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La Coalizione divisa sui propri obiettivi

'Vogliono cambiare le mappe del Vicino Oriente, ma hanno obiettivi divergenti: da una parte USA, Israele e sauditi, dall''altra Francia e Turchia. E gli altri? [T. Meyssan]'

La Coalizione divisa sui propri obiettivi
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10 Novembre 2014 - 21.22


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«Sotto
i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°104


di Thierry Meyssan.

Washington sembra aver abbandonato la sua mappa di
rimodellamento del Levante in favore di un”altra. Tuttavia, il fallimento del
primo progetto e la resistenza del popolo siriano non sono di buon auspicio per
l”attuazione di questo nuovo piano. Thierry Meyssan torna a parlare degli
adattamenti ora richiesti da ciò e della divisione che ha determinato
all”interno della Coalizione: da una parte gli Stati Uniti, Israele e l’Arabia
Saudita, dall”altra Francia e Turchia.

La mappa del rimodellamento secondo Ralph Peter

Washington non si augura più il rovesciamento della
Repubblica araba siriana, perché considera la Coalizione Nazionale incapace di
governare e non desidera vedere il paese sprofondare in un”anarchia
ingestibile
. Infatti, a differenza della Libia e dell”Iraq, la Siria è vicina a
Israele e il caos in questa zona potrebbe risultare fatale al suo protetto.

A poco a poco, lo stato maggiore statunitense ha rivisto il
suo progetto di ristrutturazione del “Medio Oriente allargato” (Greater Middle East Initiative), come
definito nel 2001, e la cui carta fu pubblicata dal colonnello Ralph Peters in
occasione dei dibattiti della Commissione Baker-Hamilton [1]. Una fazione in seno all”amministrazione Obama spinge per la
realizzazione di un nuovo piano
: il rimodellamento simultaneo di Iraq e Siria
in cinque stati, di cui due risulterebbero collocati a cavallo delle attuali
frontiere.


Il rappresentante di Ban Ki-moon in Iraq, il tedesco
neo-conservatore Martin Kobler, nel luglio 2013 aveva stranamente annunciato al
Consiglio di Sicurezza la fusione dei campi di battaglia di Iraq e Siria. [2]

La mappa di questo nuovo piano fu pubblicata nel settembre
2013 dalla giornalista Robin Wright, all”epoca ricercatrice presso l”United
States Institute of Peace, il think tank
del Pentagono [3].

La mappa del rimodellamento secondo Robin Wright

Essa prevede una drastica riduzione del territorio della
Siria
di circa tre quarti del suo territorio. È ormai sostenuta da Israele,
come ha dichiarato il ministro della Difesa Moshe Yaalon durante il suo viaggio
negli Stati Uniti. [4]

Washington intende mantenere la Repubblica almeno sul
confine israeliano, a Damasco e sulla costa mediterranea. Al contrario, la
Francia e la Turchia non vogliono una fusione del Kurdistan iracheno e del nord
della Siria, che inevitabilmente sfocerebbe in una spartizione della Turchia.
Non vogliono nemmeno un grande Sunnistan che raggruppi la parte dell”Iraq
occupata da Daesh e il deserto siriano, che sfuggirebbe loro di mano a
esclusivo vantaggio degli Stati Uniti e dell”Arabia Saudita.

Questo è il motivo per cui Parigi e Ankara hanno fatto ogni
sforzo dapprima per eliminare o far eliminare i curdi del PYG
(alleati del PKK,
favorevoli alla creazione di un Kurdistan in Turchia e quindi ostili al
progetto statunitense di pseudo-Kurdistan), e in seguito per riportare
Washington al progetto iniziale della «primavera
araba in Siria»:
ossia mettere al potere i Fratelli Musulmani a Damasco.

Tenuto conto della resistenza del popolo siriano e delle
continue vittorie del suo esercito da più di un anno, Washington non è più
sicura della fattibilità del suo piano. Inoltre, il presidente Obama ha
immaginato di coinvolgervi anche l”Iran. Ha scritto segretamente alla Guida
della Rivoluzione, l”ayatollah Ali Khamenei, proponendogli un”alleanza per
schiacciare Daesh
se – e solo se – avesse approvato il protocollo negoziato dal
governo dello sceicco Hassan Rohani [5] a Vienna. «Schiacciare Daesh» potrebbe significare sia liberare le popolazioni
irachene e siriane da esso dominate e tornare allo status quo ante bellum [6], sia – in nome del realismo – installare
un governo più legittimo nel suo spazio, vale a dire realizzare il piano
Wright.

Reagendo alla proposta di creare un Sunnistan
iracheno-siriano, il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah ha
approfittato della Ashura [importante ricorrenza religiosa islamica, NdT]
per denunciare la responsabilità dell”Arabia Saudita nello sviluppo del
takfirismo [7]. In tal modo, per la prima volta, ha indicato il wahhabismo come
matrice di un progetto rivolto contro l”Islam; il che equivale a dire che il
wahabismo non è un ramo dell”Islam, ma un”eresia che sta danneggiando tutti i
musulmani.

Ipotizzando che la Guida rifiuti la proposta statunitense e
che allora Washington attacchi l”esercito siriano arabo per farlo rifluire su
Damasco e Latakia, la Siria ha preso subito l”iniziativa e ha pressato la
Russia affinché le consegni l”ultima generazione di missili S 300, i soli
capaci di tenere a bada la US Air Force. Mosca ha confermato che questo sarà
cosa fatta una volta completate alcune pratiche burocratiche [8].

Da parte sua, il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius,
il 3 novembre ha pubblicato una lettera aperta su tre quotidiani, uno francese,
uno statunitense e uno saudita, contenente l”appello a «salvare Aleppo» dal “regime” di Damasco [9]. Molto ben
scritta, essa cerca di convincere i suoi alleati ad abbandonare la loro
offensiva contro Daesh e ad aiutarlo piuttosto a rovesciare la Repubblica araba
siriana. Ma è poco probabile che questa lettera sia
sufficiente allo scopo, dato che chi conosce i suoi polli rimarrà scioccato
dalla sua incredibile malafede.

Peraltro, la Francia e l”Arabia Saudita hanno finalmente
firmato quel contratto per armare il Libano che Riyad aveva annunciato più di
un anno fa [10]. Ufficialmente, il re Abdullah offre armi francesi per 3
miliardi di dollari
all”esercito libanese, in modo che possa ammodernarsi e
difendere il suo paese.

Ufficiosamente, si tratterebbe di ringraziare i militari
libanesi per non aver registrato le confessioni del terrorista Majed Al-Majed
[11]. Tutto sommato, siccome l”unica possibile finalità di questo trasferimento
di armi è quella di fare dell”esercito libanese un rivale di Hezbollah, è poco
probabile giunga a buon fine. Tutt”al più, i Sauditi dovrebbero fornire loro i
mezzi per sradicare gli jihadisti del Qalamoun che, nell”ipotesi del piano
Wright, diventerebbero inutili. Scommettiamo che presto lasceranno Libanesi e
Francesi ai loro sogni.

In ogni caso, una Coalizione che avanza così profondamente
divisa sui propri obiettivi ha poche possibilità di arrivare fino alla
vittoria.

NOTE:

[1] “Bloodborders – How a better Middle East would look“, Colonel Ralph Peters, Armed
Forces Journal
, 1° giugno 2006.

[2] “UN envoy : Iraq and Syrian conflicts are merging“, Edith M. Lederer,
Associated Press, 16 luglio 2013.

[3] “Imagining a Remapped Middle East“, Robin Wright, The New
York Times Sunday Review
, 28 settembre 2013.

[4] “Israel”s Defense Minister: Mideast Borders ”Absolutely” Will
Change
“, NPR, 23 ottobre 2014.

[5] “Obama Wrote Secret Letter to Iran”s Khamenei About Fighting
Islamic State
“, Jay Solomon et Carol E. Lee, Wall Street Journal, 6 novembre
2014.

[6] Statu quo ante bellum, in latino
la locuzione significa letteralmente: «come stavano le cose prima della guerra».

[7] «Sayyed Nasrallah: le wahhabisme menace l”Islam», Al-Manar, 27 ottobre
2014.

[8] “Damas
recevra prochainement des systèmes russes S-300 (ministre)
“, Ria-Novosti, 6
novembre 2014.

[9] «Après Kobané,
sauver Alep
», di Laurent Fabius, Le Figaro (France), Réseau Voltaire, 3
novembre 2014.

[10] «L”Arabie saoudite et la France ont signé ce mardi à Riyad un
contrat de livraison d”armes françaises pour le Liban
», RP Défense, 6 novembre
2014.

[11] «Silenzio e tradimento da 3 miliardi di dollari», di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 17
gennaio 2014.

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