di Silvia Ragusa.
A Lisbona il nuovo anno comincia male: lo Stato metterà le mani in tasca a tutti i pensionati, senza eccezione. Il governo di Pedro Passos Coelho ha approvato una nuova norma per la legge di bilancio,
 già entrata in vigore, che impone un “contributo straordinario di 
solidarietà†(Ces) a tutti i pensionati e ulteriori sforbiciate ai 
settori già tagliati lo scorso anno. È stata questa la misura 
alternativa pensata dall’esecutivo conservatore, dopo che la Corte 
Costituzionale aveva dichiarato “illegali†i tagli del 10 % sulle pensioni dei funzionari statali,
 con un risparmio significativo che il governo voleva ottenere per 
rispettare gli accordi con Bruxelles. Una manovra da 390 milioni di euro
 che riguarderà gli assegni previdenziali pubblici e privati sopra una 
certa soglia, necessaria per raggiungere l’obiettivo, non centrato, del 4 % del rapporto deficit-Pil nel 2013. Senza
 questo obiettivo, il Portogallo non potrà usufruire della tranche da 
2,7 miliardi di euro prevista dal piano di aiuti messo in atto da Unione
 europea, Bce e Fmi.
Il Ces così come è stato pensato, prevede un 
taglio dal 3,5 al 10 % sulle pensioni al di sopra dei 1350 euro. Ma il 
Consiglio dei ministri ha pensato bene di riformulare la questione e 
allargare a tutti i pensionati pubblici e privati il prelievo forzoso.
 Il provvedimento – che sarà discusso in Parlamento il prossimo 22 
gennaio insieme a una nuova formula di calcolo per le future pensioni – 
eviterà, secondo il governo portoghese, un aumento delle tasse che 
avrebbe messo a rischio la ripresa economica.
Ma l’opposizione e i
 sindacati hanno già parlato di “misura immorale†che colpisce il potere
 d’acquisto delle famiglie. Tanto più che i tagli imposti in questi anni
 hanno lasciato tracce pesanti: imposte sempre più alte, niente paga 
extra ai funzionari e ai pensionati, diminuzione dei salari e 
innalzamento dell’Iva (fino al 23%) che ha quasi fatto sparire la classe media.
 Senza contare che più di 120mila portoghesi hanno abbandonato il Paese 
nel 2012 e che si prevede una cifra superiore per il 2013, in gran parte
 dovuto a quel 17% di disoccupazione. Così, nonostante i venti 
favorevoli del mercato (Lisbona è tornata sui mercati per collocare 
titoli di Stato a 5 anni), il Portogallo potrebbe uscire dal programma 
di aiuti zoppicante.
Al momento, infatti, l’opzione considerata più probabile è che il Paese chieda una linea precauzionale di credito
 una volta che sarà completato il suo programma di aiuto da 78 miliardi 
di euro concordato tre anni fa con la comunità internazionale, così come
 ventilato anche nell’annuncio fatto dal presidente portoghese Anibal 
Cavaco Silva. “Ci sono le ragioni per credere che il Portogallo non avrà
 bisogno di un secondo piano di salvataggio†ha dichiarato nel suo 
messaggio di fine anno, ma â€œun programma di sicurezza è una cosa 
diversa. Potremmo contare sui nostri partner europei per aver accesso ai
 mercati finanziariâ€, ha aggiunto. E Olli Rehn, 
il commissario europeo che si occupa degli affari economici, ha spiegato
 che l’Ue è pronta a dare al Paese “un aiuto supplementare†a condizione
 che Lisbona â€œcontinui le riforme già in corsoâ€. Insomma il programma 
deve essere concluso con successo, fanno capire da Buxelles, ma questo 
solo grazie a un buon bilancio di Stato. E la misura “forzosa†per 
tappare il buco di 390 milioni di euro, dopo la sentenza della Corte 
Costituzionale, servirà proprio a questo.
Silvia Ragusa @si_ragu
 
  
  
 