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La morte di Fidel e il punto di svolta della crisi: una coincidenza non casuale

'L’elezione di Trump e l''uscita di scena di Castro coincidono con la probabile apertura di una nuova fase della crisi sistemica [Piotr]'

La morte di Fidel e il punto di svolta della crisi: una coincidenza non casuale
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28 Novembre 2016 - 06.47


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Un
Fidel che vibra en las montañas

un
rubì, cinco franjas y un estrella.

di Piotr.

Non è
nostalgia del bei tempi andati, delle cosiddette illusioni e delle cosiddette
delusioni. È la constatazione che è scomparso un gigante e la sua scomparsa
sommerge i nanerottoli politici che gli sopravvivono e si ostinano a volerci
governare.

Con la morte
del comandante Fidel Castro si è chiusa un’epoca. Dire ciò è dire una cosa
ovvia che però ne nasconde una che può sorprendere.

La lunga
vita di Fidel ha coperto tutto il passaggio dalle speranze comuniste allo showdown
attuale della crisi sistemica che vede la sinistra
come supporto ideologico e spesso
direttamente politico dell’imperialismo americano
, quello che il Che
giudicava come il più grande pericolo per l’umanità.

Un punto di
massimo (locale? assoluto?) della crisi, quindi, che sta facendo luce sulla lunga
confusione tra il progressivismo della sinistra e l’emancipazione, che
invece è la caratteristica dell’utopia scientifica di Marx. Una confusione che
ha avuto ragioni storiche (dai Fronti Unici antifascisti al keynesismo del
dopoguerra) ma che la Storia stessa si è incaricata oggi di chiarire
definitivamente.

La morte di Fidel Castro coincide
con l’elezione di Donald Trump alla presidenza della nazione che gli è stata
per decenni la più acerrima nemica
.
Il president-elect ha commentato la morte del Comandante con un
sogghigno ringhioso. Poco da stupirsi. I sogghigni ringhiosi pare che siano nel
DNA di certi politici dell’Impero. Si pensi a quello di Hillary Clinton alla
notizia che Gheddafi era stato trucidato.

La
differenza è che Trump non ha le mani sporche del sangue di Fidel, mentre la
Clinton le aveva lorde di quello di Gheddafi (addirittura contro la stessa
volontà di Obama, come ormai ben sappiamo).

Omero
chiamava Achille che non aveva pietà dei nemici uccisi: “la bestia”.

La
coincidenza tra l’elezione di Trump e la morte di Fidel non è più tale se si
considera che i novanta anni del lider maximo segnano – è una questione
anagrafica – la più che probabile apertura
di una nuova fase della crisi sistemica
, una nuova fase di cui l’elezione
di Trump sembra essere un sintomo. Una nuova fase della lunga crisi che è
seguita al grande ventennio postbellico quando lo sviluppo capitalistico
occidentale segnò un culmine storico e a Cuba, per l’appunto, Fidel e il Che
conquistavano vittoriosi Santa Clara e l’Avana. I primi sintomi di questa crisi
furono contemporanei all’assassinio del Che in Bolivia.

Se quindi la
morte di Fidel chiude un’epoca, l’elezione di Trump, comunque vada, ne apre
un’altra.

Si può agevolmente notare un
ripensamento da parte di ogni attore sulla scena mondiale
. Non è necessariamente un fenomeno
di causa-effetto. D’altra parte non solo noi, ma anche le varie élite sono
in attesa di vedere la squadra di governo del neo presidente e le sue prime
mosse. Ma si può dire già fin d’ora che si stanno verificando riposizionamenti
o si stanno elaborando ipotesi di riposizionamento strategico da parte di tutto
l’Occidente.

Una piccola
maggioranza del Parlamento Europeo ha recentemente espresso la propria
russofobia (in gran parte indotta da oltre Atlantico) dando finalmente libero
sfogo al proprio istinto latente: assassinare la libertà in nome dei principi
democratici. È passata infatti una risoluzione che richiede che i media
russi (e in prospettiva ogni voce dissidente) vengano boicottati e censurati
.
Un istinto che ha una caratteristica di sinistra. Ma il solamente risicato voto
liberticida europeo (contrastato ad esempio dai 5 Stelle) è lì a testimoniare
che siamo in piena fase interlocutoria.

La causa di
ciò è l’evidente fallimento, l’evidente
insostenibilità, della linea strategica seguita fino ad oggi per fronteggiare
la crisi sistemica
. Se da una parte la piccola Siria si è dimostrata un
ostacolo insuperabile dalle più ricche nazioni del mondo, dall’altra parte il sistema finanziario è sull’orlo del
baratro
. C’è un grande bisogno di immettere nei circuiti internazionali
yuan e anche rubli, che sono di fatto le uniche monete con copertura aurea. La
Brexit è il frutto di chi ha annusato quest’aria come solo la City di Londra
riesce a fare da almeno due secoli abbondanti. TTP e TTIP stanno andando verso
il loro funerale (poco solenne) e anche il NAFTA potrebbe ammalarsi gravemente.

Mentre tutti
straparlano ancora di finanziarizzazione
e globalizzazione, si sta andando
proprio verso il loro opposto, o più
precisamente l’opposto del senso che queste due parole hanno avuto finora.

Tra
non molto penso che ci troveremo di fronte a un bivio. O un’anarchia
capitalistica foriera di guerre commerciali e finanziarie che da scontri tra
capitali si potrebbero trasformare in scontri tra Stati, oppure il
riconoscimento di un nuovo ordine mondiale multipolare in cui gli USA saranno
una grande Potenza alla pari di altre, ma non quella egemone. La linea di Donald Trump ad oggi sembra quella di
utilizzare la grande potenza che gli USA ancora hanno per negoziare le migliori
condizioni (a partire dalla posizione del Dollaro) in un mondo multipolare,
senza illudersi che gli States possano rimanere gli incontrastati leader
mondiali.

In
tutti e due i casi, la declinazione
pratica della nozione di “imperialismo” sarà ancora una volta destinata ad
essere cambiata
, perché si apriranno scenari internazionali e nazionali
completamente nuovi.

Con Fidel è
morto un gigante della politica mondiale. Noi, qui in Italia, assistiamo al
miserabile spettacolo di suoi ex fan che il massimo che riescono a fare è
nascondere dietro circonlocuzioni gesuitiche il medesimo ringhio di Trump
(quando addirittura non lo rilanciano tale e quale, loro stessi o le loro
attuali icone intellettuali).

Questi
lillipuziani della dignità e dell’apparato neuronale non riescono nemmeno ad
essere compiutamente dei traditori, come pure vorrebbero, perché sono incapaci
di raggiungere la grandezza viscida di Iago
ma di loro nella Storia rimarrà solo una traccia bavosa. Un destino sicuramente
diverso di quello che la Storia ha riservato al gigante Fidel Castro.

È questione
di pochissimi anni.

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