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SenzaSoste.
La Francia
tiene alla fonda le portaerei perché non ha i soldi. L”Italia quindi
invade la Libia? Non scherziamo. Si è passati, infatti, dall”opzione
della coalizione dei volenterosi, di bushiana memoria, a quella degli
indebitati. Quando gli alleati fecero i bombardamenti del 2011 ridussero
i programmi perché mancavano i fondi. Non sono guerre come negli anni
”80 con gli stati che combattono stampando le banconote che servono per
pagare le armi. La guerra oggi è low cost e oltretutto la guerra sul
campo è meno decisiva per le sorti di un conflitto. Anche la guerra in
Iraq è partita per essere low cost, 150 mila soldati per 24 milioni di
abitanti quando per occupare il paese ce ne volevano un paio di milioni.
Quindi francesi e americani sembrano (sottolineiamo sembrano) essere
partiti per la loro guerra low cost, che affiderà in outsourcing alle
forze o bande locali il prima possibile un sacco di funzioni (con
conseguenze immaginabili).
http://nationalinterest.org/feature/americas-big-military-mistake-cutting-land-forces-too-11381
già troppo. Segnaliamo due articoli. Uno di sussidiario.it che cita un
giornalista del Giornale che, da destra, fa capire un po” di cose
stato ruspante (guerra come motore dell”economia e acquisizione di terra
di conquista) quando ci saranno particolari condizioni che al momento
non ci sono:
alternativa. Finché è così, anche in presenza di rialzo titoli militari
(come gennaio), la guerra dovrà sempre fare i conti col generale budget.
E con le borse, rispetto agli obiettivi da colpire. Poi siccome
l”escalation sul campo è indipendente dall”andamento dei “future”
e dei mercati finanziari se il caos scoppia su larga scala, la forza
dell”occidente si misura con questo ragionamento finanziario.
Riportiamo la valutazione di un centro studi vicino al ministero della
difesa sul ruolo dell”Italia nell”eventuale occupazione libica: “Dunque,
al contingente italiano toccherebbe una gatta da pelare come Tripoli,
1,1 milioni di abitanti” e, scrive il Cesi, “in uno stato di anarchia in
preda agli appetiti di diverse milizie armate in lotta tra loro”.
Inoltre, i militari dovrebbero probabilmente proteggere anche
infrastrutture strategiche tra cui l’impianto di gas di Mellitah, a 100
chilometri a Ovest della capitale. A questo si aggiungerebbe lo scontato
ruolo di addestramento delle forze di polizia e delle nuove forze
armate libiche. Inoltre, il contingente italiano dovrà garantirsi un
porto e un aeroporto per i rifornimenti. Durante la rivoluzione del 2011
gli arsenali vennero saccheggiati e oggi tutti hanno ogni tipo di arma.
Dunque, gli italiani potrebbero essere obiettivi di «cecchini,
autobombe, attentatori suicidi, Ied (ordigni esplosivi improvvisati) e
sommosse popolari»” http://formiche.net/2016/02/25/tutti-dettagli-del-caos-libia-report-cesi/
come magari faceva da ragazzo alle feste. Senza sporcarsi per poi
recuperare qualche bottiglia (leggi protezione Eni) da portare a casa.
Ma non di più. Chi la gestirebbe invece Tripoli?. Certo è che se poi
gli americani costringono Renzi a imbarcarsi nella missione e pretendono
anche un minimo budget di spesa allora cambia tutto. Vedremo.
Chissà se si può credere alla balla che i droni compiano “missioni di pace”. Per ora cercano di farla bere con questa scusa:
livello di politica interna e meccanismi decisionali Renzi sta facendo
valere una leggina votata a novembre per eventualmente entrare in guerra
aggirando il voto parlamentare. A quello ci si penserà nel caso che le
cose andassero per il peggio.
all”Italia, è invece un”altra questione. Il governo non ha né voglia né
soldi. Però se gli americani fanno “moral suasion” tutto può accadere.
Ma l”atto di guerra, se il governo interviene, Renzi lo farà con le
truppe speciali senza passare dal parlamento, frutto della legge che
dicevamo prima. Come si vede cӏ voglia di menare le mani ma anche
timore. Alle prossime puntate.
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