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Sconvolgimento degli interessi USA nel Levante

Il nuovo obiettivo di Washington: stoppare il contagio terroristico che tutti gli Stati implicati alimentano e che nessuno controlla più [Thierry Meyssan]

Sconvolgimento degli interessi USA nel Levante
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1 Febbraio 2015 - 18.12


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«Sotto
i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°114

di
Thierry Meyssan
.

Mentre
la guerra contro la Siria era stata decisa nel 2001 per rompere
«l”Asse
della Resistenza
»,
per fare man bassa delle sue riserve di gas e rimodellare il
«Medio
Oriente allargato
»,
le priorità di Washington sono state sconvolte. Il nuovo obiettivo è
quello di stoppare il contagio terroristico che tutti gli Stati
implicati alimentano e che nessuno è più in grado di controllare.
Il complesso militare-industriale, i notabili di Washington e dei
grandi media ormai sperano nella vittoria della Siria di Bashar
al-Assad.

Mentre
si è appena tenuta a Mosca, sotto la presidenza di Sergei Lavrov,
una due giorni di consultazioni tra il governo siriano e 32
responsabili dell”opposizione, quasi tutti a Washington auspicano una
vittoria di Bashar al-Assad. Solo i partiti che sostengono il
principio della lotta contro gli jihadisti potranno partecipare al
futuro governo di unità nazionale.

La
situazione nel Levante rischia di evolversi rapidamente, in parte a
causa della crisi di autorità a Washington e in parte a causa
dell”ascesa del principe Salman al trono saudita. Questa evoluzione
potrebbe essere facilitata da un”alternanza politica in Israele.

In
primo luogo, la crisi di autorità che paralizza gli Stati Uniti
continua a mobilitare la classe dirigente. Dopo l”appello del
presidente onorario del Council on Foreign Relations (CFR) affinché
il presidente Obama si circondi di personalità sperimentate di
entrambe le parti [1], il
New
York Times
ha
dedicato un editoriale [2] a un rapporto pubblicato nel mese di
ottobre dalla Rand Corporation [3].

Il
principale
think
tank

dedicato alle questioni militari ha fatto una inversione ad U nel
giro di un anno. A suo parere, la vittoria della Repubblica araba
siriana è ormai
«l”opzione
più desiderabile
»
per gli Stati Uniti, mentre la sua caduta sarebbe
«il
peggiore dei risultati
».
I gruppi armati hanno perso ogni sostegno tra la popolazione urbana,
le defezioni si sono fermate da più di un anno, e l”esercito siriano
continua la sua liberazione del paese. Inoltre, continua la Rand, la
vittoria siriana non andrà a vantaggio dell”Iran finché Daesh sarà
presente in Iraq. L”istituto prevede che gli Stati che hanno fin qui
alimentato gli jihadisti smetteranno di farlo. Essi, infatti, non
possono sperare di sconfiggere la Siria in questo modo e ora temono
che gli jihadisti si rivoltino contro di loro. Pertanto, ha concluso
la Rand, non vi sarà alcuna soluzione negoziata con gli Stati
sponsor, bensì una netta vittoria del “regime” alla quale
gli Stati Uniti dovrebbero essere associati.

Si
osserverà il cambiamento radicale della posizione del complesso
militare-industriale. Un anno fa, la Rand preconizzava di bombardare
la Siria come la Libia, e di condurvi un”azione limitata a terra con
la creazione di aree protette amministrate dai “rivoluzionari”.
Oggi, ammette implicitamente che non cӏ mai stata una rivoluzione
in Siria e, dopo un lungo momento di esitazione sul suo futuro, la
maggioranza sunnita sostiene nuovamente la Repubblica laica.

L”atmosfera
a Washington oggi assomiglia a quella all”inizio del 2006, quando
l”esercito era impantanato in Afghanistan e in Iraq, mentre Donald
Rumsfeld tentava di nascondere la sconfitta. Al”epoca, il Congresso
istituì la Commissione Baker-Hamilton. Questa, dopo otto mesi di
lavoro, concluse che le forze USA non sarebbero state in grado di
stabilizzare il paese che occupavano senza l”aiuto dell”Iran e della
Siria. Il quadro della situazione militare che disegnò era così
spaventoso che gli statunitensi sanzionarono George W. Bush nelle
elezioni di medio termine. Il Presidente a quel punto sacrificò
Rumsfeld e lo sostituì con un membro della Commissione, Robert
Gates. Il nuovo segretario della Difesa concluse degli accordi sul
campo con Teheran e Damasco, acquistò i principali gruppi della
resistenza irachena (la carota) e aumentò il numero dei soldati lì
schierati (il bastone) fino a stabilizzare la situazione.

In
secondo luogo, in Arabia, il nuovo re Salman ha dapprima cercato di
destituire tutti gli ex sostenitori del suo predecessore, arrivando
perfino a congedare il principe Miteb e il Segretario generale del
palazzo due ore dopo la morte di re Abdullah. Poi è ritornato sulle
sue decisioni dopo aver ricevuto le condoglianze del suo Signore
statunitense. In ultima analisi, Miteb sarà l”unico sopravvissuto
dell”era precedente, mentre il principe Bandar è stato licenziato.
Ora, Bandar foraggiava Daesh con l”aiuto della CIA, al fine di fare
pressione sul re Abdullah nell”interesse del clan dei Sudeiri.

La sua
cacciata, pretesa dal presidente Obama, segna probabilmente la fine
del predominio saudita sul terrorismo internazionale. Questa volta –
la quarta – dovrebbe essere quella buona:

– nel
2010, il principe era stato bandito per aver tentato di organizzare
un colpo di stato, ma era ritornato grazie alla guerra contro la
Siria;

– nel
2012, era stato vittima di un attacco in rappresaglia per l”uccisione
di membri del Consiglio di sicurezza nazionale siriana, ma era di
nuovo al lavoro un anno dopo, debole e ossessivo;

– nel
2014, John Kerry ha preteso ancora una volta il suo licenziamento, ma
è tornato nuovamente in scena grazie alla crisi egiziana;

Р̬
stato appena sacrificato dal suo stesso clan che non gli lascia
alcuna prospettiva di ritorno né a breve né a medio termine.

In
terzo luogo, l”attacco a Hezbollah da parte di Israele, cui è
seguita la risposta di Hezbollah contro Israele, evidenzia
paradossalmente la debolezza di Benjamin Netanyahu in pieno periodo
elettorale. Il primo ministro uscente sperava che la resistenza
libanese non fosse in grado di rispondere all”aggressione e che lui
uscisse così coronato da questo confronto. Il suo errore di calcolo
potrebbe costargli il posto, per la gioia della Casa Bianca che non
nasconde più da molto tempo la propria esasperazione per il suo
fanatismo.

In
base agli sviluppi in corso a Washington, Riyadh e forse presto a Tel
Aviv, è ragionevole concludere che, nei prossimi mesi, gli Stati
Uniti concentreranno i loro sforzi per escludere Daesh dal Levante
per proiettarlo, fuori della loro area di influenza, contro la Russia
e la Cina. Da parte sua, l”Arabia Saudita dovrebbe cercare sia di
salvare la sua autorità presso i vicini Bahrein e Yemen, fornendo
assistenza al gran perdente della guerra contro la Siria, il
presidente Recep Tayyip Erdoğan, che il Stati Uniti hanno deciso di
abbandonare. Questo sviluppo sarà più o meno lungo a seconda dei
risultati elettorali a Tel Aviv. Mentre gli jihadisti sono diventati
una minaccia per la stabilità di tutti gli stati nel Levante,
compreso Israele, Netanyahu potrebbe continuare a mettere la sua
aviazione e i suoi ospedali al loro servizio. Ma non si può
immaginare che persisterà quando tutti gli altri Stati della regione
li combatteranno. Al contrario, nel caso che il Primo Ministro perda
le elezioni, il suo successore darà immediatamente una mano agli
Stati Uniti contro gli jihadisti.

Ancora
una volta, Damasco, la più antica città abitata del mondo, sarà
sopravvissuta ai barbari che volevano distruggerla.

NOTE:

[1]
«Washington
si rivolta contro Obama
», di Thierry Meyssan,
Rete
Voltaire, Megachip
,
26 gennaio 2015.

[2]
“
Shifting
Realities in Syria
”,The
Editorial Board,
The
New York Times Sunday Review
,
24 gennnaio 2015.

[3]
Alternative
Futures for Syria. Regional Implications and Challenges for the
United States
,
Andrew M. Liepman, Brian Nichiporuk, Jason Killmeyer, Rand
Corporation, 22 ottobre 2014.

Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”(Siria),
in versione tedesca sulla
“Neue
Reinische Zeitung”
, in lingua
russa sulla
“Komsomolskaja
Pravda”
, in inglese
su
“Information Clearing House”,
in francese sul
“Réseau
Voltaire”
.

Thierry
Meyssan, 1 febbraio 2015.

Traduzione
a cura di Matzu Yagi.

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