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Alfano non è un genio, si sa. Ora fa gli straordinari

Mentre si forma il nuovo esecutivo, uno sguardo ravvicinato ai limiti di Alfano rivela come la vera sostanza sia un governo Renzi-Berlusconi. [Aldo Giannuli]

Alfano non è un genio, si sa. Ora fa gli straordinari
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21 Febbraio 2014 - 23.39


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di Aldo Giannuli.

Alfano non ha mai brillato né per acume,
né per iniziativa, né per coraggio. Esiste solo perché, un giorno,
Berlusconi aveva bisogno di un ciambellano, si incapricciò di lui e lo
fece “Marchese del servizio”. Poi Alfano si convinse di essere bravo e
pensò di andare per la sua strada, con i risultati che tutti vediamo.
Dunque, non ci aspettavamo niente da lui. Però adesso sta esagerando:
non capisce neppure l’evidenza e mostra di avere il coraggio di un
agnello.

Insomma, ragioniamo: quello che sta per
nascere è il governo Renzi-Berlusconi. E’ evidente che l’intesa
elettorale è il pilastro dell’operazione che si basa sul reciproco
interesse a mantenere il duopolio Fi-Pd. Poi è ragionevole supporre che i
due abbiamo parlato e si siano capiti anche su altri punti del
programma che vanno oltre il senato e il titolo V e che  riguardano gli
interessi personali del Cavaliere.

Detto in soldoni, il “Grande di Arcore”
ha bisogno di tre cose: di una garanzia di non finire proprio in
gattabuia, ora che non ha l’immunità, di una amnistia che lo rimetta
all’Onor del Mondo rendendolo di nuovo eleggibile e di difendere il suo
rispettabile peculio dall’assalto dei suo colleghi pescicani (e di
questo ultimo punto parleremo meglio in un altro articolo segnalando i
punti scabrosi della questione Telecom).

Tutto questo richiede un po’ di tempo,
ma soprattutto qui occorre superare lo scoglio delle europee e
un’alleanza diretta Pd-Fi (per di più non in un governo di “emergenza” e
di larghe intese, ma in una alleanza propriamente politica ed a due,
dopo la sparizione del centro) potrebbe rivelarsi un gioco politico
troppo azzardato, per di più a tre mesi dal voto. Oddìo, il Cavaliere è
pronto a lasciar vivere il governo del suo complice, magari facendo
uscire i suoi senatori dall’aula, ma, potendo eviterebbe, anche perché i
sondaggi dicono che il “cavalier-lingua-in-bocca-con-il-Pd” non piace
molto alla gente di destra. Ma, alla fine, si potrebbe permettere anche
di perdere momentaneamente qualche punto percentuale, viste le poste in
gioco. Tanto, il capo del centro destra resterebbe sempre lui e poi si
può sempre recuperare in qualche modo.

Chi sta nelle peste è l’enfant prodige
del Pd che, se alla sua prima prova fa flop, precipita. Dunque, occorre
fare il governo Renzi Berlusconi, ma senza che lo sembri, trovando una
maggioranza al Senato senza che Fi sia costretta a fare la ciambella di
salvataggio. I numeri sono quelli che sono, per cui, l’unica possibilità
è che Alfano resti nella maggioranza. Insomma: Alfano deve essere il
paravento dietro il quale Renzi ed il Cavaliere fanno cose
inconfessabili, finite le quali, il paravento finisce nel caminetto.

Questo lo capirebbe anche l’ultimo
imbecille. Così come è chiaro che ad Alfano conviene far saltare il
tavolo e lasciare Renzi nel suo elemento. Anzi, avrebbe dovuto farlo
subito. Ma lui nicchia, tergiversa, si ritrae ma non rompe, ammicca, fa
il broncio ma sorride, abbozza, fa manfrina… Insomma non ha capito che
se lo stanno facendo in padellino e che se passa la riforma elettorale
lui è cotto. L’unico ad averlo capito è il più intelligente della sua
banda, il mio vecchio amico Quagliariello, che giustamente dice: “La
riforma elettorale va in vigore dopo la riforma del Senato” che, come è
facile prevedere, sarà approvata il giorno di poi del mese di mai. E con
questo, spera di far saltare tutto. Ma Alfano ancora esita…

Teme le elezioni… Ma lui oggi ha tutto
da guadagnare da elezioni subito, in primo luogo perché si voterebbe con
il proporzionale che è l’unica vera garanzia di sopravvivenza del Ncd,
poi perché manderebbe a gambe levate l’intesa Pd-Fi ed i giochi si
riaprirebbero. Invece è così salame da esitare ancora prendendosi anche
lo schiaffo in piena faccia di Renzi che, non solo gli riduce la
rappresentanza ministeriale da cinque a tre, ma che lascia a casa
proprio lui, Alfano, e pretende di dire chi devono essere i ministri del
Ncd.

E se poi Renzi fa il governo con i voti
del Cavaliere? Meglio: alle Europee Alfano può pensare di prendere un
po’ di voti di scontenti dell’amorazzo Fi-Pd. Comunque vada ha interesse
a restar fuori e dirlo subito.

Insomma, nessuno pretende che Alfano sia
uno statista e abbia l’intelligenza delle grandi strategie. Ma almeno
un po’ di furbizia nel fare i propri interessi di bottega potrebbe anche
averla. Ma cosa ha fatto di male questo paese per meritarsi una classe
politica di cerebrolesi come questa?

 

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