Capitalismo irriformabile: alternativa cercasi | Megachip
Top

Capitalismo irriformabile: alternativa cercasi

La crisi che colpisce l’Occidente non è una crisi (superabile con azioni correttive dello stesso pensiero unico), bensì il fallimento definitivo di un modello di vita

Capitalismo irriformabile: alternativa cercasi
Preroll

Redazione Modifica articolo

26 Ottobre 2013 - 21.33


ATF

di
Paolo Bartolini
.




Sarebbe
forse il caso, come suggerisce il filosofo Roberto Mancini
(http://www.c3dem.it/9136), di
affermare con risolutezza che la crisi che sta colpendo l’Occidente
non è in realtà una crisi (quindi superabile mediante azioni
correttive guidate dal medesimo pensiero unico), bensì il fallimento
definitivo di un modello di vita imposto a miliardi di persone dalla
cosiddetta globalizzazione economica.


Il
cortocircuito, ed è necessario ribadirlo per non fermarsi ad
un’analisi mediocre del nostro tempo, è dovuto alla follia del
sistema capitalistico giunto alla sua fase di massima
insostenibilità.



Va notato a proposito Рperch̩ la Storia non smette di illuminarci
con i suoi paradossi – che nel momento preciso in cui il capitalismo
si è liberato del suo peggior avversario su scala mondiale (il
socialismo reale o comunismo storico) è cominciata a saltare agli
occhi con evidenza macroscopica la sua incapacità di guidare
l’umanità verso forme di convivenza sensate e pacifiche. Così il
capitalismo mostra oggi il volto sfigurato del suo fallimento, senza
che possa accusare di questo alcun nemico esterno. A conferma di
quanto detto notiamo che dopo la caduta del muro di Berlino,
l’esaltazione maniacale conseguente al decesso del vecchio
competitor, ha precipitato l’intera società verso una
inedita forma di barbarie culturale ed economica, segnata dal dominio
della finanza, dallo spreco delle risorse naturali,
dall’impoverimento dei rapporti umani e da nuovi focolai di guerra
sparsi in giro per il mondo.


A
tutto questo si deve aggiungere l’aggressione quotidiana che il
capitalismo globale esercita nei confronti della qualità
dell’occupazione, dei diritti del lavoro, dell’ambiente naturale,
della sovranità degli Stati, ma soprattutto della sfera psicologica
e spirituale dei singoli cittadini.


La
novità, infatti, per chiunque si interroghi sulla necessità di
un’alternativa al disastro che stiamo vivendo, è quella di essere
finalmente chiamati a costruire non solo una proposta politica
radicalmente diversa da quelle in campo (capace di aggregare forze
sociali ancora disperse), ma anche di introdurre in tutte le
dimensioni della vita individuale-relazionale-collettiva un nuovo
modo di sentire se stessi e il mondo circostante, indispensabile per
incrinare le fondamenta del mito implicito che sostiene ancora lo
sviluppo capitalistico (ormai inceppato) e gli permette di conservare
una forte egemonia culturale. Tale mito immagina gli uomini come
naturalmente competitivi, centrati perennemente sul proprio ego e –
lo ricorda ancora Roberto Mancini – angosciati a tal punto dalla
morte da proiettarla difensivamente sui più deboli, vivendo in
perenne fuga tanto dai limiti dell’esistenza quanto da una ricerca
sincera di infinito.


Ecco
allora perché il capitalismo irriformabile che ci avvolge risulta
impossibile da rivoluzionare secondo le vecchie logiche che affondano
le radici nella contrapposizione aggressiva, nella guerra di
liberazione, nell’antipotere.


La
trasformazione che ci è richiesta dovrà avvenire principalmente sul
piano delle scelte di vita e degli orientamenti personali di ordine
filosofico e spirituale. Questo vale a dire che solo uomini e donne
capaci nel loro piccolo di cooperare, di trascendere
l’autocentratura egoica e di ritrovare l’amore e il piacere di
vivere anche se il nostro tempo terreno è limitato, potranno mettere
in moto quel cambiamento profondo che serve alla declinante civiltà
del materialismo economicista e dei suoi simulacri per trasfigurare
il negativo e generare una società realmente liberata.


Sono
questi soggetti consapevoli che dobbiamo educare e aiutare a
formarsi: a scuola, nella famiglia, nell’associazionismo, nei
movimenti politici e, in definitiva, in tutti i luoghi in cui possa
maturare una società di individui solidali. Una società non più
ossessionata dalla morte, ma innamorata del possibile.
[GotoHome_Torna alla Home Page]

Native

Articoli correlati