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Come Israele intende rilanciare la guerra nel Levante

'Netanyahu vuole continuare il lavoro dell''ISIS, applicando il piano Wright, creando uno pseudo-Kurdistan indipendente tra Iraq e Siria, sabotando la tregua Iran-USA [T.Meyssan]'

Come Israele intende rilanciare la guerra nel Levante
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10 Maggio 2015 - 21.03


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«Sotto
i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°12
7

di
Thierry
Meyssan
.

Lungi
dal dichiararsi sconfitto, Benjamin Netanyahu mira a sabotare
l”accordo che Washington e Teheran firmeranno il 30 giugno. A questo
scopo potrebbe rilanciare la guerra in Siria. La sua idea è quella
di continuare il lavoro già compiuto dall’Emirato islamico in Iraq
e Siria, in Libia e in Yemen, applicando il piano Wright e creando
uno pseudo-Kurdistan indipendente tra l’Iraq e la Siria.

Il
piano Wright, pubblicato nel settembre del 2013, cambia i progetti di
rimodellamento del Medio Oriente allargato. Per quanto riguarda la
Siria e l”Iraq, prevede la creazione di due Stati, il Sunnistan e il
Kurdistan: il primo è stato creato nel 2014 dall”Isis (Daesh), il
secondo è ancora da realizzare. Tuttavia i curdi sono una minoranza
nel nord della Siria; inoltre il piano Wright contempla anche Libia,
Yemen e Arabia Saudita. Parrebbe in corso di realizzazione nei primi
due Stati, ancora una volta grazie all’Emirato islamico.

DAMASCO
– Al fine di sabotare l”accordo che dovrebbe essere firmato da
Washington e Teheran il 30 giugno, il primo ministro israeliano
Benjamin Netanyahu ha preparato una ripresa della guerra contro la
Siria.

Dopo
il tentativo di Stati Uniti, Francia e Regno Unito di mettere i
Fratelli Musulmani al potere (dal febbraio 2011 alla prima conferenza
di Ginevra nel giugno 2012), dopo la guerra dei mercenari anti-Assad
(dalla conferenza di Parigi degli Amici della Siria nel luglio 2012
alla seconda conferenza di Ginevra nel gennaio 2014) e dopo il
tentativo dell’emirato islamico di instaurare il caos (dal giugno
2014 a oggi), Israele intende scatenare una quarta guerra.

Si
tratterebbe di proseguire l”attuazione del piano messo a punto da
Robin Wright per il Pentagono – pubblicato nel settembre 2013 dal
New
York Times
-−
creando un Kurdistan indipendente a cavallo tra l”Iraq e la Siria.
[1]

Il
generale David Petraeus (ex comandante del Central Command americano
− con la responsabilità strategica di tutto il Medio Oriente,
comprese le operazioni militari in Iraq e Afghanistan − ed ex
direttore della CIA) nel marzo 2015 ha partecipato a un convegno a
Erbil nel Kurdistan iracheno, dove ha dichiarato che l’Isis non
minacciava né gli USA né Israele e ha esortato a combattere con
tutti i mezzi contro l”influenza iraniana e il progetto di accordo
Washington-Teheran.

Chi
sono i curdi?

Il
popolo curdo è presente in Turchia, Iran, Iraq e Siria, ma non
dispone più di un proprio Stato a partire dai fallimenti della
Repubblica di Ararat (1927-30) e della Repubblica di Mahabad
(1946-47). I curdi sono distribuiti anzitutto in Turchia (13-20
milioni), poi in Iran (5-6 milioni) e in Iraq (4-5 milioni), infine
in Siria (3 milioni).


Dopo che alcuni di loro parteciparono al genocidio dei cristiani e
degli yazidi, i curdi in Turchia sono stati a loro volta perseguitati
per tutto un secolo in nome del panturchismo (l’ideologia, nata
alla fine del XIX secolo, che promuove l”unione di tutti i popoli
turchi, NdT). Durante il periodo 1984-2000, la soppressione
dell”insurrezione del PKK ha causato almeno 40.000 morti.


I curdi dell’Iran godono di una certa autonomia, ma sono
economicamente trascurati da parte di Teheran.


I curdi dell’Iraq sono legati alla NATO sin dall”inizio della
Guerra Fredda, prima al servizio di Saddam Hussein e lottando contro
la rivoluzione khomeinista, poi contro lo stesso Saddam quando la
NATO decise di sbarazzarsene. Attualmente hanno autonomia regionale e
intrattengono relazioni diplomatiche all”estero.


I curdi della Siria vi sono arrivati per sfuggire alle persecuzioni
turche, in primo luogo nel periodo di Mustafa Kemal
Atatürk
e poi durante l”insurrezione del PKK trent’anni fa. Coloro che non
lo erano sono stati naturalizzati dal presidente Bashar al-Assad
all”inizio della guerra, e hanno concluso un accordo con Damasco che
gli fornisce le armi per difendere il loro territorio.

I
curdi sono un popolo eterogeneo, con fortissime tensioni interne. Non
parlano la stessa lingua, hanno religioni diverse – sebbene siano
principalmente sunniti − e sono collegati a movimenti politici
antagonisti. Dalla guerra fredda si dividono tra filoamericani (la
famiglia Barzani attualmente al potere in una regione dell”Iraq) e
filorussi (Öcalan rapito dagli israeliani nel 1999 per conto della
Turchia e poi imprigionato).

Da
sinistra a destra: Meir Amit (direttore del Mossad), Moshe Dayan
(ministro della Difesa israeliano) e il loro agente Molla Mustafa
Barzani (padre dell’attuale presidente Masoud Barzani).

Il
Kurdistan iracheno: mafia e Mossad

Dato
il ruolo di Israele all’interno dell’imperialismo anglosassone,
negli anni 60 la famiglia Barzani − che in origine era socialista –
entrò nel Mossad, che se ne servì contro il Baath iracheno [2].
Molto malvisto dai curdi in Turchia, in Iran e in Siria, l”attuale
presidente Massoud Barzani è probabilmente anche un membro del
Mossad. È riuscito a stabilire una certa prosperità nel Kurdistan
iracheno, grazie a investimenti israeliani, e a instaurare un regime
basato sui clan.

Il
presidente Barzani si mantiene al potere sebbene il suo mandato sia
scaduto da quasi due anni: una situazione non democratica che sembra
preoccupare Washington non più di quella di Mahmoud Abbas
(Palestina) o Mansur Hadi Abd Rabbuh (Yemen). Il suo governo sguazza
nel nepotismo e nella corruzione. Il suo clan occupa posizioni chiave
di responsabilità, a cominciare dalla poltrona di primo ministro
riservata a suo nipote Nechervan Barzani, e mette insieme quindici
miliardari in dollari e alcune migliaia di milionari senza riuscire a
spiegare l”origine della loro ricchezza. Gli avvocati sono stati i
primi a essere puniti con la condanna di Kamal Qadir a 30 anni di
carcere per aver criticato il presidente Barzani. La libertà di
stampa non è più che teorica dal 2010, dopo il rapimento e
l”omicidio del giornalista curdo Sardasht Osman, reo di aver fatto la
caricatura del presidente. Il governo regionale è in bancarotta e da
molti mesi non paga gran parte dei suoi funzionari.

Figlio
dell”attuale presidente Barzani, Masrour “Jomaa” Barzani ha
studiato in Iran, Regno Unito e USA. Sotto la protezione
anglosassone, nel 1998 torna in Iraq, nella “no-fly zone”,
e assume ruoli di responsabilità nel partito di famiglia, il PDK.
Diviene rapidamente il collegamento tra la famiglia e la CIA.
Nell’ottobre 2010, per 10 milioni di dollari acquista il sontuoso
Château Noble a McLean, in Virginia, a pochi chilometri dalla sede
della CIA a Langley. Ha creato e dirige
«Bas
News
»,
il principale giornale curdo iracheno, e sovrintende a tutti i
servizi segreti curdi iracheni. È in questa veste che ha partecipato
alle riunioni segrete di Amman (maggio 2014) e ha contribuito a
organizzare l”offensiva congiunta ISIS-Peshmerga contro Baghdad.

Il
Kurdistan iracheno e il progetto di annessione del nord della Siria

Nel
2014, il governo regionale del Kurdistan ha partecipato al complotto
per rimodellare l’Iraq e la Siria secondo il piano Wright. Ha
partecipato a vari incontri ad Amman con i servizi segreti giordani,
i leader dell’Emirato islamico, i leader dei gruppi armati in Siria
e della confraternita irachena Naqshbandiyya
[3].
Sotto l”egida di Washington e Tel Aviv è stato concordato che
l”Emirato islamico e il governo regionale del Kurdistan avrebbero
lanciato un attacco coordinato per conquistare una gran parte
dell”Iraq: mentre la stampa internazionale denunciava le atrocità
dell’Emirato islamico in Iraq, i curdi di Barzani s’impadronivano
dei giacimenti petroliferi di Kirkuk ed estendevano il loro
territorio del 40%.

In
seguito, mentre molti Stati membri che sostenevano segretamente
questa operazione denunciavano pubblicamente i crimini contro
l”umanità e i saccheggi dell’ISIS, il governo regionale del
Kurdistan metteva al servizio degli jihadisti il gasdotto che aveva
appena rubato per vendere agli europei il petrolio che gli jihadisti
trafugavano.

Ogni
dissenso sull”alleanza tra il governo regionale curdo e l”Emirato
islamico è severamente represso. Così Shesho Hayder, il capo della
minoranza curda yazidi che aveva denunciato ciò, è stato arrestato
il 7 aprile pur avendo la doppia nazionalità tedesca.

Negli
anni 2000, lo stato maggiore israeliano prevedeva di neutralizzare le
capacità dei missili dell”Egitto e della Siria piazzando i propri
nel Sudan meridionale e nel Kurdistan iracheno. Se la prima regione
ha raggiunto l”indipendenza, la seconda non ancora. Il piano Wright
offre sia la possibilità di realizzare quest’obiettivo strategico
sia di creare scompiglio. Per sabotare l”accordo che Washington e
Teheran firmeranno il 30 giugno, Benjamin Netanyahu ha previsto di
lanciare i Peshmerga (cioè i soldati dei Barzani) all’assalto del
nord della Siria. Eppure i curdi siriani sono ostili alla mafia dei
Barzani e sono sempre stati una minoranza nella regione.

Da
diversi mesi una campagna di stampa menzognera attribuisce ai
Pershmerga le imprese dei turchi curdi del PKK contro l”emirato
islamico, per esempio nella battaglia di Kobanê. Gli Stati
occidentali, a cominciare dalla Francia, inviano armi direttamente a
Erbil senza passare per Baghdad, violando la sovranità irachena.
Queste armi non sono utilizzate ma conservate in previsione
dell”attacco al nord della Siria.

Nel
novembre 2014, al Congresso degli Stati Uniti, Edward Royce ed Eliot
Engel − due parlamentari tradizionalmente portatori degli interessi
dell’israeliano Likud − hanno depositato una proposta di legge
[4]
che autorizza la consegna di armi direttamente al governo regionale
curdo dell”Iraq. Poiché questo testo non è stato adottato, tali
disposizioni sono state incluse nella legge finanziaria della Difesa
dal presidente della Commissione dei Servizi Armati, Mac Thornberry,
con altre disposizioni miranti a rafforzare simultaneamente
l’appoggio militare ai gruppi che combattono contro la Repubblica
araba siriana. Se approvata dalle due Camere, la presente proposta
priverebbe Baghdad di qualsiasi autorità fuori dalla zona sciita
dell”Iraq e aprirebbe la strada sia allo smantellamento del paese sia
a una quarta guerra in Siria. La maggior parte dei politici iracheni
che parlano pubblicamente hanno messo in guardia contro il pericolo
di una tale politica. Da parte sua, il leader sciita Moqtada al-Sadr
(l”ex comandante dell”Esercito del Mahdi) ha detto che se venisse
adottata questa legge considererebbe nuovamente gli statunitensi come
nemici della patria e farebbe la guerra tanto ai 3.000 consiglieri
militari in Iraq quanto agli interessi degli USA all”estero.


Il
5 maggio, alla Casa Bianca, il presidente Obama e il vice presidente
Biden hanno severamente dichiarato al presidente Barzani che non
avrebbero lasciato fare agli israeliani e hanno intimato ai curdi
iracheni di starsene buoni. Tuttavia, nel Kurdistan iracheno la
stampa sostiene − al contrario − che il presidente Obama abbia
calorosamente accolto la delegazione e abbia promesso di sostenere un
“Kurdistan” indipendente.

Il
nuovo governo israeliano, formato il 7 maggio da Benjamin Netanyahu,
sta tentando di unificare gli jihadisti nel nord della Siria, ossia
di coordinare il loro spostamento verso Damasco allorché i curdi
iracheni entreranno in Siria per massacrare i curdi del PYG (Unità
di Protezione Popolare, la sezione locale del PKK turco che sostiene
la Repubblica araba siriana) e annettere il loro territorio.

Il
presidente
Erdogan,
considerando che la creazione di un “Kurdistan”
indipendente tra Iraq e Siria rianimerebbe il conflitto curdo nel suo
paese, ha denunciato questo progetto come un passo verso la
distruzione della Turchia. In caso di offensiva curdo-irachena in
Siria, potrebbe passare immediatamente dalla parte di Damasco.

Certamente
il progetto israeliano sarà discusso (con la creazione di una NATO
araba sotto il comando israeliano) in occasione della prossima
sessione del Consiglio di cooperazione del Golfo che il presidente
Obama − che pure non ne è membro – ha convocato a Camp David.


NOTE:

[1]
“
Imagining
a Remapped Middle East
”,
Robin Wright,
The
New York Times Sunday Review
,
28 settembre 2013.

[2]
«Il
“Kurdistan”, versione israeliana
»,
di Thierry Meyssan,
Al-Watan
(Siria),
Rete
Voltaire
,
13 luglio 2014.

Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”(Siria),
in versione tedesca sulla
“Neue
Reinische Zeitung”
, in lingua
russa sulla
“Komsomolskaja
Pravda”
, in inglese
su
“Information Clearing House”,
in francese sul
“Réseau
Voltaire”
.

Thierry
Meyssan, 10 maggio 2015.

Traduzione
a cura di Emilio Marco Piano.
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