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di Alberto Negri
Come riciclare Erdogan? Per condurre questa operazione Obama ha
scelto il suo vice Biden che un anno fa aveva accusato il presidente
turco di essere connivente con l”Isis, per poi scusarsi sia pure con
qualche incertezza. C”è da chiedersi se gli Stati Uniti, l”Europa, il
cosiddetto Occidente, esistano ancora come nazione politica, morale o
anche soltanto geografica. Più di un dubbio viene spontaneo dopo la
visita del vicepresidente americano Joe Biden in Turchia.
Biden sostiene che gli Stati Uniti sono pronti a fare la guerra con
la Turchia contro il Califfato. Anche i sassi della provincia di
Antiochia sanno che Erdogan ha fatto passare migliaia di terroristi
sull”â€autostrada della Jihad†per abbattere Assad. E tutti abbiamo visto
che gli Stati Uniti ben poco hanno fatto per combattere l”Isis negli
ultimi due anni, al punto che non avevano neppure opposto un”obiezione
quando il Califfato aveva conquistato Mosul nel giugno 2014. Se non
avessero tagliato la testa a un cittadino americano, sollevando l”ira
dell”opinione pubblica, Washington avrebbe lasciato fare.
È comprensibile che gli americani cerchino adesso di recuperare un
alleato della Nato, lo stesso che peraltro ha esitato mesi prima di
concedere la base aerea di Incirlik per i raid contro lo Stato Islamico e
quando lo ha fatto ha preferito bombardare i curdi del Pkk e anche
quelli siriani piuttosto dei jihadisti.
Biden ha fatto una distinzione tra il Pkk e Pyd, le forze curde
siriane anti-Isis, gli eroi di Kobane per intenderci, ma questo non
basta. Come non è sufficiente aver detto che la Turchia non rispetta gli
standard democratici mettendo in carcere giornalisti e intellettuali.
Il vicepresidente americano sta cercando di sommare le pere con le mele,
come si diceva alle scuole elementari. Cioè tenta di salvare la capra,
ovvero il ruolo di Erdogan nella Nato, e i cavoli americani, la palese
contraddizione di avere condotto una finta guerra al Califfato che ha
aperto le porte all”intervento della Russia a fianco del regime di
Damasco.
Agli Stati Uniti adesso serve un autocrate come Erdogan, complice dei
jihadisti, non per fare la guerra all”Isis ma per contrastare Putin in
Siria. La realtà è che la Turchia ricatta gli Usa con la minaccia russa
per ottenere un pezzo di territorio siriano che finora non è riuscita a
conquistare servendosi del Califfato.
È con questa bella compagnia, con queste idee brillanti, che facciamo
la lotta all”Isis e ci prepariamo ai negoziati di pace sulla Siria dove
dobbiamo fare accomodare i rappresentanti del terrorismo che piacciono
ad Ankara e Riad. Siamo amici e alleati di coloro che ci mettono le
bombe in casa, che hanno distrutto interi Paesi, provocato milioni di
profughi e che alimentano la propaganda islamista radicale: ecco siamo
noi i “nuovi†occidentali.
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