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Il sistema PD e la rovina del Paese

Ma è puramente casuale che il PD come forza politica macini successi, mentre come forza di governo registri un fallimento dopo l’altro? [Giorgio Cremaschi]

Il sistema PD e la rovina del Paese
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16 Giugno 2013 - 00.12


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di Giorgio Cremaschi.

Ma è puramente casuale che il PD come forza politica macini successi,
mentre come forza di governo registri un fallimento dopo l’altro?

Non credo questa sia una domanda assurda, anche se non la vedo
minimamente accennata nello svolgersi quotidiano del talk show politico.

Il PD ha realizzato alle amministrative un vero e proprio
sfondamento, non riconducibile ad altri successi del passato.
Galleggiando sapientemente sulla sfiducia di una metà dell’elettorato
,
che in parte ha già disinvestito il voto di protesta sui 5 Stelle.
Approfittando della disgregazione in atto nella destra, a cui basta
sempre meno il soccorso di Silvio Berlusconi. Usufruendo della lunga
crisi e del processo di dissoluzione della sinistra radicale, nonché del
solido appoggio del concerto delle parti sociali fondato su CGIL CISL
UIL e Confindustria, il PD si è posto al centro di un sistema che
controlla quasi completamente e che occupa oramai quasi tutto lo
scenario politico ufficiale.

Il sistema PD attrae forze a destra nel mondo dei poteri economici e
della Chiesa Ufficiale. A sinistra ha riassorbito Vendola, Landini,
persino settori dei centri sociali. E con questa costellazione di corpi
attratti da varie direzioni, ha stravinto le amministrative.

Il sistema PD ha in realtà ben poco a che vedere con il vecchio PCI,
la cui struttura restante viene sempre più utilizzata come logistica e
fureria. Non è un caso che il segretario del partito sia un ex
socialista, il presidente del consiglio un democristiano, così come lo è
il possibile leader alternativo.

La dialettica intera al PD e al suo sistema non ha nulla a che vedere
con quella interna ai vecchi partiti di sinistra, essa è un incrocio di
alleanze e contenuti intercambiabili tra loro a seconda delle cordate
che si costruiscono, e dei vari leader che si presentano alla ribalta
politico televisiva.

Sotto questo aspetto il sistema PD ha quasi integralmente occupato lo
spazio del vecchio pentapartito
. Un pentapartito che sfonda a sinistra e
spinge ai margini le destre e le sinistre che vogliano restare
incompatibili, mentre opera per la distruzione del Movimento 5 stelle.
In questo ben aiutato dalle contraddizioni e dalla debolezza culturale e
politica che sta rivelando quel movimento.

Così Berlusconi, nonostante vorrebbe stare all’opposizione, sta al
governo e SEL e la Lega, nonostante siano alla opposizione, si
comportano come se fossero al governo.

Così il sistema PD dilaga elettoralmente e sembra persino smentire la
cosiddetta “legge del PASOK”
, il partito di centrosinistra greco
schiantatosi nella politica di austerità e unità nazionale con la
destra. Da noi su quella politica il sistema PD trionfa e la destra
crolla. Ora ci si accinge persino a riformare la Costituzione per
adeguarla al sistema di potere vincente, che non vuole più esserne
condizionato. Quello che non è riuscito a Bettino Craxi, la “grande
riforma presidenzialista”, pare possibile al sistema PD presieduto da
Giorgio Napolitano… Eppure…

Mentre i risultati elettorali del PD inanellano i segni più, quelli economici presentano una valanga di meno.

La politica economica del governo di larghe intese sta già fallendo
non solo e non tanto perché la disoccupazione di massa si espande senza
freni. È evidente infatti che essa è anche il prodotto voluto delle
politiche economiche di austerità ed è da escludere che i governanti che
attuano queste politiche non sappiano che esse cancellano posti di
lavoro.

La questione di fondo è che tutta questa distruzione non è affatto
creatrice di nuovo sviluppo
. Tra tutti i dati economici negativi di
questi giorni, quello più significativo e nuovo è la caduta delle
esportazioni
.

Ma come, si agisce sulla leva della disoccupazione e su quella della
precarietà per avere un lavoro flessibile e disponibile a basso prezzo.
Si lascia andare in malora il sistema industriale e produttivo contando
sulla crescita della competitività di ciò che rimane. Si distrugge stato
sociale per far fronte al debito e attirare capitali Esteri…

Insomma si restringe tutto il sistema per vendere di più all’estero, e
poi si scopre che tutti i paesi stanno facendo la stessa cosa e quindi
proprio le esportazioni cadono. E a causa della recessione senza fine il
debito pubblico, la cui insostenibilità ci spiega Napolitano ci obbliga
all’austerità, aumenta.

Ci vorrebbe un piano Marshall, afferma Marchionne sbagliando il paese
dove fare una così acuta affermazione. Quel piano, infatti, fu
finanziato dagli Stati Uniti nel dopoguerra anche per impedire con la
crescita economica la crescita comunista nella Europa distrutta.
Marchionne dovrebbe parlarne a Obama, non a Renzi.

Così tra chiacchiere e battute la casta politico manageriale che ci
governa ci porta alla rovina
senza neppure accennare a fare qualcosa di
diverso da ciò che ha fatto fino ad ora. Tutti vincoli europei sono
intoccabili, anche se poi se ne lamenta il peso e la politica di
austerità continua a mietere le sue vittime.

Non c’è luce in fondo al tunnel e le speranze alimentate dal palazzo
servono solo a tener buone le persone. Indietro, al benessere relativo
del passato, non si torna e avanti non si va. Si precipita nella crisi
con crescente velocità
.

Per la particolare storia politica italiana il sistema PD è diventato
il centro motore di tutte queste politiche e della loro inevitabilità
.

D’altra parte la destra si occupa di giudici, CGIL CISL UIL di non si sa
cosa, e una forte sinistra anticapitalista e anti austerità che sappia
proporre alternative, in Italia non c’è a differenza di altri paesi
d’Europa.

Così la vittoria del PD tra la metà del paese che va ancora a votare,
diventa, al di là delle buone intenzioni di tanti, lo specchio di un
declino. Il PD oggi non è il partito del cambiamento, ma quello della
onesta rassegnazione a fare il meglio in assenza di alternative.

Quanto durerà questo stato felice? Fino al verificarsi di due
possibili conseguenze: il collasso drammatico del processo di crisi, o
la ripresa del conflitto sociale e politico contro l’austerità e i suoi
interpreti. Meglio darsi da fare per la seconda che rassegnarsi ad
aspettare la prima.

Fonte: http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/06/15/giorgio-cremaschi-il-sistema-pd-e-la-rovina-del-paese/

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