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Siria: la guerra può essere limitata

'La guerra è alimentata dall''esterno, e durerà finché vi si invieranno soldati. Occorre comprendere le ragioni esterne che la fanno tuttora proseguire.[T. Meyssan]'

Siria: la guerra può essere limitata
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11 Maggio 2016 - 04.07


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica
internazionale n°184

di Thierry Meyssan.

Ogni
volta che l”Esercito arabo siriano sconfigge i jihadisti, nuovi combattenti
arrivano a migliaia nel paese. È chiaro che questa guerra è alimentata
dall”esterno, e durerà finché vi si invieranno a morire dei soldati. È inoltre
necessario comprendere le ragioni esterne che la fanno tuttora proseguire.
Allora e solo allora, potremo elaborare una strategia in grado di risparmiare
vite.

Nell’illustrazione in apertura:

L”antica “Via della Seta” che collega l”Iran alla costa siriana
attraverso l”Iraq passando per Palmira. È geograficamente impossibile aprire
altre vie di comunicazione più importanti attraverso il deserto. Pertanto, la
città è diventata la questione centrale della guerra in Siria. Dopo essere stata
occupata per un anno da Daesh, è stata liberata dall”Esercito arabo siriano e
ha recentemente ospitato due concerti, trasmessi in TV in Siria e in Russia,
per celebrare la vittoria sul terrorismo.

DAMASCO (Siria)  –  Ecco
che son già più di cinque anni che la Siria è in guerra. Coloro che hanno
sostenuto questo conflitto lo interpretavano inizialmente come l”estensione
della “primavera araba”. Ma nessuno oggi sostiene più questo
discorso. Semplicemente perché i governi usciti da questa “primavera”
sono già stati rovesciati. Lungi dall”essere un’aspirazione democratica, questi
eventi sono stati solo una tattica volta a cambiare i regimi laici in favore
dei Fratelli Musulmani.

Si sostiene ormai che la
“primavera” siriana è stata dirottata da altre forze; che la
“rivoluzione” – che non è mai esistita – sarebbe stata divorata dai
jihadisti reali.

Come ha fatto notare il presidente
Vladimir Putin, di primo acchito, il comportamento degli Occidentali e dei
paesi del Golfo è incoerente. È impossibile sul campo di battaglia combattere
sia i jihadisti sia la Repubblica e pretendere di posizionarsi su un terzo
lato. Ora nessuno ha scelto pubblicamente il proprio campo, di modo che la
guerra continua.

La verità è che questa guerra non ha
una causa interna. È il frutto di un ambiente non solo regionale, ma globale.
Quando essa fu dichiarata dal Congresso degli Stati Uniti con l’approvazione
del Syrian Accountability Act, nel
2003, l’obiettivo di Dick Cheney era quello di mettere le mani sulle gigantesche
riserve di gas del paese. Ora sappiamo che il “picco del petrolio”
del greggio non segna la fine del petrolio e che Washington andrà ben presto a
sfruttare altre forme di idrocarburi nel Golfo del Messico. L”obiettivo
strategico degli Stati Uniti è dunque cambiato. Ora consiste nel contenere lo
sviluppo economico e politico della Cina e della Russia, costringendole a
commerciare esclusivamente attraverso le rotte marittime che controllano con le
proprie portaerei.

Al momento del suo insediamento nel
2012, il presidente Xi Jinping ha annunciato l”intenzione del suo paese di emanciparsi
da questo vincolo e di costruire due rotte commerciali continentali verso
l”Unione europea. La prima sull”antico tracciato della Via della Seta, la
seconda attraverso la Russia fino alla Germania. Immediatamente due conflitti
sono sorti: fin dall’inizio la guerra in Siria non ha avuto come obiettivo
quello di cambiare il regime, ma di creare il caos, mentre lo stesso caos prendeva
piede senza alcuna ragione in Ucraina. Poi, la Bielorussia si è riavvicinata
alla Turchia e agli Stati Uniti estendendo a Nord la divisione dell’Europa in
due. Così, due conflitti infiniti intersecano le due strade.

La buona notizia è che nessuno può
negoziare una vittoria in Ucraina contro una sconfitta in Siria poiché entrambe
le guerre hanno lo stesso obiettivo. La cattiva notizia è che il caos
continuerà su entrambi i fronti, fintanto che la Cina e la Russia non
riusciranno a costruire un altro asse di comunicazione.

Pertanto, non c’è da aspettarsi
alcunché da un negoziato che avvenga con le persone che sono pagate per
prolungare il conflitto. Sarebbe meglio dare prova di pragmatismo, accettare
l”idea che queste guerre sono solo mezzi usati da Washington per tagliare le
vie della seta. Solo a questo punto sarà possibile sbrogliare i molti interessi
coinvolti e stabilizzare tutte le aree abitate.

Thierry
Meyssan, 12 maggio 2016

Traduzione
a cura di Matzu Yagi.

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