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Se la priorità della NATO resta la Russia

'Convergono tante crisi che destabilizzano l''Europa. La NATO sa rispondere ad esse solo contrapponendosi a Mosca. Le classi dirigenti però aspirano forse ad altro'

Se la priorità della NATO resta la Russia
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18 Luglio 2016 - 20.47


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di
Luisanna Deiana
.

I recenti avvenimenti di Nizza e il fallito
golpe in Turchia aprono sugli scenari internazionali una crisi di grande
portata. Se appartiene ormai alla consapevolezza dell’uomo comune che le città
europee siano costantemente sotto il rischio attentati, è altrettanto evidente
che l’Occidente non è il bersaglio di questa guerra. Il teatro degli scontri è
e resta il Medio Oriente dove siamo coinvolti a causa di importanti interessi
economici e geopolitici.

L’alleato di sempre, la Turchia, paese con
il contingente NATO più numeroso dopo quello americano, base logistica
fondamentale per sostenere i costi bellici della guerra in Iraq e Siria, è
diventato oggi il principale problema dell’Alleanza. L’accusa rivolta agli USA
di essere i mandanti insieme all’imam Fethullah Gülen del fallito golpe, il
silenzio delle cancellerie occidentali nelle ore degli scontri e l’isolamento voluto
dalle autorità turche della base NATO di Incirlik, segnano una rottura
all’interno dell’Alleanza che difficilmente sarà ricucita in tempi brevi. Alla
Turchia ormai isolata non resta che chiedere l’appoggio di Israele e riavvicinarsi
alla Russia che continua ad essere il bersaglio della strategia geopolitica e
militare della NATO.

A conclusione dell’ultimo summit NATO, i
vertici europei, consapevoli del ruolo assunto dalla Russia sugli scenari
internazionali, hanno cercato di contenere la rinnovata retorica anti-russa.
Nelle successive dichiarazioni dei leader europei emergono chiaramente i
tentativi diplomatici per limitare la creazione di una nuova cortina di ferro. Molto
distanti restano le posizioni delle dirigenze baltiche che, per reazione al vecchio dominio di Mosca dei tempi sovietici, hanno
sviluppato una memoria nazionale inesorabilmente russofoba e
considerano
le misure adottate del tutto insufficienti a ‘contenere’ la crescente
assertività russa. Gli americani d’altra parte si mostrano delusi per
l’ambiguità degli Alleati europei e sul New York Times il giornalista-lobbista tedesco Jochen Bittner accusa apertamente Germania e Francia di confondere la linea di demarcazione tra deterrenza e
interventismo militare e di prediligere una posizione moderata e di tutela
delle relazioni con la Russia.

Che Bruxelles preferisca mantenere un ruolo
ambivalente verso Russia e NATO è ormai chiaro anche per Washington. Troppi gli
interessi economici in gioco per i paesi europei non ancora usciti dalla crisi
e che con la Brexit rischiano di subire gli attacchi dei mercati finanziari. La
fuoriuscita della Gran Bretagna, che rappresenta una perdita secca del 17% del
PIL europeo, costringe l’UE a guardare a Est, soprattutto in vista delle
crescenti alleanze economiche e commerciali che interessano l’Eurasia e che
hanno il loro naturale sbocco nel Mediterraneo e nelle piazze finanziarie
europee.

Le
intelligence europee, sottoposte a una profonda riforma dopo i recenti
attentati terroristici, sono infatti occupate a contenere il disgregamento del
Medio Oriente che sembra anticipare quello del Vecchio Continente e concentrano
gli sforzi diplomatici per la stabilizzazione della regione.

Non è un caso che ai colloqui
riservatissimi tra Italia e Siria dei giorni scorsi e alle scuse di Erdoğan per
l’abbattimento del jet russo, sia seguita la proposta degli USA a Mosca per
un’alleanza operativa contro Al-Qa’ida in Siria. È chiaro che Washington non
intende lasciare ad altri la possibilità di condizionare le vicende del Medio
Oriente: qualunque sia l’esito, intende sedersi come principale attore al
tavolo delle trattative. Un tavolo al quale – specialmente dopo la crisi turca –
si siederà immancabilmente la Russia.

Se sulla carta la NATO vorrebbe vedere gli
Alleati impegnati in una dispendiosa e controproducente nuova Guerra Fredda,
resta invece centrale per l’Europa, alla luce dell’ennesimo attentato
terroristico a Nizza e al fallito golpe in Turchia, risolvere la questione
mediorientale e pacificare i paesi frontalieri del Mediterraneo.

Summit
NATO, Varsavia 7-8 Luglio

La Dichiarazione congiunta, siglata al
termine dei lavori dal segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, dal
presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal presidente della Commissione
europea Jean-Claude Juncker fissa al punto 5) le principali minacce alla
sicurezza che la NATO intende fronteggiare nei prossimi anni e, oltre al
dilagante terrorismo in Africa e Medio Oriente, si focalizza sulla crescente
assertività russa:  â€œLe azioni aggressive della Russia, le attività militari provocatorie
alla periferia dei territori NATO e  la
sua volontà di raggiungere gli obiettivi politici con la minaccia o con l”uso
della forza, costituiscono una fonte di instabilità regionale e rappresentano
una sfida fondamentale per l”Alleanza, influenzano la sicurezza euro-atlantica,
e minacciano l”obiettivo che perseguiamo da lunga data di un’Europa libera,
unita e in pace.
”

Negli oltre 130 punti del documento, l’iniziativa anti-Russa della NATO sembra
risvegliare scenari da Guerra Fredda e restano marginali le decisioni prese su
altre importanti questioni.
A fronteggiare il “pericolo russo”, oltre ai
quattro battaglioni da mille uomini ciascuno, sarà di supporto un corpo di 40
mila soldati pronto a intervenire nel caso di invasione russa, minaccia che
esiste solo nelle ipotesi NATO e viene opportunamente
ingigantita dalle lobby anglo-americane che sperano di rilanciare le spese militari
Il piano per la lotta all’ISIS in Medio Oriente e il rinnovo della
missione in Afghanistan costituiscono in realtà interventi ben al di sotto degli
sforzi necessari a determinare l’esito positivo della guerra contro il
terrorismo.

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