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Turchia in pericolo

'La permanenza di Erdoğan al potere e l''assenza di una nuova maggioranza in vista delle prossime elezioni parlamentari porteranno alla guerra civile. [Thierry Meyssan]'

Turchia in pericolo
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28 Luglio 2015 - 07.57


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«Sotto i nostri occhi»
– Cronaca di politica internazionale n°138

di Thierry Meyssan.

Mentre la stampa occidentale accoglie favorevolmente
l”autorizzazione da parte della Turchia agli Stati Uniti di utilizzare le sue
basi militari per combattere il Daesh, Thierry Meyssan osserva le tensioni interne
del paese. Secondo lui, la permanenza di Erdoğan al potere e l”assenza di una
nuova maggioranza in vista delle prossime elezioni parlamentari porteranno
immediatamente alla guerra civile.

DAMASCO (Siria) – Da
circa quindici anni, George Friedman − fondatore dell”agenzia privata di
intelligence e previsione strategica Stratfor
(STRATegic FORecasting Inc., ndt) −
convince i leader occidentali che i paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina,
Sudafrica, ndt) non giocheranno un
ruolo significativo nel XXI secolo, ciò che invece riuscirà a fare l’islamica
Turchia [1]. Friedman è un ex assistente di Andrew Marshall, stratega  del Pentagono dal 1973 al 2015 [2].

La propaganda a
favore dell’islamismo turco, come un modello economico e politico, è stata
rafforzata dagli imprenditori islamici turchi attraverso alcune personalità
francesi che si sono lasciate corrompere (Anne Lauvergeon, Alexandre Adler,
Joachim Bitterlich, Hélène Conway-Mouret, Jean Francois Cope, Henri de
Castries, Augustin de Romanet, Laurence Dumont, Claude Fischer, Stéphane Fouks,
Bernard Guetta, Élisabeth Guigou, Hubert Haenel, Jean-Pierre Jouyet, Alain
Juppé, Pierre Lellouche, Gérard Mestrallet, Thierry de Montbrial, Pierre
Moscovici, Philippe Petitcolin, Alain Richard, Michel Rocard, Daniel Rondeau,
Bernard Soulage, Catherine Tasca, Denis Verret, Wilfried Verstraete, per
citarne solo alcuni). Tuttavia la Turchia è ora sull”orlo dell”implosione, al punto
che è minacciata direttamente la sua sopravvivenza come Stato.

Il progetto di
smantellamento della Turchia

Nel 2001, gli
strateghi straussiani (da Leo Strauss [1899-1973], filosofo tedesco
naturalizzato statunitense, ndt) del
Dipartimento della Difesa presero in considerazione un rimodellamento del
“Medio Oriente allargato” che prevedeva la divisione della Turchia a
favore di un Kurdistan indipendente, unendo i curdi dell’attuale Turchia,
quelli dell”Iraq e dell’Iran. Quel progetto prevedeva l’uscita della Turchia
dalla NATO, la riconciliazione fra tribù curde che hanno tutto separato,
compresa la lingua, e spostamenti notevoli di popolazione. Il colonnello Ralph
Peters parlò di questo piano in un articolo su
Parameters del 2001, prima di pubblicarne le carte nel 2005.
Peters è un allievo di Robert
Strausz-Hupé,
l’ex ambasciatore americano ad Ankara e teorico del Novus orbis terranum (il “Nuovo ordine mondiale”) [3].

Un mese fa, questo
progetto folle è tornato a galla con l”accordo israelo-saudita negoziato a
margine dei colloqui “5+1” sul nucleare iraniano [4]. Tel Aviv e Riad contavano
sulla Turchia per rovesciare la Repubblica araba siriana, e infatti Ankara si
era fortemente impegnata in questa direzione quando la NATO completò il
trasferimento di LandCom (comando congiunto delle forze di terra) a Izmir nel
luglio del 2013 [5]. Preoccupato dalla passività americana, Erdoğan organizzò
sotto falsa bandiera il bombardamento chimico di Ghū
a
(area controllata dai ribelli nei sobborghi di Damasco, ndt) per costringere la NATO a intervenire, ma invano. Era
ricomparso, un anno dopo, promettendo di utilizzare la Coalizione
internazionale anti-Daesh per prendere Damasco. Israele e Arabia Saudita, che
hanno fatto le spese di queste promesse mancate, non avranno alcun ritegno a
provocare la guerra civile in Turchia.

Il cambio di politica
a Washington

Tuttavia, due
elementi sembrano opporsi allo smantellamento della Turchia.

In primo luogo, lo stesso Dipartimento
della Difesa. Dopo la partenza di Andrew Marshall, il nuovo stratega − il
colonnello James H. Baker − non è uno straussiano. Ragiona nel quadro dei
princìpi della pace di Westfalia e dirige il Pentagono verso un confronto del
genere Guerra Fredda [6]. La visione di Baker corrisponde a quella della nuova Strategia Militare Nazionale [7].
Inoltre è condivisa dal nuovo capo di Stato Maggiore interforze, il generale
Joseph Dundord [8]. In altre
parole, il Pentagono ha abbandonato la “strategia del caos” [9] e
vorrebbe nuovamente fare affidamento sugli Stati.

In secondo luogo, preoccupata dal
possibile spostamento dell’Emirato Islamico (Daesh) dal Levante al Caucaso, la
Russia ha negoziato − con l”approvazione di Washington – un accordo tra:

la Siria (attualmente sotto attacco da
parte del Daesh)

l’Arabia Saudita (attuale principale
finanziatore dell”organizzazione terroristica)

la Turchia (che garantisce il comando
operativo dell”organizzazione).

Questo piano è
stato presentato il 29 giugno dal presidente Vladimir Putin al ministro degli
Esteri siriano, Walid Muallem, e alla consigliera speciale del presidente
Bashar al-Assad, Bouthaina Shaaban [10], ed è stato immediatamente seguito da
scambi tra le parti.

• Il 5 luglio, una
delegazione dei servizi segreti siriani è stata ricevuta dal principe ereditario
saudita, Mo
ammad
bin Salmān.

• La Turchia ha
ricevuto un inviato ufficiale di Damasco e poi ha mandato il suo a Damasco.
Dopo la firma dell”accordo “5+1”, la Turchia ha interrotto il suo sostegno al
Daesh e ha arrestato 29 trafficanti [11].

Dunque entrambi gli
sviluppi sono ora possibili: o uno spostamento della guerra dalla Siria alla
Turchia, o un coordinamento regionale contro il Daesh.

La situazione in
Turchia

In ogni caso, nel
corso degli ultimi quattro anni la Turchia si è trasformata.

Primo, la sua economia è crollata. Il
suo coinvolgimento nella guerra contro la Libia l’ha privata di uno dei suoi
principali clienti, senza trarne alcun profitto perché questo cliente è
diventato insolvente. Il suo coinvolgimento nella guerra contro la Siria è
stato meno drammatico perché il mercato comune siriano-iraniano-turco era
ancora in fase embrionale. Tuttavia l”effetto congiunto di queste due guerre ha
interrotto la crescita del paese, che ora sta per diventare negativa. Inoltre,
una parte dell”economia turca è attualmente basata sulla vendita di prodotti
fabbricati per importanti marchi europei, che vengono deviati dai canali
commerciali legali all’insaputa dei loro sponsor. Questa gigantesca pirateria
sta arrivando a colpire l”economia dell”Unione europea.

Secondo, per prendere il potere Recep
Tayyip Erdoğan si è protetto da un colpo di Stato militare arrestando alti
ufficiali e accusandoli di complottare contro lo Stato. Inizialmente se l’è
presa con la rete Gladio della NATO (Ergenekon
nella versione turca: un’organizzazione clandestina ultranazionalista legata a
membri delle forze militari e di sicurezza del paese, ndt) [12]. Poi, in una seconda fase, ha fatto arrestare gli
ufficiali che con la fine della Guerra Fredda intendevano cambiare alleanza e
avevano contattato l”esercito popolare cinese, accusandoli così di appartenere
allo stesso gruppo Ergenekon, il che non aveva alcun senso [13]. In definitiva,
come risultato di queste epurazioni, la maggior parte degli alti ufficiali è
stata arrestata e incarcerata. Improvvisamente, le forze militari turche si
sono indebolite e hanno perso il loro fascino all”interno della NATO.

Terzo, la politica islamista del
governo di
Erdoğan ha
diviso profondamente il paese e ha scatenato l’odio prima fra laici e religiosi
e poi tra le comunità sunnita, curda e alevita. Ed è così che il parallelo con
lo scenario egiziano, di cui ho parlato più di un anno fa, ora diventa
possibile [14]. La Turchia è diventata una polveriera: basterebbe una scintilla
per far scoppiare una guerra civile che nessuno potrebbe fermare e che
devasterebbe per molto tempo il paese.

Quarto, la rivalità tra il clan
islamico di
Erdoğan,
la Millî Görüş − associazione creata
negli anni 70 dall”ex primo ministro turco Necmettin Erbakan − e il movimento
noto come Hizmet (“il servizio”) del
predicatore e politologo Fethullah Gülen, ha distrutto il partito di governo,
l”AKP. Le due scuole condividono la stessa visione oscurantista dell”Islam, ma
Fethullah Gülen (che ora vive negli Stati Uniti) è entrato nella CIA assoldato
da Graham E. Fuller e predica un’alleanza di credenti nell’ambito di una NATO
cristiana e israeliana, mentre la Millî Görüş difende la supremazia musulmana.
Inoltre non è chiaro come i seguaci dell”ex presidente
Turgut Özal (ugualmente islamisti e in
quanto tali membri dell’AKP, tuttavia favorevoli al riconoscimento del
genocidio armeno, alla parità dei diritti dei curdi e a una federazione degli
Stati turcofoni dell”Asia centrale) potrebbe continuare a legare il proprio destino
con quello di
Erdoğan.

Quinto, accettando la proposta del
presidente Vladimir Putin di costruire il gasdotto
Turkish Stream,
il presidente Erdoğan ha sfidato frontalmente la strategia globale degli Stati
Uniti. In effetti, se sarà realizzato, questo gasdotto aprirà un percorso di
comunicazione continentale e minaccerà la dottrina del “controllo degli
spazi comuni” attraverso cui Washington detiene la sua supremazia sul
mondo [15]. Il gasdotto consentirà alla Russia di bypassare il caos ucraino e
superare l”embargo europeo.

La NATO non vuole più
giocare

Se i legami personali di
Erdoğan con Al-Qa”ida sono stati stabiliti dalla giustizia turca, non c”è più
nessun dubbio che egli diriga personalmente il Daesh (ISIS, ndt). Infatti:

l”organizzazione
terroristica è comandata ufficialmente da Abu Bakr al-Baghdadi, ma questo
personaggio figura solo perché è un membro della tribù di Qurays e quindi un
discendente del Profeta. Il comando esecutivo è affidato a Abu Alaa al-Afri e
Fadel al-Hayali (detto Abu Muslim al-Turkmani), due agenti turcomanni del MIT
(Millî İstihbarat Teşkilatı: servizi segreti turchi). Gli altri membri dello
stato maggiore provengono dall”ex Unione Sovietica.

Le
esportazioni di petrolio greggio, riprese recentemente in violazione della
risoluzione 2701 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, non sono più garantite
dalla Palmali Shipping & Agency JSC, la società del miliardario turco-azero
Mubariz Gurbanoğlu ma dalla BMZ Ltd, la compagnia marittima di Bilal Erdoğan,
figlio del presidente.

In Turchia un’importante assistenza
sanitaria per gli jihadisti feriti del Daesh è fornita dal MIT, in un ospedale
clandestino situato a Sanliurfa e sotto la direzione di Sümeyye Erdoğan, la
figlia del presidente [16]

Per tale motivo, il
22 luglio il presidente Barack Obama ha telefonato al suo omologo turco, Recep
Tayyip Erdoğan, e l’ha pesantemente minacciato. Secondo le nostre informazioni,
il presidente americano ha detto di aver raggiunto un accordo con il primo
ministro britannico David Cameron per escludere la Turchia dalla NATO – il che
implica la guerra civile e la divisione in due Stati − se la Turchia:

1. non rompe immediatamente l”accordo
sul gas con la Russia;

2. non partecipa immediatamente alla
coalizione internazionale anti-Daesh.

Il presidente Erdoğan, che ha una formazione
islamica ma non politica [17], ha reagito cercando allo stesso tempo di
tranquillizzare Washington e di perseguire i suoi capricci.

1. La Turchia ha permesso alla NATO di
usare le sue basi sul territorio turco per combattere contro Daesh, ha
arrestato contrabbandieri di Daesh e ha partecipato a bombardamenti simbolici
contro Daesh in Siria.

2. Peraltro, Erdoğan ha compiuto
sforzi molto più grandi contro la sua opposizione curda che contro Daesh,
bombardando massicciamente le posizioni del PKK (Partîya Karkerén Kurdîstan,
movimento politico clandestino armato curdo, ndt) in Iraq e arrestando membri del PKK in Turchia. Il PKK ha
risposto con una stringata dichiarazione rilevando che il governo aveva appena
riaperto unilateralmente le ostilità.

3. Per il momento non si conoscono le
decisioni riguardo al gasdotto
Turkish
Stream
.

Siamo giunti alla
fine del termine costituzionale di 45 giorni entro il quale il leader del
gruppo principale parlamentare deve formare un governo, e poiché i tre
principali partiti di opposizione, consigliati dall”ambasciata degli Stati
Uniti, hanno rifiutato di allearsi con l’AKP, Ahmet Davutoğlu non c’è riuscito.
Dovrebbero dunque essere indette nuove elezioni legislative. Tenuto conto da
una parte della divisione dell’AKP (islamisti) e dall’altra parte dell”odio tra
il MHP (conservatori nazionalisti) e l’HDP (partito curdo e di sinistra,
considerato la versione turca di Syriza, ndt),
sarà difficile trovare una maggioranza. Se mai si darà il caso che l”AKP riesca
a farcela, la Turchia entrerà in una guerra civile.

NOTE

[1] The Next 100 Years: A
Forecast for the 21st Century
(«I prossimi 100
anni: una previsione per il XXI secolo»), George Friedman (2009).

[2] «Après 42 ans, Andy Marshall quitte le Pentagone» (“Dopo 42 anni, Andy
Marshall lascia il Pentagono”, ndt),
Réseau Voltaire, 7 gennaio 2015.

[3] Sulle opere di Strausz-Hupé
e di De Peters, cfr. L’Effroyable imposture 2 (2008).

[4] «Esclusivo: i progetti
segreti di Israele e dell’Arabia Saudita
»,
di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, Megachip, 22 giugno 2015.

[5] “Izmir base likely to become NATO’s Land Component Command” (‘La
base di Smirne rischia di diventare un comando delle componenti terrestri della
NATO’, ndt), Todays Zaman, 6 giugno 2011.

[6] «Ashton Carter nomina il nuovo stratega del Pentagono»,
Rete Voltaire, 3 giugno 2015.

[7] «L’Europa ancora in prima linea», di Manlio Dinucci, Il Manifesto, 14 luglio 2015, Réseau
Voltaire, 16 luglio 2015.

[8] «Le général Dunford désigne la Russie comme menace principale» (“Il
generale Dunford indica la Russia come principale minaccia”, ndt),
Réseau
Voltaire, 13 luglio 2015.

[9] “Stumbling World Order and Its Impacts” (“L’instabile ordine mondiale e le sue
conseguenze”, ndt), di Imad Fawzi
Shueibi, Réseau Voltaire, 5 aprile 2015.

[10] «La Russia toglie le sue castagne dal fuoco», di Thierry
Meyssan, Rete Voltaire, Megachip, 13 luglio 2015.

[11] «Prime conseguenze dell’accordo fra Iran e 5+1», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, Megachip,
20 luglio 2015.

[12] «Ergenekon: une légende urbaine?», di Orhan Kemal
Cengiz;
«L’organisation Ergenekon mise en cause pour ses relations privilégiées avec Hizb ut-Tahrir» (“L”organizzazione
Ergenekon accusata per le sue relazioni privilegiate con Hizb ut-Tahrir”, ndt), di Mutlu Özay e Mustafa Turan,
Réseau Voltaire, 9 luglio e 3 agosto 2009.

[13] «Il colpo di stato giudiziario dell”AKP», di Thierry Meyssan, Al- Watan (Siria), Megachip, Rete Voltaire, 19 agosto 2013.

[14] «La divisione della Turchia»,
di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 1° aprile 2014.

[15] “The Geopolitics of American Global Decline” (“La geopolitica del
declino americano Globale”, ndt) di
Alfred McCoy, Tom Dispatch (USA), Réseau Voltaire, 22 giugno 2015.

[16] «Le rôle de lafamille Erdoğan au sein de Daesh» (“Il ruolo della famiglia
Erdoğan dentro l’ISIS”, ndt), Réseau
Voltaire, 26 luglio 2015.

[17]
«Verso la fine del sistema Erdoğan», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, Megachip, 15 giugno
2015.

Questa “cronaca settimanale di politica
estera” appare simultaneamente in versione araba sul quotidiano“Al-Watan”(Siria),
in versione tedesca sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua
russa sulla “Komsomolskaja Pravda”, in inglese su“Information
Clearing House”
, in francese e in altre lingue sul“Réseau
Voltaire”
.

Thierry Meyssan, 27
luglio 2015.

Traduzione a cura di
Emilio Marco Piano.

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