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Yoani Sánchez, qualcuno la molla

Non siamo più i soli a dire che Yoani non era l’informatrice credibile che per anni ci dicevano, ma un fenomeno mediatico
costruito a tavolino [Gennaro Carotenuto]

Yoani Sánchez, qualcuno la molla
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13 Maggio 2014 - 15.24


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di Gennaro Carotenuto.

Sto ricevendo decine di messaggi pubblici e privati su Yoani Sánchez,
la sua (presunta) rottura del contratto con La Stampa (quello su
Internazionale è già fermo da un anno). Tali messaggi sono causati
dall’outing del suo traduttore Gordiano Lupi che ora si sente libero di
dirne peste e corna e raccontare quello che in tanti denunciavano da
anni: l’avidità maniacale e le balle sulla persecuzione che subirebbe
all’Avana.

Alcuni mi fanno i complimenti, ma io non ho fatto nulla né penso che
Gordiano dica cose nuove o particolarmente significative. Fa piacere
però la memoria lunga di alcuni e il fatto che citino a distanza di anni
il mio lavoro.

Nello specifico però c’è poco da gioire o pavoneggiarsi.
 

Notizia sarebbe stata se fosse stata La Stampa a rompere il contratto,
riconoscendo finalmente in Yoani non un’informatrice credibile, quale è
stata fatta passare per anni, ma quel che è: un fenomeno mediatico
costruito a tavolino, tanto perfetto da essere incredibile a chiunque
avesse una lettura raffinata delle cose.

Anche adesso che Gordiano Lupi arriva a chiedersi se Yoani sia
davvero un’agente della CIA o non sia invece al soldo del perfido Fidel
(bum!), resta quella sensazione di vuoto pneumatico e di stereotipo
ritrito su tutta la storia e sull’informazione anti-latinoamericana
proposta dal mainstream.

Quella dei grandi media sull’America latina è una commedia dell’arte
per la quale i buoni hanno perfino delle determinate caratteristiche
fisiognomiche (come Yoani o Capriles in Venezuela) tali da renderli
politicamente spendibili, mentre uno con la faccia di Nicolás Maduro
dovrebbe tornare a fare l’autista d’autobus.

È un giornalismo classista ove non razzista ma soprattutto è un
giornalismo che manca al proprio ABC, quello di verificare i fatti. Il
problema non è infatti mai stato se ci piace o meno la rivoluzione
cubana ma se si siano preoccupati di verificare in qualche modo la
credibilità di Yoani e cosa stesse davvero apportando sulla comprensione
di quell’esperienza. A chi scrive non scandalizza se Yoani abbia
guadagnato molti soldi in un paese dove un cardiochirurgo guadagna pochi
Euro al mese. A chi scrive scandalizza che ai media abbiano fatto
passare per informazione la propaganda anti-castrista aderendo al fine
di questa (convincere) ma abdicando al proprio fine (informare).

Quella del mainstream sull’America latina è una grande opera dei pupi
che da oltre un anno sta rendendo per esempio impossibile la vita ad un
uomo anziano come Pepe Mujíca, presidente di un paese che non interessa
a nessuno come l’Uruguay, ma importunato quotidianamente da ogni
giornale e televisione del mondo, che vendono la sua bella immagine ma
dicono ben poco su cosa sta facendo quell’esperienza di governo (nel
bene o nel male) sulla sponda orientale del grande fiume. Pauperismo,
marihuana e poco più. Un messaggio reso innocuo se decurtato del resto. È
un reality show che rappresenta i presunti studenti venezuelani come
buoni e oscura quelli cileni come cattivi (salvo far gallerie di foto
per la bella Camila Vallejo). È uno spettacolo dove i contadini e i
minatori scompaiono in un continente popolato innanzitutto da contadini e
minatori. È sicariato mediatico dove si può stigmatizzare Cristina
Fernández per shopping compulsivi inventati di sana pianta e dove se
George Bush dice che tutti gli indigeni latinoamericani, dai mapuche
agli zapatisti, sono terroristi allora, per i nostri media, gli indigeni
latinoamericani andranno trattati come alleati di Al Qaeda.

Non credo che il progetto Yoani sarà particolarmente danneggiato
dall’ex-abrupto di Gordiano Lupi né che il mainstream possa fare ammenda
o comportarsi più seriamente in futuro. Frequenterà pessima gente (come
Aznar nella foto), guadagnerà bene, farà notizia di quando in quando,
magari comunicando via Internet da Cuba che a Cuba Internet non
funziona. Continuerà a godere di ottima stampa e a fare pessima
informazione. Resta per tutti noi la necessità di studiare per capire,
senza delegare nessuno, tantomeno Yoani Sánchez.

Fonte: http://www.gennarocarotenuto.it/27526-yoani-sanchez-qualcuno-la-molla/.

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