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Tunisino ucciso. Poca gloria, molte domande

La sequenza degli attentati si ripete con un cliché incredibilmente monotono, che termina sempre allo stesso modo. [Piotr]

Tunisino ucciso. Poca gloria, molte domande
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23 Dicembre 2016 - 16.39


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di Piotr.

A
Sesto San Giovanni, praticamente in quel di Milano, la polizia ha ucciso
l”ormai famoso tunisino ricercato per la strage di Berlino.

Sono molte le domande in piedi da prima di questa sparatoria.

Come sapevano che era proprio questo tizio alla guida del camion che ha fatto strage a Berlino? Semplice.
Come al solito, hanno trovato – toh guarda – un suo documento nella cabina del
camion, sotto il sedile. Come mai allora l”efficientissima polizia tedesca
aveva arrestato un pakistano che non c”entrava nulla? Ci hanno messo veramente
un giorno a trovare un documento sotto il sedile dell”arma del crimine? Ma va
là.


La
sequenza si ripete con un cliché incredibilmente monotono:

1) Attentato
“imprevisto”.

2) Ritrovamento dei
documenti degli attentatori sul luogo del crimine (e non sono “firme”
come qualche depistatore scrive, perché se volessero firmare aspetterebbero sul
posto il “martirio” e invece fuggono).

3) Dichiarazione che
l”attentatore o gli attentatori in questione erano già sospettati e a volte
sotto sorveglianza (però l”attentato lo riescono a fare lo stesso, come mai?).

4) Caccia all”uomo.

5) Conflitto a fuoco e
uccisione del sospetto. Niente cattura e interrogatorio. Nemmeno per Osama bin
Laden.

Variante
possibile: gli attentatori muoiono durante l”attentato. Ma tutti gli attentati
hanno seguito questo schema.

Il copione
è sempre lo stesso. Qualcuno sta usando sempre lo stesso canovaccio.

Non
chiedetemi chi. Non ho le prove.

E
quindi lascio che ognuno ragioni con la propria testa. Arriverà a conclusioni
magari diverse dalle mie.

L”importante
è che si emancipi dalla narrazione ufficiale. Non sta in piedi ed è diventata mortalmente
noiosa. Già, perché gli innocenti continuano ad essere ammazzati, per la gloria
di poche élite, pronte a scatenare tutte le loro speculazioni politiche e gli stati di emergenza sull’onda di una
campagna di terrore e tensione.

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