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La rotta delle nostre bombe, da Cagliari alle teste dei bambini yemeniti

Per i trattati niente armi a paesi che vìolino gravemente i diritti umani. Ma dall'aeroporto civile di Cagliari partono carichi di bombe per i sauditi che massacrano lo Yemen.

La rotta delle nostre bombe, da Cagliari alle teste dei bambini yemeniti
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30 Ottobre 2015 - 22.39


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NOTA PRELIMINARE DI PINO CABRAS
 
Il sito reported.ly pubblica un’inchiesta clamorosa a partire da un recentissimo episodio che sembrava avere una dimensione appena locale: il carico-scarico di molte tonnellate di bombe a un passo dagli aerei civili dell’aeroporto di Cagliari. Ma un mega-carico di bombe non è cronaca locale, è un fatto di portata internazionale che si lega a una catena di notizie. Tuttavia – tranne, in parte, ilgiornale.it – nessuna grande testata ha voluto dedicare risorse a un qualche articolo che indagasse su questa catena, che parte da un’industria italiana e finisce negli ospedali bombardati in Yemen, passando anello dopo anello per i trattati disattesi in materia di diritti umani, la complicità dei governi, e i pericoli crescenti legati all’aumento delle tensioni militari
C’è un legame diretto fra le bombe saudite e qatariote acquistate in Italia e i milioni di sfollati yemeniti, e le loro presenti e future pressioni migratorie. Ma quando si devono coprire le cause delle migrazioni di massa, gli organi di informazione europei sono capaci perfino di rinunciare a uno scoop. Proprio la Sardegna, in questi giorni è uno dei teatri più affollati della grande esercitazione NATO Trident Juncture. Ci sarebbe molto da raccontare su questo war game, una fornace di guerra che brucia risorse immense sottratte alla vita dei popoli per esporla ai pericoli di un conflitto apocalittico (e da subito a una pressione ambientale devastante). 
Ma i grandi media non disturbano la NATO. Perché sono organi della NATO.
 
Ci voleva un sito in lingua inglese per ricomporre la storia delle bombe. L’abbiamo tradotto per voi, con l’aiuto delle redazioni di Megachip e di PandoraTV.
Buona lettura.
 
Esclusivo: L’Italia invia altre bombe RWM in Arabia Saudita
 
di Malachy Browne.
 
Utilizzando dei contenuti sociali originati da fonti della comunità di origine e il servizio di monitoraggio in diretta delle rotte aeronautiche, FlightRadar24.com, il sito reported.ly ha seguito le tracce di un carico di bombe a bordo di un Boeing 747 mentre veniva condotto da un aeroporto civile in Sardegna verso una base militare in Arabia Saudita. L’approvazione italiana della spedizione plausibilmente contravviene al trattato sul commercio delle armi.
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Giovedì 29 ottobre, diversi testimoni oculari e media locali dell’isola di Sardegna hanno fotografato decine di bombe sulla pista dell’aeroporto di Cagliari. Sorvegliate dalla polizia italiana, le bombe sono state caricate a bordo di un aereo cargo Boeing 747.
Le prove suggeriscono che le bombe siano state prodotte presso il vicino impianto di produzione di RWM Italia, società di munizioni che ha venduto migliaia di bombe all’Arabia Saudita e ad altre forze armate che bombardano lo Yemen, come rivelato da questa indagine di reported.ly dello scorso giugno. Questo reporter ha visto prove documentali delle bombe con codici di fabbricazione RWM Italia sul terreno in Yemen.
 
 
Il giornalista locale Michele Ruffi ci ha inviato il video qui sopra che mostra il velivolo e il carico. Abbiamo verificato tutto ciò in maniera indipendente abbinando foto geo-referenziate di Instagram scattate giovedì, individuando così l’aereo sulla pista.
Separatamente, il politico sardo Roberto Cotti ha twittato questa foto del carico, che ci permette di identificarlo come un carico di bombe di serie MK80, prodotte ed esportate dalla RWM Italia con contratti del valore di centinaia di milioni di dollari sin dal 2011.
 
 
L’operatore del Boeing 747 è la Silk WayAirlines, una compagnia di cargo dell’Azerbaigian. I registri di volo storici mostrano che l’aereo viaggia regolarmente tra Baku e Dubai, Francoforte, Kiev e Zhengzhou in Cina.
Ian Petchenik con FlightRadar24.com ci ha aiutato a trovare il segnale dell’aereo sulla pista in Sardegna per tracciare poi il modo in cui è partito giovedì sera per l’Arabia Saudita (la destinazione non era registrata a quel momento).
 
Dopo aver perso traccia dell’aereo mentre sorvolava l’Egitto, lo abbiamo captato di nuovo mentre attraversava il Mar Rosso e cominciava a scendere verso Gedda. In un cambio di rotta dell’ultimo minuto, l’aereo è stato dirottato verso Taif, un aeroporto regionale che è anche una base militare delle forze armate del Regno saudita. Il transponder sembra essere stato spento, una volta raggiunta Taif, ma i dati di volo confermano che è partito da lì venerdì mattina, 30 ottobre.
 
 
Un ‘volo commerciale regolare’
Infuriato per la spedizione avvenuta da un aeroporto civile, il politico sardo Mauro Pili riferisce di aver chiesto all’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile (ENAC) se l’aereo cargo fosse stato autorizzato a caricare armi. L’ENAC ha rilasciato una dichiarazione, pubblicata dall’agenzia di stampa Ansa, sul fatto che l’aereo fosse “regolarmente autorizzato” come “un volo commerciale regolare”. Pili ha anche pubblicato la prova video sul cargo in fase di caricamento.
 
 
La dichiarazione dell’ENAC:

“In merito alle notizie apparse oggi su alcune agenzie di stampa relativamente ad un volo operato dall’aeroporto di Cagliari con a bordo materiale bellico, […] si trattava di un volo di natura commerciale regolarmente autorizzato nel contesto delle previsioni normative internazionali tecniche che disciplinano il trasporto di tali materiali”.

 
Questa affermazione suggerisce che il carico sia stato autorizzato dal Ministero della Difesa o dal Ministero degli esteri. Con l’aiuto dei nostri contatti italiani, chiediamo ai ministeri se sia questo il caso, e se necessario, presenteremo un’interrogazione parlamentare per scoprirlo.
 
[AGGIORNAMENTO: Una serie di interrogazioni parlamentari è stata presentata durante la seduta di venerdì 30 ottobre.]
 
Anche se non possiamo dire con assoluta certezza che queste bombe siano state scaricate all’aeroporto di Taif per l’utilizzo da parte delle forze armate saudite, è molto probabile che lo siano state per davvero dato il conflitto in corso e dato il commercio che è stato dimostrato tra RWM Italia e l’Arabia Saudita. A luglio, l’esperto italiano di armamenti Giorgio Beretta aveva scoperto ancora un altro carico di bombe verso l’Arabia Saudita.
 
 
Quest’ultima prova suggerisce una maggiore urgenza nel fornire le bombe ai sauditi: in un precedente contratto con gli Emirati Arabi Uniti, le bombe furono spedite via mare attraverso il porto di Gedda.
Insieme, queste prove suggeriscono fortemente che il governo italiano continui a concedere licenze per l’esportazione di armi a forze che stanno bombardando lo Yemen con conseguenze orrende. Almeno tre spedizioni sono state fatte da quando è iniziato questo conflitto sanguinario.
Dopo migliaia di morti civili, milioni di sfollati e la metà della popolazione che affronta la scarsità di cibo, la società yemenita è quasi totalmente crollata. Sono state documentate eclatanti violazioni dei diritti umani sia da parte sia della coalizione a guida saudita sia delle milizie Houthi che combattono per mantenere il controllo (vedi la nostra “StoryMap” più sotto). Compreso il recente bombardamento di un ospedale di MSF nella città settentrionale di Saada.
 
 
Denaro sporco, questioni giuridiche
Molti fondi pensione europei e americani, compresi i fondi statali, si sono avvantaggiati dei ricavi da miliardi di dollari della RWM Italia e della sua società capogruppo tedesca, la Rheinmetall Defence AG. Ma si tratta di denaro sporco. Gli Stati membri dell’UE sono vincolati da criteri specifici sulle esportazioni di armi, come spiegato in precedenza per reported.ly da Patrick Wilcken, Ricercatore di Amnesty International sul controllo degli armamenti, il commercio dei materiali di sicurezza e diritti umani:

Ai sensi del Trattato sul commercio delle armi e della Posizione Comune dell’UE sul controllo delle esportazioni di armamenti, l’Italia deve intraprendere una rigorosa valutazione del rischio caso per caso di ogni proposta di trasferimento di armi per determinare se vi sia un notevole rischio che le armi possano essere usate dal destinatario per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani. Se c’è un rischio sostanziale, l’Italia deve negare la licenza di esportazione. [corsivo di reported.ly]
 
Questa ultima spedizione di armi arriva proprio nel giorno in cui il blogger saudita incarcerato, Raif Badawi, è stato insignito del massimo premio dell’Unione Europea sui diritti umani. L’Unione europea farebbe bene a esaminare la legalità di queste spedizioni e sanzionare l’Italia qualora si dimostri che siano illegali.
 
Ecco come il tuo fondo pensione si avvantaggia dei bombardamenti in Yemen
La nostra precedente indagine sulle bombe della RWM Italia trasportate verso gli Emirati e ritrovate in Yemen

 
 
Fonte
Il pezzo prosegue con una collezione di documenti a sostegno dell’analisi tecnica del volo in questione e altri materiali di approfondimento.
 

 

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