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Ucraina - La lotta degli oligarchi per la spartizione del bottino

Il risultato di Euromajdan è stata la sostituzione del dominio di un gruppo di oligarchi con quello di un altro gruppo, ora dilaniato da lotte per spartirsi il maltolto.

Ucraina - La lotta degli oligarchi per la spartizione del bottino
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8 Aprile 2015 - 21.54


ATF


di
Jorge
Martin
.


La
cosiddetta “Rivoluzione di Maidan” doveva essere a sostegno della
democrazia e dei valori occidentali, contro la corruzione e
l’oligarchia. Il risultato è stata la sostituzione del dominio
di un gruppo di oligarchi con quello di un altro gruppo
e adesso
quelli che hanno beneficiato del cambiamento si fanno la guerra a
vicenda per spartirsi il bottino

La
lotta per il potere che è in corso è emersa drammaticamente a fine
marzo quando Ihor Kolomoyskyi, governatore del
Dnepropetrovsk e oligarca miliardario, ha inviato un gruppo di uomini
della propria milizia privata a prendere possesso con le armi della
sede centrale di due aziende statali in cui ha interessi personali.
Lo scontro si è concluso con la defenestrazione di Kolomoyskyi da
governatore da parte del presidente Petro Poroshenko,
lui stesso membro dell’oligarchia, mercoledì 25 marzo.


Questo
è stato seguito, lo stesso giorno, dall’arresto in diretta tv di
due alti funzionari di stato, accusati di corruzione, durante una
riunione di governo. Questi avvenimenti sono stati descritti da
alcuni media occidentali come la dimostrazione della volontà di
Poroshenko di contrastare l’oligarchia e combattere la corruzione.
Niente di più lontano dal vero.

Ihor
Kolomoyskyi è uno dei principali rappresentanti di quell’oligarchia
ucraina che si è arricchita saccheggiando le proprietà dello
Stato
dopo il collasso dell’Unione Sovietica. Kolomoyskyi ha
perfezionato la tecnica dell’utilizzo di bande armate per prendere
il controllo delle aziende in cui avesse qualche interesse. Forbes
descrive una di queste espropriazioni come “un vero e proprio raid
nell’acciaieria Kremenchuck nel 2006, in cui centinaia di vandali
mercenari armati di mazze da baseball, spranghe di ferro, gas,
pistole con proiettili di gomma e motoseghe si sono impossessati
della fabbrica con la forza”.

Sempre
secondo Forbes Kolomoyskyi ha interessi per 1,3 miliardi di
dollari, anche se probabilmente questa cifra è molto sottostimata. I
suoi affari toccano il settore energetico, quello bancario,
l’aviazione, i media. Attraverso il controllo di Privat Group
i suoi affari si estendono ulteriormente nel settore bancario, in
quello industriale, in quello minerario ecc. È stato uno dei
principali beneficiari della ristrutturazione del potere oligarchico
seguita al rovesciamento di Yanukovitch lo scorso anno. È stato
nominato governatore della regione industriale orientale del
Dnepropetrovsk dalle autorità post-Maidan dopo la vittoria.

Alcuni
media occidentali ne hanno intessuto le lodi per aver evitato il
diffondersi del movimento anti-Maidan nel Dnepropetrovsk. Quello che
non hanno sottolineato altrettanto volentieri è che ha usato gli
stessi metodi contro i propri rivali in affari e per schiacciare
qualsiasi opposizione politica. Ha armato, finanziato e organizzato
bande di estrema destra, provenienti da Pravy sektor e dagli
ultras delle tifoserie del FC Dnipro, di sua proprietà, e di altre
squadre, in vere e proprie milizie armate col compito di terrorizzare
chiunque si opponesse al suo governo. La sua influenza arriva anche
ai battaglioni Azov, Donbass, Dnipro-1 e altri battaglioni formati da
squadristi di estrema destra che ora sono stati incorporati nella
Guarda Nazionale, ma su cui continua comunque ad esercitare un certo
controllo.

Immediatamente
dopo il massacro di Odessa del 2 maggio, quando decine di
manifestanti anti-Maidan sono stati uccisi da un’orda di fascisti
che ha dato alle fiamme la Casa dei sindacati, il suo fedele alleato
e collega in affari l’oligarca Ilhor Palytsia è stato nominato
governatore della regione di Odessa.

La
ragione che ha scatenato lo scontro attuale è stata il tentativo da
parte del governo di riprendere il controllo di due aziende del gas
di cui lo stato detiene la maggioranza delle quote ma che di fatto
erano sotto il controllo di Kolomoyskyi. Le aziende del gas in
questione sono il primo produttore di gas del Paese UkrNafta (di cui
Kolomoyskyi detiene il 42%) e una società controllata di
distribuzione, la UkrTransNafta. Il controllo di Kolomoyskyi su
queste due aziende (che da anni non pagano alcun dividendo all’ente
statale proprietario Natfogaz) gli ha permesso di essere uno dei
principali protagonisti del settore petrolifero e del gas. La sua
Burisma Holding, che lo scorso anno ha assunto tra i propri
dirigenti il figlio del vice presidente americano Joe Biden, è ad
oggi la più grande azienda del gas privata in Ucraina.

In
tutta risposta Kolomoyskyi ha inviato centinaia di uomini armati
nelle sedi centrali di entrambe le aziende. La tensione ha raggiunto
l’apice dopo pochi giorni con la minaccia da parte di Kolomoyskyi
di inviare 2000 uomini armati nella capitale per imporre le proprie
ragioni. Ha persino giocato con l’idea dell’appoggio ai movimenti
“federalisti” sia ad Odessa che nel Dnepropetrovsk. Ha anche
cominciato a muovere qualcuna delle sue pedine in parlamento,
compreso il gruppo del presidente Poroshenko. Pedine che sono
convenientemente distribuite in vari gruppi parlamentari. 

Il
governo di Kiev ha risposto mandando all’attacco il capo delle
Forze Speciali Ucraine
, Nalyvaichenko. Nalyvaichenko ha accusato
i due vice di Kolomoyskyi nel Dnepropetrovsk, Korban e Oliynyk, di
essere coinvolti in attività criminali, compresi il contrabbando e
l’omicidio di funzionari di stato. Molto probabilmente queste
accuse sono vere, ma le tempistiche con cui sono state mosse sono
sospette. Gennady Korban ha risposto a tono dichiarando: “Oggi a
Kiev siedono dei ladri, ed è il momento che questi ladri se ne
vadano”. Naturalmente anche le sue accuse sono vere! La frase:
“Ladri che combattono contro altri ladri per il bottino” descrive
bene la classe capitalista ucraina oggi.

Con
la deposizione di Kolomoyskyi da governatore, lo scontro si è per il
momento risolto a favore di Poroshenko.  Ovviamente niente di
tutto ciò ha a che fare con le dichiarazioni del presidente a favore
di “trasparenza” e “legalità”
. Il nuovo amministratore
delegato della UkrTransNafta è un ex dipendente del parlamentare
Ihor Yeremeyev, un oligarca con interessi nel settore petrolifero e
del gas, rivale di Kolomoyskyi e che ha recentemente aderito alla
coalizione di governo.

Il
nuovo governatore del Dnepropetrovsk Valentin Reznichenko, è un ex
socio in affari dell’oligarca magnate dei media Boris Lozhkin, e
che ora è il capo dell’amministrazione presidenziale di
Poroshenko. Naturalmente Lozhkin, Reznichenko e Poroshenko sono stati
soci in affari in passato.

Se
tutto questo sembra un intreccio complicato di affari, associazioni
criminali e rivalità che si riflettono in politica attraverso il
controllo dei seggi e dei gruppi in parlamento…è perch
é
in realtà è esattamente questo
.

Ovviamente
un fattore rilevante nell’intera lotta tra i clan di oligarchi è
la necessità del governo di dimostrare ai propri “partner”
(leggi padroni) occidentali di essere in grado di operare un giro di
vite rispetto alla corruzione e agli affari illegali. La nomina di un
americano, Jaresko, come ministro delle finanze è un modo per
rassicurare i capitalisti occidentali del fatto che il governo sta
costringendo gli uomini d’affari a “ripulire le proprie
attività”.

L’alto
profilo e l’arresto in diretta del capo del Servizio d’Emergenza
nazionale e del suo vice, ammanettati durante una riunione di governo
a cui stavano partecipando, sono soltanto mosse ad effetto per
rassicurare il FMI e l’Unione Europea che hanno in mano i cordoni
della borsa della malconcia economia ucraina.

La
corruzione permea ogni livello di governo, compreso, e soprattutto,
il lucrativo affare della cosiddetta “Operazione anti-terrorismo”
contro il Donbass
.

La
combinazione tra il permanere del dominio degli oligarchi (nonostante
tutte le promesse e le illusioni alimentate dalla “rivoluzione”
di Maidan), l’iperinflazione, la chiusura delle fabbriche,
l’infinita guerra nell’Est, il crollo spaventoso dell’economia
e le brutali misure di austerity imposte dal FMI sta portando al
limite la pazienza del popolo ucraino. Negli ultimi giorni i minatori
hanno manifestato per il pagamento dei salari arretrati. Ci sono
state esplosioni di rabbia in varie fabbriche e posti di lavoro

Cercando
di spaventare i Paesi creditori in modo da ottenere qualche
concessione, il ministro delle finanze Natalie Jaresko, ha lanciato
la seguente minaccia: “Se, (Dio ce ne scampi!), ci sarà un’altra
rivoluzione
, non sarà dello stesso tipo”.

Probabilmente
ha ragione.


27
marzo 2015

Tratto
da:

www.marxismo.net

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