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Gaza: la bomba atomica a rate

In Israele abbiamo un problema: al comando c’è un gruppo di suprematisti razzisti e genocidi, imbevuti di nazionalismo del XIX secolo ma dotati di un apparato di pubbliche relazioni del XXI secolo con complicità altolocate in tutto l’Occidente

Gaza: la bomba atomica a rate
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8 Novembre 2023 - 00.08


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di Pino Cabras.

Non so cosa debba accadere ancora per dare la sveglia definitiva alle tante belle addormentate dell’informazione e della politica in Occidente, per accorgersi che in Israele abbiamo un grosso problema: lì al comando c’è un gruppo di suprematisti razzisti e genocidi, imbevuti di nazionalismo del XIX secolo ma dotati di un apparato di pubbliche relazioni del XXI secolo con complicità altolocate in tutto l’Occidente nonché di un esercito dalla forza super-ridondante, che scatena un programma intensivo di stragi e di distruzione di massa su una popolazione civile già prostrata da decenni di assedio illimitato.
Le immagini della nuova carneficina (che va avanti già da un mese) arrivano con il contagocce alle masse occidentali, specie a quelle italiane. Eppure, hanno un’autoevidenza in grado di bucare la vergognosa cortina di menzogne delle redazioni. Nessuno che veda per un solo minuto lo strazio dell’infanzia di Gaza può dare più alcun credito a quella cricca di guerrafondai iper-protetti (dall’Occidente) che ha impresso una svolta estrema al Sionismo Reale.
Ieri si sono accorti tutti di un personaggio che per parte mia avevo descritto qualche giorno fa in un post che aveva suscitato incredulità e sgomento persino fra alcuni sostenitori inflessibili di Israele. Parlo del ministro Amihai Eliyahu, quello che diceva: «Il nord di Gaza è più bello che mai. Far esplodere e lisciare tutto è una delizia per gli occhi. Dovremmo pensare a dopodomani e distribuire lotti edificabili a tutti coloro che hanno combattuto per Gaza.»
Fin qui erano le frasi che avrebbe potuto pronunciare un gerarca nazista. Ma i nazisti non avevano l’atomica. Lui tiene a far sapere una cosa che di solito si dice solo sottovoce: Israele l’atomica ce l’ha eccome, e lui la propone come un’opzione per sterminare gli abitanti di Gaza. È troppo anche per l’apparato di pubbliche relazioni che sostiene Netanyahu. Il premier lo smentisce e anche il ministro della difesa (che pure aveva definito i palestinesi come bestie parlanti che non meritavano pietà) sconfessa Eliyahu.
Tutto bene, dunque? Neanche per sogno. L’alibi del gerarca più ottuso va a coprire le nefandezze dei gerarchi non meno fanatici ma più avveduti rispetto alle reazioni del mondo, in una sorta di scala dell’irragionevolezza che li colloca dal lato meno irrazionale. Che bisogno c’è di una bomba atomica? In questa fase implicherebbe troppe esternalità radioattive incontrollabili e permanenti nonché la rottura di un tabù per il quale non hai mai le spalle abbastanza larghe. No. Ora no. Ora basta usare l’unità di misura meccanica della Bomba. Come misuriamo la potenza di un’atomica? Con il “kilotone”, ossia un multiplo dell’unità di misura “ton”, usata per convenzione per formulare la quantità di energia che viene liberata da un esplosivo: un kilotone corrisponde a 1000 ton, quindi all’energia liberata dall’esplosione di mille tonnellate di tritolo. Little Boy, l’ordigno statunitense che nel 1945 distrusse Hiroshima e i suoi abitanti, fu di 16 kilotoni.
Perché liberarli tutti in una volta? Non conviene. Puoi farlo a rate. Si calcola che fin qui i kilotoni scaricati sulle teste degli innocenti di Gaza siano già arrivati a 25. Molto più di Hiroshima, sebbene diluiti in trenta giorni e trenta notti di puro inferno. E mentre le redazioni italiche con mille facce di bronzo danno ogni spazio agli ultras di Netanyahu che minimizzano il numero dei morti, sono addirittura gli stessi giornali israeliani a dire invece che i 10mila morti conteggiati dall’Autorità Nazionale Palestinese sono sottostimati e che sono almeno il doppio.
Mentre scrivo, faccio zapping fra i canali visti da due miliardi di mussulmani e da altri popoli ancora. Hanno telecamere fisse puntate sull’orizzonte di Gaza. Non passa un solo minuto in cui il cielo non sia solcato da traccianti e da una colonna di fumo che si solleva su nuova palazzina che collassa all’istante. Miliardi di persone sono testimoni del tiro al bersaglio sugli innocenti. Più di noi che vediamo molto meno.

Come pensate che queste moltitudini possano dare ancora un grammo di credito a una sciagurata come la ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock, quella che dice che «Israele ha a cuore la gente di Gaza, i palestinesi»? Come pensate che miliardi di persone possano valutare le parole di Meloni, Macron, Sunak, Biden, Scholz, e di tutti gli altri baciapantofole occidentali che vanno a solidarizzare con un governo che bombarda a tappeto un popolo minacciando di cacciare via nel deserto chi sopravvive? Pensate davvero di darla a bere in questo modo a miliardi di nativi digitali che hanno infiniti canali per mettere a nudo l’ipocrisia occidentale? I “leader” occidentali (poco leader e molto maggiordomi), sembrano il gatto del meme che si nasconde dietro un palo molto sottile e pensa di non essere visto. La loro ipocrisia, smisurata e goffa, deborda da ogni direzione: li vedono tutti. Non saranno mai più creduti. Mai più.

Anche per questo la vicenda di Gaza di questi giorni è un passaggio drammatico ed epocale.
La bomba atomica a rate ha trasformato Gaza in una landa di sterminio, ma al ponte di comando della nave dei folli pensano di passarla liscia fischiettando. No signori. Ci state trascinando in una guerra mondiale contro il resto dell’umanità, che sa già quanto vale la parola dell’Occidente, sempre meno, ormai quasi nulla. Per tutti noi si prepara un tempo difficile. 

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