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Olimpiadi? Nein. Il caso Amburgo

Pur senza gli scandali e il debito da cui partiva Roma, gli abitanti di Amburgo avevano già rinunciato volentieri con referendum a un cattivo affare [Nina Lepori]

Olimpiadi? Nein. Il caso Amburgo
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22 Settembre 2016 - 20.00


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di
Nina Lepori
.

AMBURGO (Germania) – Organizzare le
Olimpiadi rappresenta un grosso rischio per le città che se ne prendono carico.
E città come Boston o Amburgo questo lo hanno avuto ben presente, prima ancora
di Roma. Amburgo ha rinunciato a presentare la candidatura per il 2024 dopo che
un referendum popolare ha bocciato questa possibilità nel novembre 2015.

Forse i tedeschi del nord sono piuttosto
conservatori e pessimisti quando si ha a che fare con mega-eventi, ma le
motivazioni del “No” allora furono molto convincenti e tutte molto
ragionevoli, comunque basate su uno sguardo razionale rivolto ovunque nel mondo
alle esperienze olimpiche passate (che non sono poche).

Dietro la facciata del marketing – secondo
la quale le Olimpiadi sarebbero “una grossa opportunità di crescita per
l’economia” o una “grande esperienza comunitaria” o un “luogo di
incontro per i giovani del mondo”, un “evento unico per il mondo
dello sport”, in cui “Amburgo può solo vincere ” – si è voluto
guardare alle possibilità reali. E senza nemmeno essere freschi reduci di
giganteschi scandali come quelli che incombevano su Roma, pur non avendo neanche
lontanamente il fardello dell’enorme debito che grava sul comune capitolino, gli
abitanti di Amburgo si chiedevano:

– Quali vantaggi a lungo termine ne trae la
comunità (e cioè la maggior parte della popolazione)?

– E se i giochi significassero solo
miliardi di profitti per il comitato organizzatore e gli sponsor e le grandi
aziende private a fronte di costi illimitati per il settore pubblico?

– Che cosa succede in una città impegnata a
organizzare le Olimpiadi: affitti che esplodono, lavori stradali permanenti,
militarizzazione, strade e mezzi pubblici completamente congestionati per
settimane, controllo a tappeto e, di fatto, assedio completo da parte delle
forze dell’ordine?

– E , dopo che le Olimpiadi sono finite, che
cosa rimane?

La scelta della città è andata in direzione
di investimenti che sostengano progetti più sostenibili nel miglioramento dell’edilizia
sociale, per lo sviluppo ecologico del trasporto pubblico, per la
riabilitazione e il ripristino di strutture di formazione, culturali e sportive
già esistenti, e soprattutto per la promozione costante di una formazione
sportiva più inclusiva.

Senza stracciarsi le vesti, i media hanno
registrato il fatto. Anche perché quei media non li possiede una qualche
famiglia Kaltagironen.

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