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Riforma della giustizia, la nuova Leva

Per diventare responsabile giustizia del PD, i requisiti sono essenzialmente due: 1) non sapere nulla di giustizia; 2) esordire sul Foglio di Ferrara&B. [Marco Travaglio]

Riforma della giustizia, la nuova Leva
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11 Agosto 2013 - 00.56


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di Marco Travaglio.

Per diventare responsabile giustizia del Pd, i requisiti sono
essenzialmente due: 1) non sapere nulla di giustizia; 2) esordire sul Foglio di Ferrara&B. per rassicurare il padrone d’Italia. Una specie di prova d’amore. Nel 2010 Andrea Orlando,
appena nominato responsabile giustizia da Veltroni in virtù del diploma
di maturità scientifica che ne faceva un giureconsulto di chiara fama,
debuttò con un paginone sul Foglio dal memorabile titolo: “Caro Cav, il Pd ti offre giustizia”.
Le proposte, anzi supposte, erano copiate pari pari dal programma Pdl:
“Ridefinire l’obbligatorietà dell’azione penale… individuando le
priorità” dei reati da perseguire o ignorare; “riforma del sistema
elettorale del Csm che diluisca il peso delle correnti”, accompagnata da
“una sezione disciplinare distinta” per fa giudicare i magistrati da un
plotone d’esecuzione a maggioranza politica; “rafforzare la distinzione
dei ruoli tra magistrati dell’accusa e giudici”; “limitare l’elettorato
passivo dei magistrati, in particolare quelli che hanno svolto attività
requirenti” (cioè: rendere ineleggibili non i delinquenti, ma i pm).

Per fortuna le suddette boiate restarono nella testolina di Orlando, ora promosso ministro dell’Ambiente (sempre per via della maturità scientifica). Al suo posto è arrivato dal Molise l’avvocato e neodeputato Danilo Leva,
di cui ieri abbiamo narrato le gesta di dalemiano ma anche bersaniano
ma anche franceschiniano, nonché di perditore di tutte le elezioni a cui
abbia partecipato nella sua breve vita. Uno dice: almeno è avvocato,
qualcosa di giustizia capirà. È lecito dubitarne, a leggere la sua
intervista d’esordio, ovviamente al Foglio. L’attacco è
incoraggiante: “Non ci faremo dettare l’agenda da qualcun altro”.
Peccato che l’“agenda delle priorità” sia un fritto misto riscaldato di
supposte altrui. Nella migliore tradizione.

“Abolire
l’ergastolo” è un’idea di Totò Riina, lanciata nel papello del ’92,
quasi tutto realizzato da destra e sinistra, a parte appunto ergastolo e
dissociazione dei boss. “Responsabilità civile dei magistrati”,
“rimodulare l’obbligatorietà dell’azione penale individuando priorità” e
“riformare la custodia cautelare” invece sono tre cavalli di battaglia di B. Bel modo per non farsi dettare l’agenda.

Ma le idee, oltreché copiate, sono anche confuse. La responsabilità civile delle toghe
esiste già per legge, con l’ovvio limite – previsto in tutte le
democrazie – che gli errori giudiziari li risarcisce lo Stato e può
rivalersi sul magistrato solo in caso di dolo o colpa grave. L’azione penale obbligatoria è prevista dalla Costituzione ed esclude che qualcuno possa indicare quali reati perseguire e quali no. Quanto alla custodia cautelare,
“limitarne l’utilizzo improprio in assenza di sentenze passata in
giudicato” è una corbelleria bella e buona: la custodia cautelare
riguarda appunto il periodo precedente le condanne definitive,
altrimenti è espiazione della pena.

Ma, incassato il viatico del Foglio, Leva rincara la dose sull’Unità
con altre perle di rara saggezza. Vuole “eliminare la custodia
cautelare obbligatoria per titolo di reato, eccetto ovviamente i reati
più gravi, ad esempio mafia, terrorismo, violenza sessuale, stalking”:
forse non sa che le manette preventive, dal ’95, non sono più
obbligatorie nemmeno per mafia, e quando il Parlamento provò a
reintrodurle per la mafia e lo stupro (ma non per l’omicidio!), fu
sconfessato dalla Consulta. Quindi ciò che Leva vuole levare è già stato
levato, e pure ciò che vuole lasciare. Siccome poi insiste
sull’ergastolo, dovrebbe sapere che di fatto non esiste più, se non per i
boss irriducibili (ergastolo “ostativo” ai benefici penitenziari:
permessi, semilibertà, lavoro esterno): gli altri ergastolani escono
dopo 25-30 anni. Abolire l’ergastolo avrebbe dunque un solo effetto:
l’uscita di centinaia di boss, compresi quelli delle stragi del
1992-‘93, detenuti da quasi vent’anni. Bel programma di giustizia
progressista, non c’è che dire. Senza contare il rischio che Riina
reclami i diritti d’autore.

Tratto da: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/10/riforma-della-giustizia-la-nuova-leva/681866/.

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