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Il botta e risposta Scanzi-Civati

Andrea Scanzi chiede a Pippo Civati "Che farai da grande?" e critica un ruolo da "foglia di fico del PD". La risposta di Civati. La replica di Scanzi.

Il botta e risposta Scanzi-Civati
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29 Giugno 2013 - 11.23


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Caro Civati, è da un po” che volevo dirti due o tre cose.

Ti stimo, mi stimi. Ci conosciamo, anche se dal vivo ci siamo visti solo due volte. Spesso siamo (stati) d”accordo.

Ti ho chiesto in tivù, anche recentemente, cosa vuoi fare da grande. Mi hai risposto: “Candidarmi a segretario del Pd. Nobile intento, ma velleitario. Hai meno chance di Moccia Premio Nobel. Il Pd si consegnerà da un lato a D”Alema e dall”altro a Renzi, cioè opererà la restaurazione fingendo rinnovamento. La sua specialità.

Quindi, al netto del politichese (che spesso ami), la domanda rimane: che vuoi fare da grande? A che gioco giochi? Ultimamente ti trovo un po” bipolare. Scrivi – tanto, e spesso bene – sul tuo bel blog, poi però in Aula appari appena diverso. Sembri una sorta di Veltroni 2.0. Un “maanchista”. Un adepto del Vorrei ma non posso. Tipo: “Mi piacerebbe il Mattarellum, però voto contro il Mattarellum”; “Vorrei dire no agli F35, però voto sì”; “Del Pd non condivido quasi nulla, però ci sto dentro”; “Ho la mia coscienza, ma è meglio non usarla”.
Dopo la vicenda Quirinale, in cui sei stato uno dei due o tre a salvarti nel Pd, agisci sempre così. A volerti bene pari ispiratamente confuso, a volertene un po” meno sembri scaltramente carrierista.

Ieri hai attaccato Di Battista per il suo intervento sugli F35. Ti ha infastidito il riferimento ai dissidenti che abbaiano, si indignano e si costernano, poi però gettano la spugna (con gran dignità?) come in Don Raffaè di De André.

Il problema – per te – è che è difficile pensarla diversamente da Di Battista. Dire di sperare una cosa, ma votare poi il suo opposto o al massimo astenersi, è il non plus ultra della vecchia politica: l”eterno fedeli alla linea di sinistresca memoria. Una sorta di zdanovismo fighetto.
Non vorrei che tu stessi lavorando per costruirti una carriera come foglia di fico, come buono innocuo nel regno dei quasi-cattivi: come dissidente di professione, a uso e consumo di talkshow e adunanze radical chic, tanto apprezzato quanto disinnescato.

Vuoi partecipare al congresso e fin lì operare sottotraccia? Legittimo. Ma comunque non hai chance (evitiamo, per amor di decenza, di asserire il contrario. C”è un limite anche alla speranza, soprattutto nel Pd).
Una volta persa la “sfida”, quando il partito sarà definitivamente di Renzi (e D”Alema), che farai? Il pontiere del nulla? Il panda à la page? Oppure ti adopererai per una realtà diversa, esibendo coraggio e uscendo da un partito a cui le tue idee non somigliano (ma le tue mosse sì)?

Auspicando risposta, possibilmente senza profluvi di supercazzole (per citare i Di Battista, ma più che altro Tognazzi), ti saluto.

Andrea Scanzi.

LA RISPOSTA DI PIPPO CIVATI A Scanzi di equivoci

Andrea Scanzi scrive un lungo post, l’ennesimo, su di me. Dice cose palesemente inesatte, anche lui, tipo che io avrei votato a favore degli F-35, e mi dispiace: finché lo scrive un esaltato esponente del M5S va bene, che lo faccia un giornalista un po’ saputello molto meno.

Dice di stimarmi, ma poi scrive cose ridicole: sarei un carrierista, uno zdanovista fighetto (sic: poi sarei io quello che indulge nei politicismi) e altre carinerie. Che poi secondo me zdanovismo vuol dire un’altra cosa, per dire.

Sono l’unico a essersi chiamato fuori da tutti i giochi, caro Scanzi. Non ho votato il Presidente della Repubblica, né il governo. Dire che lo avrei fatto per mancanza di coraggio, è una scemenza. Quelle erano le partite fondamentali, sprecate dal Pd e dal tuo partito, il M5S. E occasioni così, nella vita, passano raramente.

A fare così come me non si fa carriera, più o meno come non si fa carriera nel M5S se dici che Grillo ha sbagliato i toni. In quel caso, ti buttano fuori. Nel mio, inizi una battaglia complicata, con gli altri (quelli che contano) che ti osservano come un marziano.

Quanto al resto, mi rendo conto che la politica abbia meccanismi difficili da comprendere per chi si ostina a commentarla semplicemente. Da fuori.

Per chi è prontissimo a dare giudizi sprezzanti sugli altri e a passare sopra alle espulsioni e al minoritarismo di cui il M5S sta dando sfoggio.

La sintesi è questa: se non passano le mie idee, caro Scanzi, non passano nemmeno le tue. Non so che cosa ci sia da festeggiare.

A me dispiace. E non ne faccio un motivo di vanto, ma di preoccupazione, come cercavo di spiegare anche all’esimio collega che insulta in aula quelli che vuole convincere. Peccato che il Parlamento abbia un andamento un po’ più complicato dei processi sommari e delle discussioni che si fanno nel movimento di cui sei spesso opinion leader nei fatti poco ascoltato, quasi come me nel Pd di oggi.

Ti avessero ascoltato, quando c’era da fare il governo, e anche a te è capitato di essere rimasto deluso (i tuoi non hanno ascoltato te, i miei non hanno ascoltato me), avremmo uno scenario diverso. E invece.

Se sembro in contraddizione, è perché il mio partito lo è. E siccome non voglio uscirne, mi tocca soffrire: e cercare di fare le cose migliori in questa situazione e di migliorare questa situazione fin dalle fondamenta. Poi puoi riderci sopra finché vuoi, ma è così.

Il Pd per cui mi candido voterebbe la mozione Giachetti e per le cose che lo stesso Bersani ha detto in campagna elettorale per gli F-35. Tutto il Pd, non qualche coraggioso che si prenda gli applausi dei tifosi.

Il Pd che voglio costruire si sottrarrebbe a certe assurdità, che ora come tanti elettori e deputati subisco.

Altro che maanchismo: se tento questa sfida difficile è perché ci credo e perché voglio rischiare il tutto per tutto. Perché voglio che Sel torni nostra alleata. Perché mi piace quello che è successo nelle città, tra Milano e Roma, negli ultimi due anni. Perché sono anni che penso che certe cose sia sbagliato sottovalutarle. E tu lo sai.

Perché lo faccio nel Pd? Perché credo che qui ci sia un patrimonio straordinario di persone e di storie che non voglio buttare via o lasciare andare chissà dove. Perché sono convinto che moltissimi la pensino così. E perché non credo che ci siano altre possibilità per governare, dal momento che il M5S non sembra interessato alla questione. E altri da soli non ce la potranno fare, soprattutto se il Pd non tornerà al proprio posto.

Lo faccio contro tutti quelli che tu citi e ora scopro anche contro di te, che addirittura arrivi a darmi del tattico o dell’illuso, prendendomi per il culo.

Mi dispiace, ma il mio obiettivo sarà dimostrare che hai torto. E ci metterò tutto me stesso.

P.S.: siccome sei sicuro che io perda, ti dirò: se perdo, avrai perso anche tu. Dovesse capitare, sarebbe un peccato.

(Tratto da: [url”http://www.ciwati.it/2013/06/28/a-scanzi-di-equivoci/”]http://www.ciwati.it/2013/06/28/a-scanzi-di-equivoci/[/url])

REPLICA DI ANDREA SCANZI

Ringrazio Pippo Civati per la risposta. La trovate nel suo blog.
Lasciamo stare il trito gioco di parole del titolo; le deliberate inesattezze da politicante vecchia scuola (tipo accusarmi di “passare sopra alle espulsioni”: ho definito in ogni sede la cacciata della Gambaro uno dei più grandi obbrobri del M5S, ricevendo in risposta badilate di insulti); la prevedibilità nel piccarsi di fronte alla definizione “zdanovismo fighetto” (ci avrei scommesso la casa); i reiterati mirror climbing; e il tono un po’ frignone del post, genere “Uffa Scanzi anche tu mi attacchi, ti credevo un amico, sob”.

Sono aspetti marginali che rientrano nella dialettica di un politico sempre più in difficoltà nel continuare a stare all’interno di un partito a cui non somiglia.

Il punto chiave rimane il medesimo: “Cosa farai da grande”? E qui noto due aspetti. Il primo è che autoproclamarsi ultima speranza, come fa Civati in stile “O me o morte”, è un tenero delirio di onnipotenza che forse imbarazzerebbe perfino un ego come il mio.

Il secondo è che Civati, curiosamente, confonde la constatazione dell”evidenza con la felicità nel constatarla. Se scrivo che Civati non ha chance di diventare segretario del Pd, non scrivo una cosa che auspico: mi limito a ribadire un dato scontato (se dico che il Sassuolo non andrà in Champions League, non è perché la cosa mi faccia “festeggiare”, ma per constatare un”evidenza).

Purtroppo Civati conta nel Pd quanto Franco Selvaggi nell”Italia ”82, con l”aggravante che il Pd non vince i Mondiali e neanche le Mitropa Cup. Non sarà mai il segretario del Pd, anche se molti lo vorrebbero (pure io, se fossi un elettore del Pd). Oltretutto Civati non è un leader, per questo sogna il ticket con Barca.

Il Pd va verso una diarchia scontata: un segretario Quisling (un Epifani confermato, un Cuperlo rutilante) e ogni speranza riposta sul candidato premier Renzi, ex sodale di Civati e unico a poter vincere le elezioni (mi spiace, Pippo. E” più forte di te in tutte quelle cose mediatico-furbastre che garantiscono consensi. E lo sai).

Quindi, al netto di buffe permalosità, ribadisco: una volta che Civati avrà giocato al Voglio Fare il Segretario Nel Mio Mondo Parallelo, dopo aver tardivamente scoperto che la realtà non coincide con il magico nowhere dei dotti post di Ciwati, cosa farà? Rimarrà in eterno la foglia di fico del Pd o avrà il coraggio di operare per una forza diversa, magari lo strombazzato “cantiere della sinistra” di cui parla Vendola (che però Civati mal sopporta)?
Prima o poi a Zucchero (“Pippo che cazzo fai? Pippo che pesce sei?”) e De André (“Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?”) occorrerà rispondere. Constato che, al momento, Pippo Civati non può farlo. Perché non lo sa neanche lui. Vorrà dire che aspetteremo fine anno. Come minimo.

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