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Proposte economiche? Nessuno che ascolti

I politici non sanno mai valutare proposte tecnicamente avanzate. Perciò chi governa una nazione evoluta è la pubblica amministrazione. Quali conseguenze?

Proposte economiche? Nessuno che ascolti
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22 Dicembre 2013 - 21.02


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di PierGiorgio Gawronski.

È inutile scrivere sui giornali di economia. Non c’è nessuno che ascolta, al governo.

I
politici non sono, mai e in nessun luogo, in grado di valutare proposte
tecnicamente avanzate. Perciò chi governa una nazione evoluta – oggi
come ieri – è la pubblica amministrazione. Diceva Max Weber:
‘Non c’è Stato senza burocrazia’. I politici arrivano a Roma con idee
generiche, filosofiche. “Mettere il lavoro al centro!”; “Battere i pugni
in Europa!”: due frasi tipiche di questi anni. Ma quando va in Europa
persino ‘Leone Palle d’Acciaio’ bela. Come mai? Perché non ha una
proposta da mettere sul tavolo. Perciò in Europa alzano le spalle e
tirano dritto.

Su il Sole 24Ore, valenti economisti avanzano proposte complesse, intelligenti, creative, per por fine alla crisi. Con l’oro della Banca d’Italia; con bond
garantiti da asset reali; con le poste di bilancio dai moltiplicatori
più alti… fino alle proposte di riforma dell’Euro, e alle strategie
macro complesse. Nessuna viene mai presa in considerazione. Perché? Uno
dei motivi è che il governo non è in grado di ascoltare e di capire.
Perciò si continua a discutere se l’Imu deve chiamarsi Tares o Tarsu…Le
poche cose buone fatte dal Governo in carica sono il frutto di
iniziative personali di qualche economista cooptato nel Governo
.

Negli altri paesi, la P.A. è composta non da passacarte bensì essenzialmente, da tecnici.
I quali hanno come obiettivo i problemi che il governo considera
prioritari, e come missione di scandagliare le soluzioni suggerite dai think-tank, nelle Università, dagli esperti
sui giornali e sul web, anche da semplici cittadini -, selezionando,
approfondendo con gli autori o altri esperti, impacchettando le proposte
in formati adatti ai politici, presentandole nei tempi e nelle sedi
giuste, illustrando le alternative possibili e i costi e benefici di
ciascuna. I politici al governo vengono dunque messi in condizione di
fare scelte vere e informate.

Sulla crisi, “l’epicentro del conflitto – dice Fassina– è a Bruxelles“.
Ma la crisi dell’Euro richiede una trattativa tecnico-politica a tutto
campo, che deve essere gestita dal Presidente del Consiglio. Non può
farlo il ministro dell’Economia: il quale però ha l’unica tecnostruttura
economica governativa degna di questo nome (anche se allineata al
paradigma neo-liberale). Gli altri paesi Ocse hanno
intorno al Capo del Potere Esecutivo un nucleo tecnico di economisti
(almeno venti, spesso molti di più) che lo assiste. L’Italia tentò di
dotarsi di una simile Policy Unit nel 1999: si arrivò all’assunzione di 35 economisti. Ma nell’inverno 2000-2001, prima delle elezioni, Tremonti mise una condizione a Berlusconi: ‘niente contraltari a Palazzo Chigi’; la Policy Unit
andava sciolta. La ‘finanza creativa’ non ammette verifiche neppure
‘interne’. Per lo stesso motivo Tremonti chiuse l’Isae (troppo
indipendente); e mise pressione sull’Istat e alcuni funzionari italiani della Commissione Europea.

Tornata al governo, la sinistra segue logiche simili. La P.A. in Italia ormai è ‘nominata’,
dai vertici in giù, dalla politica, e perciò con criteri politici. Il
tecnico in grado di fare valutazioni indipendenti  – e che tende a
resistere alla politicizzazione –  Ã¨ malvisto, spesso ricattato o
rimosso. Il mal governo comincia qui. La P.A. è un settore-chiave che la
politica ha sottratto alla Costituzione: la quale prevede invece assunzioni basate sui concorsi pubblici, e carriere meritocratiche.

Il declino,
anche in questo caso, coincide con le pulsioni maggioritarie e
plebiscitarie; e ha un nome: spoil system. Questa modalità caratterizza i
sistemi maggioritari e presidenziali: come in America. Solo che lì o in Francia i contrappesi democratici
(quindi meritocratici) sono fortissimi. Da noi – come in certi paesi
latinoamericani – la pulsione maggioritaria ha sfasciato la P.A. e le
sue procedure, rendendo quasi ingovernabile il paese; in attesa che il Sindaco d’Italia assesti le mazzate finali.

Perciò,
per l’imbelle passività dei politici di fronte alla crisi, non accuso
loro, ma voi, che li votate, inseguendo il venditore di sogni di turno:
che vuol cambiare tutto ma, per farlo, vi chiede più potere! A lui, alla
casta. Vi ha detto che il problema non sono loro, che
le leggi le svuotano, i controlli li aggirano, la Costituzione
l’ignorano: ma la presenza di leggi, della democrazia, della
Costituzione, che li rallenta. Berlusconi ha il copyright del populismo
italiano; ma aveva solo aggirato la Costituzione, mettendo genialmente
tutto dentro alla Protezione Civile (i dipendenti passati senza concorsi
da 350 a 1300) dove, a causa dell’urgenza, nessuno controlla niente.

Ma direte voi: ‘Non è che il governo non sa…Non vuole
ascoltare! Come certi economisti…”. Credete forse di salvarvi con
questi argomenti? E invece a maggior ragione siete colpevoli perché, con
questa storia dell’uomo solo al comando, pecore, volete dare ai
politici poteri eccessivi, rinunciando ai vostri, alla vostra dignità,
alla vostra libertà, alla vostra Costituzione… per un piatto di
lenticchie.

Fonte: [url”http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/22/proposte-economiche-inutile-scrivere-non-ce-nessuno-che-ascolti/822584/”]http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/22/proposte-economiche-inutile-scrivere-non-ce-nessuno-che-ascolti/822584/[/url]

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