'La telenovela dei poster boys dell''ISIS. Protagonisti e comparse. ' | Megachip
Top

'La telenovela dei poster boys dell''ISIS. Protagonisti e comparse. '

C’è molta confusione attorno al video lanciato dall’ISIS il 4 gennaio, in cui David Cameron viene minacciato da un emulo di Jihadi John.

'La telenovela dei poster boys dell''ISIS. Protagonisti e comparse. '
Preroll

Redazione Modifica articolo

9 Gennaio 2016 - 22.44


ATF

 

di Leni Remedios




 

C”è  molta confusione
– mediatica ed investigativa – attorno al video che l”ISIS ha lanciato in rete
il 4 gennaio di quest”anno, in cui David Cameron viene minacciato ed
apostrofato come ”imbecille” da un jihadista incappucciato, emulo di Jihadi John. Se ne parla molto ma lo si
mostra poco.


In realtà la confusione regna sovrana sull”intera cerchia
jihadista/ISIS/Daesh ed in effetti i protagonisti di questo video, volenti o
nolenti, vanno ad iscriversi nel girone complesso di tutti gli eventi terroristici
ed affini degli ultimi tempi.


Il cortometraggio, al pari degli altri comunicati ISIS,
denota un lungo lavoro di post produzione, particolare sottolineato in passato
dall”esperto Bruno Ballardini [1]. Un
lavoro che richiede tempo e luoghi tranquilli, lontani dalle zone di guerra. 




Nei media mainstream britannici è difficilmente
rintracciabile nella sua interezza, probabilmente per le raccomandazioni del
primo ministro David Cameron, che in un”intervista alla LBC radio ha dichiarato
”I media dovrebbero mostrarlo con giudizio, nei limiti”. Nemmeno lui l”ha
guardato per intero, su sua stessa ammissione.


TV e giornali però – con molto poco giudizio – si sono
affrettati a dare in pasto al pubblico il nuovo ”poster boy dell”ISIS – così
lo definisce il direttore di VICE UK – dopo che la presunta uccisione di Jihadi
John da parte di CIA ed MI6 ci aveva lasciati orfani di personalità diaboliche
da condannare. Bin Laden è bello che andato, il giovane Jihadi John si è volatilizzato,
ora con chi ce la prendiamo?


Tutti questi sospettati ISIS sono circondati da un alone
di dubbi, contraddizioni, incertezze riguardo all”identità, ambiguità sulle operazioni
militari che li riguardano. E comparse televisive. 




La morte dello stesso Jihadi John, il brand di Mohammed
Emwazi, è stata sbandierata da tutti i media in novembre. Tuttavia contemporaneamente,
en passant, venivano aggiunti nelle
cronache degli intercalari:  ”si presume”,
”pare”, ”si dice”. Poi si è passati a ”ucciso con un alto grado di certezza” ed
infine a dichiarazioni come ”siamo sicuri al 99% di averlo preso [2] oppure ”si
è volatilizzato” (non stavo facendo del sarcasmo, sono testuali parole del
Pentagono [3]). 

Cosa
mai vuol dire siamo sicuri al 99%? Sarebbe come sentire le forze di polizia
nostrane dire ”Abbiamo catturato il capo delle cosche Tal dei Tali, ne siamo
sicuri al 99%”. L”avete preso oppure no?


Bene, possiamo dormire sonni tranquilli. 




In finale non si sa con assoluta certezza se il drone sia
piovuto sulla testa di Jihadi John o no. A dire il vero non si capisce bene se
sia mai esistito un individuo corrispondente a quel nome. Le foto diffuse dai
giornali britannici all”epoca mostrano un bambino in uniforme scolastica simile
a migliaia di altri bambini (stiamo parlando di un paese con una fortissima presenza
di indo-pakistani) e le foto da adulto lasciano perplessi sulle sue sembianze,
che sembrano cambiare significativamete con l”età.




Ma andiamo al poster
boy
del momento. Il sospettato numero 1 stavolta è Siddharta Dhar, ex hindu
convertito all”Islam e che si fa chiamare ora Abu Rumaysah.


Rumaysah era ben conosciuto sia dai media che dalla
polizia per il suo aperto sostegno verso l”ISIS.


Nel 2014 aveva preso parte ad un dibattito BBC sull”Islam
e sulla cultura occidentale, veniva intervistato da Channel 4 e persino dagli
schermi di Al Jazeera prendeva parte ai dibattiti al fianco di giornalisti
accreditati e personalità autorevoli. Ogni volta esibendo un piglio sicuro,
quasi sfacciato. Nel 2013, era stato intervistato da VICE UK nell”ambito di una
ricerca sull”estremismo islamico in Gran Bretagna, mentre prendeva parte alle
pattuglie islamiche di protezione alle moschee, in risposta alle aggressioni
dei locali verso i musulmani. Il direttore della testata, Rhys James, ne
ricorda il cambiamento di personalità da telecamera spenta – in cui si aveva a
che fare con un ragazzo socievole e di buonumore –  a telecamera accesa, dove si evinceva un uomo
”molto ben addestrato ai media, un esperto” [4]

 




Nel settembre del 2014 venne pure arrestato per
incitamento al terrorismo e rilasciato su cauzione, senza sequestrargli il
passaporto. Un giorno dopo il rilascio la fuga in Siria, in un inspiegabile
clima di lassismo da parte delle forze di polizia e di intelligence. La Gran
Bretagna è un paese che ha dato una stretta sulle misure di sicurezza già ben
prima degli ultimi fatti di Parigi.


Martedì 5 gennaio il Ministro dell”Interno del governo
ombra laburista, Andy Burnham, ha sollecitato in Parlamento l”attuale Ministra
dell”Interno Theresa May, sotto pressione da tutte le parti per queste clamorose
falle nel sistema di controllo.


È soprattutto la circostanza del passaporto a destare
interrogativi: perché non è stato sequestrato in maniera coercitiva? Chiede
Burnham. E legge in Parlamento la lettera con cui la polizia chiede
cortesemente a Mr Dhar di consegnare il documento presso la loro sede. Una
lettera recapitatagli a casa un mese dopo la sua fuga per la Siria.




Scusi, signor terrorista, potrebbe cortesemente
presentarsi in commissariato a consegnare il passaporto per favore?




”Questo” – sottolinea il ministro ombra del Labour – ”non sembra essere
un regime sufficientemente severo per uno sospettato di tali crimini. Il
pubblico ha tutto il diritto di avere una spiegazione completa da parte del
Ministero dell”Interno ed una rassicurazione che vengano prese delle misure
affinché ciò non si ripeta” [5].


In una dichiarazione ufficiale Mrs May si è lavata le
mani alla Ponzio Pilato, dicendo che si tratta di decisioni operative in mano
alla polizia ed ha spiegato che dallo scorso aprile controlli sulle uscite sono
stati piazzati su cielo, mare e vie ferroviarie, mentre sono stati rimossi 24
passaporti di persone collegate ad attività terroristiche.


Benissimo. Anche qui possiamo dormire sonni tranquilli.
Controlli su terra, aria, mare. Passaporti sequestrati. Uno dei paesi con la
più alta densità di telecamere cctv al mondo (una ogni 14 persone).


Eppure vi lasciate sfuggire Siddharta Dhar? Uno che non è
neppure corretto chiamare sospettato,
di più: è apertamente favorevole all”ISIS, così come documentato da BBC,
Channel 4 e svariati altri media.




Ma non tutti sono d”accordo sull”identità dell”uomo
incappucciato del video con il cittadino londinese. Non sono solo persone
vicine a lui, come la sorella (subito intervistata dalla BBC) e l”avvocato di
Dhar ad avere delle perplessità. Anche esponenti istituzionali oscillano fra
una iniziale pseudo-certezza e goffe dichiarazioni di cautela. Raffaello
Pantucci, direttore degli Studi Internazionali sulla Sicurezza del RUSI,  Ã¨ stato uno dei primi a paventare una
possibile identificazione di Abu Rumaysah con l”uomo del video. Salvo poi
tentennare, dicendo di essere stato frainteso ”Non ho detto specificamente che
sia lui” [6].


In una spirale di dichiarazioni confuse e contraddittorie,
si aggiunge pure il consulente del governo in tema di anti-terrorismo, David
Anderson, che dice alla BBC ”Non posso confermare che si tratti o no di
Siddhartha Dhar; ma se presupponiamo per
un momento che lo sia
, quel che è inusuale in questo caso è che sia
riuscito a scappare nonostante fosse soggetto ad un processo di giustizia
criminale, nonostante essere stato arrestato e posto sotto cauzione”. Dopo il
bastone la carota. Dopo aver tacitamente criticato il governo per cui lavora,
Anderson cerca di giustificare le agenzie di sicurezza che avrebbero dovuto
monitorarlo: ”Del resto ci sono migliaia di persone che sono oggetto
d”interesse. Non so quanto lui fosse in alto nella scala dei sospetti. Sospetto
che non fosse molto in alto” [7].




Vien da chiedersi cosa uno debba fare per essere in alto
nella scala dei sospetti degli agenti segreti inglesi. Parlare apertamente a
favore dell”ISIS nei media e farsi arrestare per favoreggiamento di ideologie
terroristiche sembra che non basti.


Di nuovo: potete dormire sonni tranquilli.


Del resto non è la prima volta che questo paese, così
rigido nei controlli in entrata e uscita, si fa scappare degli elementi. È di
pochi mesi fa la fuga di tre minorenni (più una scappata separatamente)
scappate verso la Siria apparentemente per diventare jihadi brides, spose dei jihadisti. Eppure mi risulta sia molto
difficile che un minorenne riesca a salire su un aereo senza essere
accompagnato da una persona adulta.




La ciliegina sulla torta riguarda purtroppo un minore. Il
bambino che compare alla fine del video e che dice puntando il dito ”Uccideremo
i kafir (miscredenti)” sembra essere una piccola star dei media: le sue foto
col mitra in mano si trovano da tempo sui social media, mentre compare assieme
alla madre su Channel 4 in un”intervista mandata in onda nel 2013 [8].


Il nonno Henry Dhare, cittadino londinese di origine
nigeriana, l”ha riconosciuto. Intervistato prontamente anche lui da Channel 4,
dice di non avere dubbi sulla sua identità, pur non vedendolo dal 2013, anno in
cui la figlia scappò in Siria per diventare una jihadi bride. Dhare dice di aver sentito per l”ultima volta la
figlia ed il nipote poche settimane prima, al telefono. Per poi contraddirsi
pochi secondi dopo, dicendo di rifiutare le telefonate della figlia in quanto
avrebbe arrecato solo vergogna alla famiglia.


Aggiunge pure di aver segnalato la figlia per ben tre
volte alla polizia in passato, ”per via dei suoi comportamenti molto strani”,
ma di essere stato liquidato dagli agenti. Gli avrebbero riferito che, avendo
più di 18 anni, la ragazza è una persona libera. 




Grace ”Khadijà Dhare, 24 anni, sarebbe un”altra
convertita stavolta dal cattolicesimo, di cui era una fervente devota, all”islam.
Ed alla causa dei fanatici dell”ISIS. Circostanza confermata anche dalla madre,
intervistata pure lei nell”aprile scorso dalla BBC.


I membri di un”intera famiglia sui media, e con
tempistiche diverse.


Secondo il Daily Mail la giovane donna avrebbe
connessioni con gli assassini di Lee Rigby attraverso il centro islamico di
Lewisham (ve li ricordate? I due africani rei dell”omicidio del soldato Rigby,
avvenuto sempre a Londra nel 2013, uno sgozzamento quasi in diretta ripreso dai
telefonini e diffuso nei social media?). E naturalmente pure Khadija è una darling dei media [9], come
direbbe qualcuno: come si diceva, la giovane era già stata intervistata da
Channel 4 appena giunta in Siria. Si faceva ritrarre col suo sposo in un
romantico
tête-à-tête in cui bisticciavano affettuosamente su chi dei due avesse il fucile
migliore. Channel 4 sostiene di aver ottenuto l”intervista grazie ad un
videomaker americano convertito all”islam, che era riuscito ad avvicinare i
militanti più fanatici grazie alla propria adesione religiosa. 




Morale.


A cosa serve tutta questa confusione?


Sicuramente non a farci dormire sonni tranquilli. Non ad
avere un”idea chiara su chi faccia cosa.


Perché alla fine non è quello che importa.


L”importante è seminare paura. Che è lo strumento
principale del controllo e della manipolazione del consenso.


Non importa se le informazioni non vengono verificate.
Non importa se nemmeno Scotland Yard non sa bene cosa dire.


L”importante è che si lascino delle tracce nelle menti
dei cittadini/spettatori. Oggi di Rumaysah già non si parla più, dopo due
giorni di ossessione. Ma non vi preoccupate, la traccia è rimasta.


L”importante è che si abbiano le scusanti per stringere
il giro di vite sui cittadini. Per poi allargare incredibilmente le maglie
della rete quando si tratta di palesi terroristi. 




L”immagine di Jihadi John da piccolo, con l”uniforme scolastica,
sono infinitamente più potenti di qualsiasi discorso di qualsiasi Primo
Ministro. Toccano il cuore dell”immaginario collettivo della gente. Bambini con
questo viso e questi tratti asiatici se ne vedono a dozzine ogni mattina nelle
strade inglesi.


Il nemico è fra di noi. Nelle scuole, nel vicinato.
Perciò, quando il governo ha intodotto – come misura di sicurezza – il Prevent Duty, legge per cui i bambini
delle elementari devono essere segnalati alla polizia da parte dei maestri in
caso di comportamenti strani (pena
conseguenze pesanti per il corpo insegnante)  nessuno o quasi ha battuto ciglio.


Bimbi di pochi anni rischiano di essere segnalati alla
polizia. Mentre terroristi patentati fuggono ai controlli dell”intelligence con
clamorosa facilità.


Ognuno tragga le proprie conclusioni.


E si faccia i suoi sonni tranquilli.




NOTE


[1]
Si veda l”intervista di Claudio Messora a Bruno Ballardini, autore di ISIS® Il
marketing dell”apocalisse
, sul blog
Byoblu.

[7]
Ibid.

[9]
Termine preso in prestito dallo storico e giornalista americano Webster
Tarpley.

Native

Articoli correlati