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Quirinale: facciamo due conti

Numeri alla mano, si profila un lungo ed estenuante braccio di ferro fra chi appoggia il Patto del Nazareno e chi lo avversa. [Aldo Giannuli]

Quirinale: facciamo due conti
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11 Dicembre 2014 - 11.15


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di Aldo Giannuli.

L’attuale Parlamento:

-detratti gli astenuti, schede bianche e nulle, è stato eletto dal 67,8% degli aventi diritto;

-al momento del voto aveva una
maggioranza che dispone del 49,52% dei seggi (considerando tutte due le
camere) avendo avuto il 29,55%;

-dunque è il prodotto di una legge
elettorale che, per questa forte disrappresentatività, è stata
dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale;

-ha registrato lo scioglimento della
coalizione che ha avuto il premio di maggioranza già all’indomani del
voto, mentre si formava una ben diversa maggioranza di governo;

-in questi 21 mesi ha registrato 181 cambi di casacca fra espulsioni, scissioni e passaggi individuali di gruppo.

Forte di questa indiscutibile
rappresentatività della volontà popolare, si accinge ad eleggere il
prossimo Presidente della Repubblica.

Come si sa, il Presidente è eletto dal
Parlamento in seduta comune (945 parlamentari, più 4 senatori a vita
–dopo la morte di Abbado- e l’ex Presidente Ciampi, cui si unirà
Napolitano) integrato da 58 rappresentanti delle regioni. Per cui, da
quarto scrutinio, la maggioranza necessaria per l’elezione sarà 505
voti.

Dato che, ormai il Parlamento sembra diventato l’”Hotel del Libero scambio” (“gente che viene, gente che va”) l’attuale composizione dei gruppi parlamentari non coincide più con quella al momento dell’elezione ed è la seguente:

Pd: 416; Fi: 143, M5s: 140, Ncd: 58,
Lega: 35, Sel: 26, Sc. Civ.: 33, Gruppo per l’Italia: 24, Gal: 14;
Fratelli d’Italia 9, gruppo autonomie 24, ex M5s 23, Misto 5.

(Gruppo per l’Italia sono gli ex Udc di
Casini e parte di scelta civica; Gal è un gruppo di liste
fiancheggiatrici di Fi; da non confondere con il gruppo autonomie che
accoglie Svp, Uv, Psi ecc.)

A questi bisogna sommare i 58 delegati
regionali, la cui distrubuzione possiamo prevedere con buona
approssimazione (Pd 24; Fi 16; Lega 5; M5s 1; Sel 3; Ncd 3; Gal 2;
Svp-Uv 2;b FdI 1; Per l’Italia 2). 

Per cui il presumibile collegio
finale sarà così composto:

Pd 440;  Fi 159; M5s 141; Ncd  61; Lega
40; Sc Civ 33; Sel 29; Per l’Italia 26; Gal 16; FdI 10; autonomie 24, ex
M5s 22, Misto 6.

(Al netto di nuove scissioni, espulsioni, passaggi di gruppo possibili in ogni momento).

Detto questo, i gruppi di Fi e Pd sono
degli aggregati tribali tutt’altro che coesi ed è probabile che ogni
clan voti per i fatti suoi.

Iniziamo dal Pd sulla base di stime approssimative:

Renziani 190 (di cui “puri” 54; Franceschiniani e Fassiniani 55; veltroniani 10; vari non organizzati  una settantina circa)

Giovani Turchi 43 (Orfini)

Bersaniani 27

Cuperliani 94

Civatiani 16

Vari 70 (lettiani, bindiani, d’alemiani, fioroniani)

Relativamente più semplice la stima delle correnti di Forza Italia:

fittiani 54

berlusconiani 105

Ora proviamo ad aggregare i vari gruppi
sulla base della loro posizione verso il patto del Nazareno, che è la
prima linea di divisione che si proporrà:

Nazareni “duri” 328  (renziani puri e non organizzati, franceschiniani, veltroniani; berlusconiani; Scelta civica)

Nazareni “morbidi” 157  (bersaniani, giovani Turchi, Ncd, Gruppo per l’Italia)

Antinazareni “morbidi” 121 (vari Pd, Sel, ex M5s)

Antinazareni duri  371 (cuperliani, civatiani, fittiani, Gal, M5s, Lega, FdI)

“Terra di conquista” 31 (autonomie, misto)

Dunque, il fronte dei Nazareni
mette insieme al massimo 485 voti, per cui aggiungendo tutti quelli
della “terra di conquista arriverebbe a 516 voti. In teoria, sufficienti
a superare la soglia minima dei 508, in realtà, troppo al di sotto per
potercela fare. In primo luogo dovrebbe contare sulla fedeltà totale dei
suoi parlamentari, compresi quelli “morbidi” (e già questo sarebbe un
miracolo), ma poi dovrebbe assorbire la quasi totalità di quelli della
“terra di conquista” e, per giunta, quel giorno nessuno dovrebbe essere
assente, anche per un semplice mal di pancia. Troppe cose tutte insieme.

Questo non vuol dire che gli altri, gli
antinazareni, stiano messi meglio: in primo luogo perché anche loro
partono “sottoquota”: 492 voti, appena sette in più degli altri, quindi
stesse considerazioni, ma soprattutto perché sono solo un “cartello del
No”: dove lo troviamo un candidato gradito dalla Lega e da Sel, dai 5
stelle e dai fittiani, da FdI e dai civatiani?

Dunque, se lo scontro parte sulla
discriminante Nazareno, si profila solo un lungo ed estenuante braccio
di ferro, dove l’unica possibilità è che i “nazaresti” sfondino
conquistando qualcosa degli antinazareni morbidi (vari Pd, ex M5s, Sel).
Vice versa gli anti nazareni possono solo resistere in attesa di
rimescolare le carte. 

D’altra parte, l’unica maggioranza alternativa
potrebbe essere quella basata sull’asse Pd-M5s (con ex M5s e Sel, più
qualche altro) che avrebbe oltre 600 voti, ma politicamente, per ora è
piuttosto improbabile. Oppure un candidato istituzionale votato per
disperazione da tutti (presidente della Corte Costituzionale o della
Cassazione o governatore della banca d’Italia). Potrebbe poi sempre
rispuntare la candidatura Draghi, ma di questo riparleremo.

Ma, considerata la grande
rappresentatività di questo Parlamento, non vi sembra che sarebbe più
sensato eleggere il Presidente estraendolo a sorte? Magari abbinandolo
ad un biglietto della Lotteria di Capodanno?

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