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Il velo di Maya che proteggeva il Ven. Maestro Draghi è finalmente caduto

La posta in gioco? La salvaguardia delle nostre libertà politiche, sociali, economiche e civili, messe apertamente in discussione da una masnada di barbari antidemocratici

Il velo di Maya che proteggeva il Ven. Maestro Draghi è finalmente caduto
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26 Febbraio 2015 - 19.10


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di Francesco Maria Toscano.


Qualche giorno fa, riflettendo sul caso
greco, abbiamo constatato come oggettivamente alcuni figuri abbiano già
di fatto abolito la democrazia in alcune nazioni d’Europa (clicca per leggere). Draghi, Schaeuble e Merkel, per esempio, sul punto sono molto chiari e diretti: “i cittadini non possono cambiare attraverso il voto l’indirizzo politico dei rispettivi governi”. Anziché inviare i carri armati a reprimere nel sangue eventuali proteste, Mario Draghi
può semplicemente schiavizzare un Paese intero minacciando di
interrompere la liquidità che tiene in piedi le barcollanti finanze
elleniche. Le forme divergono, ma la sostanza non cambia: in Grecia si è
instaurata una evidente dittatura. Nessuno può quindi più fare finta di
non sapere che un manipolo di oligarchi, capitanati dal Venerabile
Maestro Mario Draghi
, promuove e realizza nel Vecchio Continente 
un golpe strisciante e continuo. 

Ora, la situazione di fatto appena
dipinta si presta ad una lettura bivalente: da un lato  la
consapevolezza di essere governati da nuovi Führer che non possono
fermati attraverso libere elezioni incute timore; dall’altro il
consolidarsi di un simile equilibrio pone gli odierni torturatori in una
posizione scomoda e in prospettiva decisamente pericolosa. Una cosa è
raggirare la pubblica opinione carpendone la fiducia cavalcando
l’inganno dello spread e dei sacrifici indispensabili; un’altra è voler
sovvertire il risultato delle urne con la forza bruta. Ecco, come
dimostra la storia, gli uomini affetti da un delirio di onnipotenza che
hanno battuto temerariamente la seconda strada sono quasi sempre finiti
molto male. L’avere costretto alcuni contro-iniziati a mostrare al mondo
il loro vero volto rappresenta perciò il più grande ed insperato
successo che potessimo in questa fase sperare di ottenere. 

Adesso inizia
una partita mortale. La posta in gioco non riguarda più il prevalere di
una impostazione neoliberista a discapito delle teorie keynesiane, da
consumarsi sempre e comunque all’interno di una cornice fondamentalmente
ispirata al rispetto dei pilastri che contraddistinguono una democrazia
liberale e uno stato di diritto. La posta in gioco riguarda adesso la
salvaguardia delle nostre libertà politiche, sociali, economiche e
civili, messe apertamente in discussione da una masnada di barbari
antidemocratici

In estrema sintesi vi sto dicendo che, al di là del
merito della trattativa tra Tsipras e la Troika ora ribattezzata
“Istituzioni”, teatrino divenuto oramai stucchevole ed irritante, un
altro fatto politico importantissimo si è consumato: il velo di Maya che permetteva al Venerabile Draghi
di colpire nell’ombra è finalmente caduto. 

Da ora in avanti
navigheranno tutti in mare aperto e senza salvagente. 

Arrivati a questo
punto è giusto chiedersi: a noi, sinceri democratici e progressisti,
cosa conviene? 

Che Draghi si ammorbidisca, continuando a
rispettare le forme per violentare all’infinito la sostanza; o, al
contrario, è preferibile sperare in un ulteriore irrigidimento di stampo
liberticida messo in bella mostra da parte del nostro nervosetto
banchiere centrale? Io vi dico che è molto meglio sperare nella seconda
ipotesi. 

Per farmi capire meglio ricorrerò ad un paragone di tipo
storico che vale solo a titolo esemplificativo. Mentre la sicumera e
l’arroganza condannarono Hitler ad una fine terribile e vergognosa, la prudenza e la temperanza permisero al dittatore spagnolo Francisco Franco
di morire nel suo letto. A chi è andata peggio? Ai tedeschi, che
all’indomani di una sanguinosissima guerra mondiale poterono ripartire
su basi diversi e migliori, oppure  agli spagnoli, i quali dovettero
vivere sotto il regime di uno spregevole individuo fino al 1975? Ecco,
per noi oggi si profila lo stesso bivio. 

Se i nazisti tecnocratici al
comando dovessero spingere sull’acceleratore ubriacati da una
provvidenziale sindrome di imbattibilità ci farebbero un grosso favore.
In caso contrario, nel caso in cui cioè i padroni recuperassero un
rispetto solo epidermico per i riti della democrazia, l’Europa andrebbe
invece probabilmente  incontro ad una lenta e inesorabile agonia che
potrebbe in astratto durare decenni. 

Non disperiamoci quindi nel notare
come gli orchi riescano ad affondare il coltello nella carne viva delle
vittime. Trasformeremo l’odio provocato da alcune crudeli condotte in
balsamo di liberazione e di futura implacabile giustizia. 


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