mezzi per farlo. Dunque
occorrerà seguire anche le loro mosse.
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