di Pierluigi Fagan.
Dal 28 novembre 2022 potete trovare in libreria ed on line il nuovo numero de La Fionda. C’è anche un mio articolo ma sono molto più interessanti i molti altri che potrete trovare scorrendo l’indice allegato. Mi era stato chiesto un punto di vista sulla de-globalizzazione e più in generale sui conflitti della transizione multipolare. Nell’articolo riportavo questi dati a proposito di Taiwan: “Tornando in Asia, ed a conferma di come i liberi discorsi qualitativi debbano però atterrare nella realtà quantitativa, Taiwan ha il 27.7% del suo export con la Cina (+ un 13.3% con Hong Kong che è sempre Cina) ed il 14.6% con gli USA. Quanto all’import, esso proviene per un 23.5% dalla Cina (+16.5% da Hong Kong) e per un 11,2% dagli USA. Taiwan dipende per un 40% nei due sensi commerciali dalla Cina, una dimensione sistemica cioè strutturale, ineliminabile ed insostituibile.
L’entanglement tra l’isola e la terraferma è inscindibile. A dire che non serve neanche immaginare una invasione militare di Taiwan da parte cinese, basta un prolungato blocco navale accompagnato da una momentanea rottura dei flussi commerciali per mettere in ginocchio l’isola e fomentare la rivolta delle élite capitalistiche locali contro quelle con eventuali fantasie secessioniste”. Poco tempo fa si è discusso qui con qualcuno sul fatto se gli americani fossero o meno in grado di approcciare la realtà asiatica che è culturalmente molto diversa dalla nostra.
Una serie di segnali mi hanno confermato che il viaggio della Pelosi nell’isola è stata assolutamente inopportuna sotto tanti punti vista. Sto parlando delle stesse opinioni pubbliche taiwanesi, molto pragmatiche, e dei paesi potenzialmente partner degli americani nel quadrante, non dei cinesi, ovvio. Sabato si sono tenute le elezioni nell’isola, amministrative, ed ha stravinto il Kuomintang partito di opposizione che a proposito di Cina sostiene, pare, i tre no: “no all’unificazione, no all’indipendenza e no all’uso della forza. Per farla breve: un “sì” alla proposta di Pechino di “una Cina, due sistemi”, sul modello di Hong Kong”, secondo Notizie Geopolitiche. La leader del partito filoamericano si è dimessa mentre commentatori americani o filoamericani sostengono che ci sono ragioni tecnico-locali per questa debacle che ha comunque carattere amministrativo e non politico. Sarà…
Rimane il fatto che per chi vorrebbe mettere Taiwan contro la RPC, disegnando scenari bellico-cataclismatici, ha sicuro un futuro ad Hollywood come sceneggiatore di war-movie catastrofici. Nel mondo reale, invece, quando hai il 40% della tua economia intrecciata con un’altra e nessuna alternativa credibile nei dintorni se non un probabile “amico” ma dall’altra parte dell’Oceano Pacifico (sempre che non cambi alle prossime elezioni), c’è poco margine per avventure sbarazzine. Probabilmente alla maggioranza dei taiwanesi piace solo lo status quo. Si eviterebbero volentieri di esser assorbiti dalla RPC che s’è ripromessa pubblicamente il ritorno a casa dell’isola solo entro il 2049, ma di contro non ci pensano neanche un po’ di diventare terreno di scontro tra Cina ed USA. Se costretti a scegliere, quando sarà ed il più tardi possibile, sceglierebbero probabilmente la formula Hong Kong. È questo status quo che Pelosi è andata a disturbare, questo intendevo nel dire che gli americani rischiano l’elefante nella cristalleria asiatica, da quelle parti funziona diversamente che in modalità “sceriffo buono del Far West”. Tutto ciò a ricordare che esistono due livelli in questo tipo di discorsi, fatti di propaganda (tipo inscenare la pièce “Pelosi goes to Taiwan” a vantaggio della rappresentazione “Democrazie vs Autocrazie”, rivolta più che altro alle opinioni pubbliche occidentali) ed i fatti concreti.
Cliccando sull’immagine avrete il ricco indice di questo numero della rivista.
Fonti sulle elezioni a Taiwan:> https://www.notiziegeopolitiche.net/taiwan-il-kuomintang…/ >
Lettura filoamericana https://formiche.net/…/taiwan-presidente-tsai…/ >
Lettura cinese https://www.globaltimes.cn/page/202211/1280569.shtml
——– Tratto da: https://www.facebook.com/pierluigi.fagan/posts/pfbid0twxFdfbFoTJ4mnnR5u9PJJ11xevVEhS94KcksMhht67VqvSK41DPWuRT6tRECNaUl.