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Renzi, cronache della fine dal futuro

'Il referendum coalizza le opposizioni alla vigilia di una grande tempesta sull''economia e la politica italiana ai tempi della troika. Ipotesi sullo scenario. [Gufo Boschi]'

Renzi, cronache della fine dal futuro
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14 Gennaio 2016 - 23.35


ATF

di
Gufo

Boschi.


Nel momento di massima espansione di
consensi (elezioni europee 2014), l”area governativa ha raggiunto il 47%;
l”area di opposizione, sommata trasversalmente, il 53%. Ora, i sondaggi e il
senso comune dicono che l”area governativa fatica a raggiungere il 40% e l”area
di opposizione è almeno al 60%.


Dunque, in caso di referendum SI/NO, questa
polarizzazione indica chiaramente che l”area governativa è già in netto
svantaggio, sostanzialmente irrecuperabile. Di fatto ogni governo italiano è un
governo di minoranza in quanto a consensi, e governa solo in virtù del fatto
che le opposizioni sono divise (e quando una di queste opposizioni va al
governo, diventa un governo di minoranza).


Data questa considerazione numerica
oggettiva, dobbiamo tutti chiederci perché mai il governo debba impostare la
strategia di un referendum costituzionale “politicizzando” il voto e
rendendolo di fatto un plebiscito pro o contro di sé. Per avere chances di vittoria il messaggio
dovrebbe essere contrario, puntare ai contenuti più populistici del referendum
(via i politici parassiti, meno soldi spesi, più efficienza, ecc.). Posto che nei
prossimi mesi useranno di certo questi trucchi, la prima uscita di Renzi è
stata invece: “se perdo me ne vado” Cosa che porta inevitabilmente
tutte le opposizioni a unirsi – in modo trasversale – per uno scopo comune:
mandarlo a casa (al di là della riforma costituzionale, buona o cattiva che
sia).


L”area governativa non può nemmeno contare
sull”astensione (il referendum non ha quorum) la quale tradizionalmente
colpisce l”area governativa mentre l”attuale opposizione ha una capacità di
mobilitazione elettorale molto maggiore (sinistra non governativa, M5s, Lega,
ecc.).


Insomma, si possono fare molti ragionamenti,
persino ovvi, sulla debolezza di partenza del fronte governativo.


E allora cӏ da chiedersi: la strategia del
governo è frutto di miopia e idiozia (possibilissimo) o c”è uno scenario
volontariamente suicida o un mix di entrambi gli aspetti (menti raffinate che
spingono al suicidio sfruttando l”idiozia dei suicidanti)?

Ma a quale scopo?


Ecco un”ipotesi:


Ad ottobre, dopo la sconfitta referendaria,
il governo si dimette e si apre la crisi. Siamo a due mesi dalla fine
dell”anno, la legge finanziaria non è stata ancora approvata. Si apre un
periodo di fortissima instabilità. La situazione internazionale è critica, il
nuovo presidente americano si mostra bellicoso, l”economia e la finanza
mondiale hanno le convulsioni. In Italia si apre una crisi bancaria dirompente
(innesco MPS, Carige, le banche venete?), panico e fuga dalle banche.


Un governo “tecnico” attinge
all”unica risorsa disponibile: il MES, ossia il fondo salva Stati che però
affonda gli Stati. Conseguentemente la troika entra in Italia in via ufficiale
e detta le condizioni. Effetto Grecia.

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