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Se vince sempre il PEC (Partito Europeo Creditori)

Dobbiamo dire ai creditori che la spending review la facciamo, ma la prima voce che tagliamo è la loro: di soldi per il debito ne abbiamo spesi fin troppi. [F. Gesualdi]

Se vince sempre il PEC (Partito Europeo Creditori)
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16 Marzo 2014 - 00.59


ATF

di
Francesco Gesualdi
.

Troppi
scarni sono gli elementi per stabilire se la promessa di Matteo Renzi di
aggiungere 80 euro nella busta paga dei lavoratori sia solo fumo o
anche arrosto. A naso sa tanto di operazione elettorale, in vista
delle prossime elezioni europee. Tant’è che dai benefici sono
esclusi i più poveri
. Il provvedimento annunciato da Renzi agirebbe
solo sulle detrazioni per lavoro dipendente, per cui sarebbe escluso
chiunque non sia al lavoro: disoccupati, cassintegrati e pensionati.
Persone che i 1500 euro al mese se li sognano. Se arrivano ai 1000
euro è già grasso che cola, tant’è che molti di loro sono
inclusi nella categoria dei poveri, se non dei poveri assoluti.

In
una logica di equità, è da loro che si sarebbe dovuti partire,
introducendo una franchigia esentasse fino a 12mila euro all’anno.
Con la clausola che in caso di reddito inferiore alla soglia dovrebbe
essere lo stato a compensare il contribuente. Un primo passo verso il
reddito di cittadinanza che molti rivendicano.

Perché
Renzi non lo ha fatto?
Forse per insensibilità sociale o più
subdolamente perché gli ultimi hanno scarso peso ai fini
elettorali. Ma la versione ufficiale è che per un’operazione di
questa portata sarebbe servita una somma che l’Europa ci avrebbe
negato. Così veniamo al solito ritornello: “l’Europa non
vuole, l’Europa ci chiede, l’Europa ci impone”
. E con
questo ci fanno ingoiare qualsiasi sacrificio e immobilismo.

Ora
l’Europa ha le sue responsabilità. La sua insensibilità sociale è
proverbiale e oltre che criminale è anche stupida perché danneggia
i suoi stessi protetti. Ma troppo spesso si usa l’Europa come
foglia di fico per nascondere la propria assenza di volontà
politica. E non è certo colpa dell’Europa se il nostro sistema
fiscale è iniquo, se non abbiamo il coraggio di tassare in maniera
seria gli alti patrimoni, se non lottiamo seriamente contro
l’evasione fiscale, se tolleriamo la corruzione, se finanziamo
spese inutili e dannose come l’alta velocità, le autostrade, gli
F35, mentre tagliamo scuola e previdenza sociale.

Così
scopriamo che l’Europa gendarme, sempre pronta a richiamarci ogni
volta che sforiamo nei conti, fa parte di una strategia imposta dal
partito dei creditori europei, che comprende banche, finanzieri e
politici, affinché in tutto il continente, da Helsinki a Cipro, si
persegua la stessa politica dei bassi salari, della precarietà del
lavoro, dell’espropriazione dei servizi pubblici, della svendita
del patrimonio collettivo, di legittimazione dei paradisi fiscali
. In
una parola la politica liberista che ha per fine l’arricchimento
dei già ricchi alle spalle di lavoratori e cittadini. E per salvare
le apparenze si mette su il teatrino delle parti dove c’è il buono
che suo malgrado non può fare le cose giuste perché c’è il
cattivo che glielo impedisce. Peccato che il cattivo sia tale per i
trattati liberamente sottoscritti dai buoni, alcuni dei quali così
zelanti da trasformarli in tutta fretta in legge costituzionale.
Valga come esempio l’Italia che ha introdotto in Costituzione
l’obbligo di pareggio di bilancio
pur non avendone l’obbligo.

Allora
è esattamente questo progetto che dobbiamo smascherare, cominciando
a dire che non ne possiamo più di sentirci sbarrare sempre la strada
in nome del debito.

Ma
qui dobbiamo essere chiari. Noi abbiamo il dovere, oltre che il
diritto, di spendere a favore di occupazione, scuola, inclusione
sociale, dignità delle famiglie, difesa del territorio, ribellandoci
all’austerità. Ma non facendo altro debito, bensì utilizzando le
risorse che oggi destiniamo al debito.

Ossia
gli interessi che ammontano a 85 miliardi. Dobbiamo annunciare ai
creditori che noi la spending review la facciamo, ma la prima
voce che tagliamo è la loro, perché di soldi per il debito ne
abbiamo spesi fin troppi.

Per
l’esattezza 2230 miliardi dal 1980 ad oggi. Per pagarli, da venti
anni facciamo sacrifici, ma senza farcela, e ogni anno accendiamo
nuovo debito per pagare la parte che non riusciamo a coprire con i
nostri risparmi. Così noi siamo nella trappola di chi si indebita
per gli interessi, in una spirale senza fine. Ed è proprio questa
spirale che dobbiamo rompere autoriducendoci gli interessi allo
0,50%
, il tasso di interesse che le banche commerciali pagano sui
prestiti che ottengono dalla Banca Centrale Europea. Ciò che è
giusto per le banche non deve esserlo anche per la comunità?

Fra
i primi punti del programma di Tsipras, c’è la convocazione
di una conferenza europea sul debito pubblico. Venendo
dall’esperienza greca, Tsipras sa che quando il debito assume certe
dimensioni diventa impagabile e ostinarsi a volerlo onorare significa
portare il paese alla rovina con grande soddisfazione di chi non
aspetta altro che potersi spartire le sue membra.

Noi
questo destino lo dobbiamo evitare.

Per
questo è importante mandare al Parlamento europeo forze non più
dalla parte dei creditori, ma dei cittadini
, seriamente intenzionati
ad avviare un piano di ristrutturazione del debito per liberarcene
una volta per sempre. L’unico modo per riconquistare la nostra
democrazia e la nostra libertà di fare politica.

La foto di Matteo Renzi è stata scattata da Alec Cani e rielaborata da Megachip.
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