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'Il generale Mini: ''non dico no alla NATO, ma...'''

Un botta e risposta fra Giulietto Chiesa e il generale Fabio Mini sulla NATO, la sicurezza collettiva europea e la sovranità.

'Il generale Mini: ''non dico no alla NATO, ma...'''
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19 Marzo 2015 - 22.31


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di Giulietto Chiesa.

Ho scritto una
lettera al Generale Fabio Mini,
accompagnata dal
testo dell’appello per
l’uscita dell’Italia dalla Nato
.

La sua
risposta – che qui di seguito pubblico – mi pare al tempo stesso meritevole di
attenzione e, in molti sensi, utile alla nostra battaglia comune, per la quale
stiamo per lanciare (tra meno d’un mese) una campagna nazionale per raccogliere
firme, tante firme, che segnalino ai poteri la volontà degli italiani di
“uscire dalla guerra”: da quelle che ci sono e da quelle che si stanno
preparando alle nostre spalle. Per questi motivi la sottopongo all’attenzione
collettiva.


Vengo alla
sostanza.


Ecco la lettera
di Fabio Mini:

Non aderisco. Sono
un fervente sostenitore della necessità di cambiare la Nato, nei suoi
propositi, strategie, compiti, obiettivi e quindi strumenti, strutture,
armamenti.  Mi piacerebbe trasformare la rappresentanza presso la Nato di
tutti i paesi europei in una unica rappresentanza europea ma essendo sicuri che
l”Europa avesse una linea di politica estera e di sicurezza veramente comune e
condivisa e che in tale consesso europeo l”Italia facesse valere i propri
interessi e principi. Mi piacerebbe mandare a casa i due milioni di soldati
europei e fare un solo esercito di 150.000 uomini da assegnare alla Nato o alle
Nazioni Unite a seconda delle circostanze e della libera scelta europea. 
In mancanza di questo o in attesa che si verifichi, preferirei che l”Italia
rimanesse nell”alleanza e fosse attiva anche a costo di fare la spina nel
fianco richiamando all”ordine, riassumendo la propria dignità e sovranità e
opponendosi agli avventurismi. Il problema del rapporto con la Nato e all”interno
della Nato è solo nostro: dei nostri politici e dei nostri vertici militari.
Abbiamo destinato ai vertici della Nato militari e diplomatici italiani capaci
soltanto di assecondare sia i padroni sia gli ultimi arrivati che di fatto
dettano le linee politico-militari della Nato nei rapporti con la Russia, i
Balcani, la Grecia, la Turchia, il Caucaso, il Medioriente, l”Asia centrale e
la stessa Africa.   Le avventure e disavventure della Nato non sarebbero
possibili se i nostri rappresentanti avessero la forza o la voglia di dire
chiaramente no e se si rivolgessero almeno al Parlamento prima di dare soldi e
soldati. Oggi il nostro no sarebbe ancora determinante per il principio di
unanimità delle decisioni. Quando tale principio non sarà più valido e sarà
modificato in principio di decisione a maggioranza, potremo tranquillamente
andarcene, consapevoli comunque che starne fuori non servirebbe ad evitare i
disastri.


Cordialmente,

Mini.

Stimato
generale Mini,

Lei mi
comunica che non intende aderire alla nostra iniziativa. Ma le sue
argomentazioni mi paiono sicuramente importanti e, per molti aspetti sono da me
condivise. Lei, infatti vuole “cambiare la Nato”. Cambiarla tutta: “propositi,
strategie, compiti, obiettivi, strumenti, strutture, armamenti.” Mi domando
cosa resterebbe della Nato. Anch’io vorrei cambiarla tutta, ma cambiarla tutta
significa chiuderla e consegnarla alla storia.

Lei aggiunge
altre richieste, come quella di “trasformare la rappresentanza presso la Nato
di tutti i paesi europei in un’unica rappresentanza europea”. Un’impresa che mi
pare addirittura più difficile che quella di chiudere la Nato. Anche perché
bisognerebbe, comunque, essere “sicuri che l’Europa avesse una linea di
politica estera e di sicurezza veramente comune e condivisa”. Ma lei sa, meglio
di me, che questo obiettivo è impossibile. Per una ragione semplicissima: è la
Nato che impedisce che un tale obiettivo sia realizzabile. In questo momento è
proprio la Nato all’origine delle divisioni europee. E’ la Nato che vuole
armare l’Ucraina. E’ nell’ambito Nato che si sono esercitati i nazisti che
hanno guidato il colpo di stato a Kiev. E’ la Nato che costruisce un clima di
tensione, ogni giorno più grave, nei paesi del Baltico. E’ la Nato che
aggredisce.

Ma è inutile
che io scriva quello che lei ha così bene descritto. I nostri politici, i
nostri vertici militari, i nostri diplomatici colà inviati sono stati “capaci
soltanto di assecondare sia i padroni sia gli ultimi arrivati”. Ed è lei – che
conosce le cose molto meglio di me – ci dice che altri, non noi, hanno sempre dettato
le linee politico –militari della Nato in tutte le direzioni: Russia, Balcani,
Grecia, Turchia, Caucaso, Medio Oriente, Asia centrale, Africa. Un ritratto
agghiacciante, il suo, che conferma tutta la nostra critica. Lei dice che un
nostro, italiano, “no” potrebbe impedire altri disastri. E invoca il “principio
di unanimità” al quale noi e tutti dovrebbero attenersi. Ma, per quanto lei
abbia perfettamente ragione a bollare d’infamia le nostre viltà, credo che
un’alleanza così concepita, con un forte che comanda e ricatta tutti gli altri,
non potrà mai esercitare nessuna uguaglianza e nessun principio di unanimità.

E’ vero che
andarcene con servirà a evitare i disastri. Ma il problema non è questo. Quello
che sappiamo, per esperienza, è che restandoci dentro, abbiamo contribuito a
crearli.  Andandocene produrremmo uno
scossone salutare in tutto il resto dell’Europa e apriremmo una discussione
collettiva tra gli europei che è proprio quella che è mancata in tutti questi
anni, e che manca tuttora. Rischi? Non ce ne sono. Se non inventiamo i nemici è
difficile trovarli. La Russia non è un nostro nemico, ma gli Stati Uniti hanno
deciso che deve esserlo. E noi abbiamo obbedito. E’ la Nato la fucina dei nemici.
Ed è per questo, in primo luogo, che dobbiamo uscirne. La ringrazio comunque
per il suo contributo di idee. Tutti gli altri, eccetto lei, che non
condivideranno la nostra battaglia, non hanno risposto. Alcuni, sicuramente,
per distrazione. Altri per carenza di informazioni. Altri perché sono pronti a
servire. 


Cordiali
saluti

Giulietto
Chiesa

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