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La Cina, nuovo centro della finanza mondiale

La risposta cinese ai progetti americani di ridefinizione delle regole del commercio mondiale. Ecco dove si ridisegna il futuro, già ora. [Giulietto Chiesa]

La Cina, nuovo centro della finanza mondiale
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18 Marzo 2015 - 14.57


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di
Giulietto Chiesa
.

Fino a ieri pochi, al di fuori dei ristretti circoli
dell’alta finanza, sapevano dell’esistenza della Asian Infrastructure
Investment Bank (AIIB).

Nata a Pechino nel 2014, ha fatto
subito una serie di mosse ad ampio raggio, concentrandosi in primo luogo
su possibili “clienti” europei. Per meglio dire: azionisti europei.
In America i cinesi non si sono affacciati anche perché, con ogni evidenza, la
AIIB si è subito presentata come un concorrente della Asian Development Bank,
che è una distillazione finanziaria anglo-americana, e che, in coppia con la
Banca Mondiale, ha fatto in questi ultimi decenni il bello e il cattivo tempo
in Asia.

Il governo cinese — che continua con
una linea solo apparentemente di basso profilo — sta in realtà assumendo, una
dietro l”altra, iniziative di grande rilievo strategico. Nel dicembre 2013,
come si ricorderà, Pechino decise di dare vita alla propria agenzia di rating.
Standard & Poor”s, Moody”s e Fitch si trovarono di fronte a un competitore,
il Da Gong, che puntava a sottrarre loro il giudizio di ultima istanza sulla
“salute” di stati e imprese multinazionali.

L”apparire di
AIIB è di un ordine di grandezza analogo. E lo dimostra il fatto che il governo
degli Stati Uniti si è adoperato con grande profusione di uomini e di mezzi,
per impedire che paesi europei si facessero accalappiare in quella che
Washington considera una trappola. Ma, come si dice a Londra, “business is business”. E la
City non ha voluto perdere l”occasione. L”Asia è il futuro per le
infrastrutture, i trasporti, l”energia. E la Cina domina già ora quel mercato.
Gl”investimenti che andranno in quella direzione, e con quel partner,
saranno molto probabilmente assai redditizi, e ben protetti. Così la Gran Bretagna
è entrata nella partita. Seguita a ruota da Germania, Francia e Italia.

Le pressioni di Washington sono
riuscite a frenare il Giappone, la Corea del Sud e l”Australia. Altri paesi,
come il Vietnam, non hanno fatto nessun gesto in quella direzione. Ma sono
eccezioni. Anche il Giappone e l”Australia cederanno presto, per evitare di
vedersi tagliare fuori. Soprattutto la Russia non fa mistero di un grande
interesse in questa joint venture finanziaria. Basti guardare la Siberia,
soprattutto l”estremo oriente russo, per rendersi conto che la AIIB sarà
presumibilmente lo strumento-chiave per accelerare e coinvolgere investimenti
stranieri da tutto il mondo e con la “tutela” cinese.

Del resto è
altrettanto evidente che tutti i paesi del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina,
Sud-Africa), cui si aggiunge ora l”Iran, entreranno nella compagnia. Con un
concorrente di questo calibro gli Stati Uniti avranno parecchie gatte da
pelare.  Ma, in realtà, anche quest”ultimo episodio non fa che
confermare un dato ormai evidente. E” la Cina il nuovo punto di attrazione
della finanza mondiale, il cui centro di gravità si va sempre più velocemente
spostando in Asia. Modificare questo “trasferimento di potere”
reale non è possibile con sistemi come il “quantitative easing”. La
crisi dell”economia occidentale, inclusa quella degli Stati Uniti â€”
nonostante i dati della crescita, non si sa quanto attendibili â€” è nel
carattere artificiale della sua finanza, sempre più scollegata dalla produzione
di beni e servizi. E” l”Asia, ormai, il luogo della “produzione
materiale” di ricchezza, e chi ha lo sguardo lungo comprende che solo
questo è un porto relativamente sicuro, almeno nel medio termine.

Così la Cina risponde anche ai progetti
americani di ridefinizione delle regole del commercio mondiale, quelle che si
stanno discutendo a tappe forzate, sia con il progetto Trans-Pacifico, sia con
il TTIP trans-atlantico: entrambi con lo scopo, neanche troppo misterioso, di
costringere l”intera area pacifica e quella europea, sui binari dell”interesse
e del controllo statunitense.

Fonte: [url”http://it.sputniknews.com/economia/20150318/132614.html”]http://it.sputniknews.com/economia/20150318/132614.html[/url]

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