Che strano! A quanto pare i francesi ci hanno aiutato, più di tutti gli altri, a “capire la Russiaâ€. Compito difficilissimo, per altro, a risolvere il quale i russi stessi non hanno dato un grande contributo se non nelle opere di alcuni dei loro grandi scrittori.
Non ho alcuna pretesa di cominciare qui una analisi storico-letteraria di largo respiro. Non ne sarei in grado. Diciamo che parlo della mia esperienza, sia più lontana, sia di quella recente, anzi recentissima, cogliendo l’occasione per offrire anche qualche consiglio di letturaa chi avesse voglia di seguirmi.
Dovessi cominciare da più lontano, direi che uno dei contributi più validi per capire la natura profonda dello“spirito russoâ€, dei suoi pro e dei suoi contra, ce la fornìNapoleone,con la sua tremenda sconfitta. E’ vero: Napoleone non ha scritto niente sulla carta. Del suo tramonto, cominciato a Mosca, ha scritto il russoLev Tolstoj, in “Guerra e Paceâ€. Ma, non ci fosse stato il francese Bonaparte, il russo Mikhail IllarionovicKutuzovnon avrebbe potuto rifulgere.
Ma, restando nel campo letterario più recente, c’è voluto il francese Emmanuel Carrère, attraverso l’acutissima biografia diEduard Limonov, per raccontare ampi squarci rivelatori della fine dell’Unione Sovietica e del degrado successivo alla sua spietata colonizzazione da parte dell’Occidente vittorioso e segnatamente dell’America.
Per quanto mi riguarda posso dire con sicurezza che, quando arrivai a Mosca, nel 1980, come corrispondente deL’Unità ,un libro sopra tutti, indimenticabile, mi aiutò a incamminarmi in quel ginepraio:“Viaggio in Russiaâ€del marcheseDe Custine. Lo lessi in accoppiata con “Gli antichi tempi di Poshekhonye†diSaltykov-Shedrin, che era russo. Ma mi ci volle la fredda, razionale analisi del francese per darmi la chiave.
Non ci fosse stato questo, non Kutuzovskij ma il popolo russo, non avrebbe potuto sconfiggere Napoleone. E non Stalin ma il popolo russo, non avrebbe sconfitto Hitler e il nazismo. Ma vallo a spiegare, oggi, ainani che guidano le orde occidentali.