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L'altra verità sul caso Omran, attenti alle strumentalizzazioni

Il commento di Marcello Foa sui retroscena dello scatto iconico del piccolo di Aleppo. Uno spin mediatico che passa per le mani di un gruppo che decapita i bimbi

L'altra verità sul caso Omran, attenti alle strumentalizzazioni
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21 Agosto 2016 - 20.43


ATF

di Marcello Foa.


Vi
siete commossi per il piccolo Omran salvato dalle macerie di Aleppo?
Certo che sì, ci siamo commossi tutti. Però la storia andrebbe
contestualizzata, cosa che quasi nessuno ha fatto.


Non mi riferisco tanto alla
possibilità che l”immagine sia stata costruita ovvero che si sia
trattata di una “photo opportunity”, ovvero di una sequenza in apparenza
spontanea in realtà costruita ad arte, evocata da alcuni blogger. 

Che
sia autentica o ritoccata è stata usata per una campagna di propaganda
tipica dello spin
, con la speranza di suscitare un”altra ondata emotiva e
in seconda battuta politica, analoga a quella provocata da un”altra
fotografia celebre, quella del piccolo Aylan sulla spiaggia turca. 

Quegli
scatti indussero la Germania ad aprire le frontiere, rendendo
moralmente accettabile il flusso di migranti verso l”Europa, flusso che
oggi è diventato incontrollabile, dimostrando quanto improvvida fu la
decisione di Frau Merkel.


Ecco perché anche oggi bisognerebbe evitare di non limitarsi all”emotività e di capire bene quale sia la vera posta in gioco.


In estrema sintesi l”equazione che
viene proposta dai media e dai politici mainstream è la seguente: i
russi e Assad hanno bombardato Aleppo, colpendo dei bimbi innocenti come
Omran. L”Occidente non può rimanere insensibile e deve intervenire in
difesa della popolazione civile e in difesa dei ribelli islamici che
combattono contro Assad e che – badate bene – non sono dell”Isis ma sono
moderati e nostri amici.


Non è un caso che negli Stati Uniti voci autorevoli invochino proprio in queste ore un intervento della Nato in Siria.


Moderati? Amici?


Siamo sicuri?


Il sito Information Clearing House
ha ricostruito chi è davvero l”eroico fotografo che ha scattato
l”immagine di Omran nell”ambulanza. Si chiama Mahmoud Raslan e non è
propriamente un novello Gandhi. Sulla sua pagina Facebook ha postato più
volte commenti inneggianti al martirio dei kamikaze islamici e alla
Guerra e appare più volte con la bandana tipica del jihadista. Ma
soprattutto appare in un selfie con due membri di un commando del gruppo
militanti “Zenkie” e protagonista di un episodio orribile.


Trattasi dell”arresto, sempre ad
Aleppo, di un bambino palestinese di 12 anni. Guardatelo nella foto:
smagrito, ha l”aria smarrita, è figlio di una famiglia di profughi. Gli
operatori umanitari e persino gli altri gruppi presenti ad Aleppo hanno
negato che si trattasse di un terrorista, di un baby, molto baby
terrorista. Verosimilmente ha avuto solo la sfortuna di trovarsi nel
posto sbagliato al momento sbagliato.


Ma i militanti di Zenkie non hanno
voluto sentir ragioni. Lo hanno preso, caricato su un pick-up attorniato
da un un gruppo di militari esaltati, giubilanti per aver catturato un
“nemico”. Di dodici anni. Tra di loro due persone. Sono le stesse due
persone che appaiono anche in un selfie con un raggiante Raslan.


Potrei mostrarvi il video di quel che accade dopo, ma non ne ho il coraggio. Quelle immagini hanno anche shoccato anche me.


I guerriglieri hanno fermato il pick
up in una strada, hanno legato le mani del povero bambino dietro la
schiena, lo hanno sdraiato a pancia in giù. Un giovane si è avvicinato
con un coltello, gli ha alzato la testa, sgozzandolo e poi
decapitandolo.


Il bambino di 12 anni sgozzato e decapitato ad Aleppo.



Ecco, questi sono i ribelli moderati per cui la Nato dovrebbe mobilitarsi.


Ecco, questi sono gli episodi che
dovrebbero indignare l”Occidente, ben più della commovente foto di Omran
ma scommetto che pochi di voi ne erano al corrente. Eppure l”esecuzione
è avvenuta il 25 luglio, nemmeno un mese fa.

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