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Sconfinamento del conflitto siriano in Turchia

Omran Zoubi Ministro dell’Informazione Siriano: ‘li avevamo avvertiti, chi usa il terrorismo si brucerà le mani’. Come schierarsi di fronte al magma ISIS

Sconfinamento del conflitto siriano in Turchia
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27 Luglio 2015 - 09.20


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di Talal Khrais (Damasco)
e Maddalena Celano (Roma)

Prima di lasciare
la Siria abbiamo avuto il piacere di essere degli ospiti graditi alla Conferenza Internazionale sui media e il
terrorismo
. Siamo stati insieme a 130 persone,  tra analisti, studiosi e giornalisti
provenienti da diverse parti del mondo che hanno partecipato alla conferenza terminata
la sera del 23 luglio. Purtroppo, nonostante l’annuncio, da circa tre mesi,
nessun giornalista italiano ha chiesto il visto per ascoltare le analisi e i giornalisti
da tutto il Mondo sul fenomeno più preoccupante, il terrorismo. Ci ritroviamo a
essere gli unici a proporre sui siti italiani notizie fresche prese “sul campo”,
e non riciclate.

Nel quadro generale
della disinformazione, non dovremmo allora sorprenderci se, nel prossimo futuro,
avremo dei terroristi a casa nostra. Su quel che accade in Siria, l’Occidente e
l’Europa hanno grandi colpe. Anche l’Italia, che all’epoca del ministro Terzi
cercava di mostrare all’opinione pubblica personaggi squallidi come opposizione
democratica, bloccando addirittura i visti di deputati indipendenti come
l’autorevole Maria Saadeh. Forse l’Italia del ministro Terzi è stato il
male minore rispetto alla Francia, agli Stati Uniti o alla Gran Bretagna che hanno
fornito armi e consiglieri ai terroristi. Anche questi tre Paesi sono il male
minore rispetto a Paesi che sono intervenuti direttamente nel conflitto come
l’Arabia Saudita, il Qatar e, in particolar modo, la Turchia che oggi, più che
mai, è minacciata dagli spiriti maligni che essa stessa ha creato.

Tutti noi sappiamo
che con al-Qa’ida non si scherza, quando promette qualche cosa non ritorna
indietro e diventa il primo nemico. Il nostro incontro con il ministro
dell’Informazione siriano Omran Zoubi ha sottolineato i pericoli che
rappresenta il terrorismo, su Paesi che l’hanno voluto usare contro la Siria: “siamo l’unico Stato, insieme alla Resistenza
Libanese a combatterlo seriamente. L’Occidente deve decidere chi è il suo
nemico, se noi o i terroristi. Non possono essere nemici, allo stesso tempo, di
uno stato vittima del terrorismo e del terrorismo
”.

Purtroppo l’Occidente
vede il problema con l’occhio di Israele, uno Stato occupante di cui si è recentemente
dimostrato addirittura l’appoggio in favore dei terroristi di al-Nusra.

È stata vergognosa
la visita del premier italiano Renzi in Israele, tutto il suo sostegno
all’occupante, nemmeno una parola sugli insediamenti, sul massacro di Gaza,
qualche parola solo sugli aiuti umanitari ai palestinesi, nessun cenno alle
risoluzioni dell’ONU 242, 338, 194 e a tante altri risoluzioni mai applicate. L’Europa,
in realtà, al di là delle dichiarazioni, punisce chi combatte il terrorismo.
Estattamente come fa l’Amministrazione USA che ha imposto delle sanzioni a tre
responsabili militari di Hezbollah. Le persone in questione sarebbero
colpevoli, secondo il Dipartimento del Tesoro degli USA, di aver svolto un
ruolo chiave all’interno delle operazioni militari in Siria, svolte dal gruppo
armato in sostegno del governo siriano. Il Ministro dell’Informazione, Omran
Zouhbi, chiede chiarezza ogni volta che abbiamo occasione di incontrare
colleghi giornalisti: ”i terroristi sono
delle marionette ma, quando finisce il gioco, presto diventano magma nelle mani
degli stessi manovratori
”.

In Siria, nessuno
crede alle dichiarazioni ufficiali turche in merito alla volontà di combattere
il terrorismo, nello stesso tempo in cui aerei da guerra turchi F-16 hanno
colpito obiettivi di Isis oltre il confine con la Siria e, almeno 251 persone
sono state arrestate durante un blitz anti-terrorismo, mentre Ankara continua
ad addestrare il cosiddetto gruppo dell’Armata al Fateh, 90% di Jabhat al-Nusra
e il 10% altri gruppi tutti legati ad al Qa’ida.

In realtà, secondo
l’autorevole analista ed ex ministro dell’Informazione, Mahdi Dakhlallah, ci
sono due motivi che spingono la Turchia a ‘cambiare faccia’. Il primo motivo è che
il potere in Turchia rappresenta i Fratelli Musulmani, i quali cercano di usare
lo Stato dell’Iraq e del Levante come strumento per affermare il potere della
Fratellanza Musulmana. L’ISIS, con il supporto dei Servizi dell’Esercito Turco,
diventa sempre più incontrollabile ed ha come obiettivo quello di creare un
Califfato. In Turchia vi sono almeno 4000 combattenti turchi legati all’ISIS,
non più contenibili.

Ecco perché la Turchia è piombata in una spirale di
violenza: in tre giorni sono stati assassinati, in diversi attacchi rivendicati
dal Pkk turco, tre poliziotti. Il secondo luogo, sempre secondo Dakhlallah, la
Turchia interviene in Siria con il placido accordo della stessa Siria poiché il
nemico sarebbe comune. Ma, di fatto, la Turchia desidera solo avere libertà di
movimento per intervenire in qualsiasi momento, soprattutto quando i curdi
rappresenteranno una vera identità autonoma. Non a caso, proprio in questi
giorni, le autorità di Ankara hanno legittimato una serie di attacchi
aerei
contro presunti obiettivi
dell”ISIS, che invece hanno preso di mira posizioni del PKK.

Gli attacchi hanno centrato campi d”addestramento legati
al Partito dei lavoratori nel Kurdistan iracheno. Difatti, in Iraq, sulle
montagne di Qandil, si trova il quartier generale del PKK. Il gesto dei turchi
non deve stupire, date le opinioni di Ankara, che considera il PKK un pericolo
terroristico, non inferiore a quello dell”ISIS e che potrebbe ulteriormente
complicare lo scenario. “La Turchia
sostanzialmente ha spezzato il cessate il fuoco”
, afferma all”Associated
Press
Zagros Hiwa, un portavoce del PKK in Iraq. Probabilmente le azioni
intraprese dalla Turchia porranno la parola fine agli accordi di pace del 2013, quando Ocalan
chiese ai suoi di abbandonare le armi.

Intanto i curdi continuano ad accusano le autorità di non
fare abbastanza contro l”ISIS, di effettuare solo operazioni “cosmetiche”  (o di facciata) per mettere a tacere l’opinione
pubblica. Lasciando, di fatto, la popolazione curda sola e sempre più fiaccata,
sempre più isolata di fronte ad una minaccia globale.  

Al ritorno, chiedo all’autista di passare nella vicinanza
di Zabadane, dove le notizie sulla lotta alle formazioni terroristiche sono più
positive. Hezbollah ed Esercito Siriano hanno ottenuto il pieno controllo della
città più importante dal punto di vista strategico. I terroristi di al-Nusra,
ed altri gruppi, cercano di abbandonare la città. I vincitori di questa
battaglia cambiano le cartine geografiche che ora conosciamo. Zabadane, oltre
alla sua importanza strategica, è il serbatoio d’acqua della Siria. 

Fonte: assadakah.it.

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