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Il neocon: ''qualcuno usi un trucco per costringerci alla guerra!''

Si diffonde nei siti e nei social network di mezzo mondo la sbalorditiva performance di uno dei tanti cloni slavati della galassia neocon, Patrick L. Clawson.

Il neocon: ''qualcuno usi un trucco per costringerci alla guerra!''
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27 Settembre 2012 - 22.17


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L’attacco alle petroliere alla soglia del Golfo è un fatto del 2019 su cui stiamo discutendo ora. Al solito, la gran parte dei media pubblica le notizie senza cercare alcun antefatto, senza domande scomode, appiattendosi sui comunicati stampa dei potenti. Prima di berla tutta, questa velenosa propaganda già montante contro l’Iran, consiglio vivamente la rilettura di questo articolo (e la fruizione del video collegato) del 27 settembre 2012. L’angolazione dei fatti consentirà tutta un’altra sorprendente percezione.

— 27 settembre 2012 —
Si sta diffondendo nei siti e nei social network di mezzo mondo la sbalorditiva performance di uno dei tanti cloni slavati della galassia neocon, Patrick Lyell Clawson, che il 26 settembre 2012 ha pronunciato un accorato appello per l’inganno e la guerra all’Iran.  Il falco (una specie di morphingfra il Ricky Cunningham di Happy Days e Niccolò Machiavelli dopo una lobotomia), strilla affinché qualcuno prepari una provocazione, un atto bellico sotto falsa bandiera con cui gli USA si trovino “costretti” a entrare in guerra con l’Iran.  Potrete ascoltarlo con le vostre orecchie, e leggere la tempestiva traduzione nel video realizzato da Luogocomune.net, che qui riportiamo.  Ma Clawson, chi era costui? Nato nel 1951, proprio in tempi da happy days, è un economista statunitense e studioso di questioni mediorientali. Attualmente è il Direttore della Ricerca presso il WINEP (Washington Institute for Near East Policy) uno dei vari pensatoi egemonizzati dai neocon.

 
Il WINEP è segnato da legami fortissimi con le classi dirigenti politiche, industriali-militari, mediatiche e dell’intelligence di USA e Israele. Di solito, Clawson scatena la sua prosa guerrafondaia in veste di caporedattore di «Middle East Quarterly», una rivista talmente bellicista che gli articoli sembrano battuti direttamente col mitra.
 
Nel cursus honorum di chi apparecchia la vostra prossima guerra mondiale non poteva mancare un periodo di lavoro presso il Fondo Monetario Internazionale (dal 1981 al 1985), per poi ricoprire un incarico di “senior economist” alla Banca Mondiale. Pur vivendo da sempre tra Shock Economy e bombardieri, il rosso Patrick ha mantenuto un candore quasi infantile, che potrete godervi in relax, dopo esservi agghiacciati e aver fatto scongiuri e manovre di sicurezza secondo le vostre rispettive abitudini. Buona lettura e buon ascolto. Si fa per dire.

 

https://youtu.be/IlxfBaACz7k

Intervento di Patrick L. Clawson
 
Francamente, penso che sia molto difficile dare inizio ad una crisi. E faccio molta fatica a vedere come il presidente degli Stati Uniti possa davvero portarci in guerra contro l’Iran.
Questo mi porta a concludere che se non si troverà un compromesso, il modo tradizionale con cui l’America entra in guerra sarebbe nel miglior interesse degli Stati Uniti. […]
Qualcuno può pensare che Roosevelt volesse entrare nella II guerra mondiale, come ha suggerito David, ma forse ricorderete che ha dovuto aspettare Pearl Harbor.
Qualcuno può pensare che Wilson volesse entrare nella I guerra mondiale, ma forse ricorderete che ha dovuto aspettare l’episodio del Lusitania.
Qualcuno può pensare che Johnson volesse mandare le truppe in Vietnam, ma forse ricorderete che ha dovuto aspettare l’episodio del Golfo del Tonchino.
Non siamo entrati in guerra con la Spagna finché non c’è stata l’esplosione sul Maine.
E vorrei anche suggerire che Lincoln non sentì di poter chiamare l’esercito federale fino a quando Fort Sumter non fosse attaccato, e per questo motivo ordinò al comandante del forte di fare esattamente ciò che quelli del Sud Carolina dicevano che avrebbe provocato un attacco.
Quindi se di fatto gli iraniani non sono disposti al compromesso, sarebbe meglio che qualcun altro iniziasse la guerra.
Si possono sempre combinare altri metodi di pressione con le sanzioni. Ho citato ad esempio quell’esplosione del 17 agosto.
Potremmo anche aumentare la pressione.
Dopotutto, signori, i sottomarini iraniani vanno periodicamente sott’acqua, ma qualcuno un giorno potrebbe anche non riemergere, chissà come mai?
Potremmo fare diverse cose se vogliamo aumentare la pressione.
Non è una cosa che sto proponendo, suggerisco soltanto che qui non siamo in una situazione di sì o no, sappiamo che o le sanzioni avranno successo oppure andrà fatto qualcos’altro.
Stiamo giocando una partita coperta con gli iraniani, e potremmo anche diventare più cattivi nel farlo.
 
 
Fonte: video
Qui il testo originale dell’intervento.
 
Traduzione a cura di Luococomune.
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