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Destra, Sinistra, o Futuro?

È tempo per concordare e trovare convergenze su alcuni valori di base che, al tempo del capitalismo globale, possono unire e coinvolgere individui con storie diverse.

Destra, Sinistra, o Futuro?
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2 Ottobre 2013 - 21.35


ATF

di
Paolo Bartolini
.

Scrivo
queste considerazioni stimolato dal vivace dibattito che sta avendo
luogo all’interno di Alternativa, il Laboratorio politico e
culturale fondato da Giulietto Chiesa. L’argomento del contendere,
che fin dalla nascita di Alternativa ha rappresentato uno dei punti
qualificanti di questo movimento, riguarda il superamento della
dicotomia Destra/Sinistra nella teoria e nella prassi politica. Andrà
subito chiarito, a scanso di equivoci, che per trattare questo tema –
che suscita emozioni profonde difficilmente gestibili attraverso un
registro esclusivamente razionale Р̬ indispensabile mantenere un
profilo alto che non scada nel facile qualunquismo. Con questo
dichiaro fin d’ora il mio rifiuto nei confronti del nichilismo
compiaciuto che si esprime con frasi fatte quali “tanto sono tutti
uguali!”.

Detto
questo mi sembra opportuno ricordare al lettore che l”opposizione
frontale tra Destra e Sinistra si è resa largamente superflua, e ciò
per un motivo evidente e difficilmente contestabile: entrambi gli
schieramenti hanno eletto la crescita del PIL, il produttivismo e
l”aumento delle possibilità di consumo come stelle polari per
guidare la rotta della società contemporanea. Da questo punto di
vista, e ancor più sul versante della maturità psicologica dei loro
componenti, le aree di estrema destra ed estrema sinistra sono
parimenti inservibili per immaginare e realizzare qualsiasi progetto
di cambiamento. Anzi, a dirla tutta, sono persino pericolose. Il
passaggio che la Transizione ci impone richiede, implacabilmente, di
oltrepassare parole d”ordine desuete e deludenti (ad esempio, il
binomio riformismo/rivoluzionarismo pare oggi non schiudere più
alcun orizzonte per le utopie concrete di cui abbiamo bisogno: il
sistema, d’altronde, non sembra affatto migliorabile con piccoli
aggiustamenti dall’interno, né ha senso pensare di capovolgerlo
con la forza replicando gli orrori del secolo scorso).

Forse
la riproposizione continua di queste vuote categorie (vuote oggi, ma
piene di significato e tutt’altro che equivalenti in altri periodi
storici) ha solo la funzione di frenare la capacità umana di
immaginare altrimenti il futuro, di creare qualcosa di inedito che
esca dagli schemi preconfezionati del potere e dell’antipotere. Io
credo, insomma, che indipendentemente dai concetti di Destra e di
Sinistra sia maturo il tempo per concordare e trovare convergenze su
alcuni valori di base che, al tempo del capitalismo globale, possono
unire e coinvolgere individui con storie diverse in nome, niente
meno, che dell’Umanità nella sua interezza.

Credo
che chiunque sia disposto ad accettare i seguenti punti possa
finalmente aprirsi al futuro e guadagnare il diritto/dovere di
trasformare l’esistente:

1)
la civiltà contemporanea, se vuole porre le basi per una pace
globale e una convivenza solidale, deve tener conto dei limiti
biofisici del pianeta e
 separare
lo sviluppo umano dallo sviluppo quantitativo
della
finanza e dell”economia (che si vuole illimitato per definizione).

2)
La
 Costituzione
italiana
 resta
un punto di riferimento costante per coloro che intendono frenare gli
effetti distruttivi di un capitalismo giunto alla sua fase più
insostenibile.

3)
La democrazia richiede
 aspetti
rappresentativi e diretti
 a
seconda delle decisioni da prendere. Il controllo democratico
sull”operato dei decisori politici deve essere migliorato, così come
la vigilanza democratica sull’operato dei
mass
media.

4)
L”individualismo e il collettivismo sono due polarità estreme che
non colgono affatto la natura profonda della realtà sociale.
L”individuo, che non può essere ridotto all’antropologia dell’
homo
oeconomicus
,
rappresenta il

concetto
più universale che ci sia, espressione unica ed originale di un
vasto insieme di condizioni storiche e culturali. Il futuro
sostenibile è nelle mani dell”
uomo-in-relazione,
la cui libertà è un esercizio di consapevolezza che attinge dalla
natura interdipendente di tutto e tutti
.
Per questo non si potrà mai ottenere con la violenza e con la
costrizione una società che sia giusta, equa, fraterna e solidale.

5)
La
 nonviolenza Ã¨
mezzo e scopo di una politica che ambisca ad essere, nel lungo
periodo, veramente trasformativa.

6)
Solo un
 cambiamento
culturale e spirituale
diffuso potrà
sostenere azioni politiche capaci di non ricadere negli errori dei
movimenti riformisti e rivoluzionari del ”900.

7) Giustizia
sociale e ambientale
 sono
due premesse indispensabili per rilanciare una società nuova
centrata sulla qualità della vita e sulla partecipazione
responsabile al Bene Comune.

Credo
che, con apertura di cuore ed intelletto, questi punti minimi
d”intesa possano essere accettati da tutti coloro che, al di là
della loro storia politica passata, vogliono uscire dagli steccati
ideologici che ancora ci circondano. Qui, infatti, la questione non è
più quella di aggrapparsi a definizioni astratte e rassicuranti,
quanto piuttosto di guardare al bene di tutti come ad una meta capace
di trascendere il residuo adolescenziale di un’identità che esiste
solo finché può definirsi contro quella degli altri.

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