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'L''Iran che ha visto Giulia Innocenzi non è lo stesso che ho visto io'

Viaggiando in lungo e in largo in Iran ho potuto apprezzare in prima persona quanto la donna si senta al sicuro in Iran. Replica a un racconto deformato [Angela Corrias]

'L''Iran che ha visto Giulia Innocenzi non è lo stesso che ho visto io'
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31 Agosto 2015 - 21.55


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di Angela Corrias.

Quando
ho letto l”ormai famoso articolo di Giulia Innocenzi sulla sua esperienza in Iran, non riuscivo a credere ai miei occhi. Non solo non ero sicura di capire
il motivo di quelle parole, ma soprattutto non riconoscevo il Paese che mi sta
ospitando sempre più spesso e che da anni mi ha incantata
con le sue bellezze,
la sua generosità e lo spirito di iniziativa dei suoi giovani.

Visito
spesso la Repubblica Islamica, all”inizio per una curiosità personale e per la
voglia di raccontare la mia esperienza, ora sempre più perché mi sento a casa e
perché non voglio stare troppo tempo senza rivedere i miei amici che trovano
sempre il modo di ispirarmi nuove parole e immagini con la loro predisposizione
naturale alla poesia, all”eleganza e alla più raffinata semplicità
.

Essendo
un Paese vastissimo, circa cinque volte l”Italia, nei miei spostamenti non sono
mancati i voli interni, anche se molto spesso ho viaggiato con autobus e treni
notturni
attraversando le diverse province, passando dal deserto del centro al
lussureggiante verde dell”Iran del nord, non senza una tappa obbligatoria nella
dinamica capitale incorniciata dalla catena montuosa delle Alborz che mi ha
accompagnata fino alle regioni del Mar Caspio.

Non
è solo viaggiando per il Paese in lungo e in largo che ho potuto apprezzare in
prima persona quanto la donna si senta al sicuro in Iran, ma anche e
soprattutto vedere che io non rappresentavo nessun tipo di novità, visto che
erano tante le donne di età, appartenenza sociale ed educazione diversa che
viaggiavano con gli stessi mezzi per motivi di lavoro, famiglia o semplicemente
piacere.  Dalla signora di Tabriz che non
ha smesso di invitarmi a casa sua per tutta la durata del viaggio in treno,
alla giovane commercialista di Qazvin che stava tornando da una vacanza da sola
a Yazd, è stato parlare con queste donne, sempre disponibili a raccontarti la
loro vita e ancora di più a farti mille domande sulla tua, che l”universo
femminile iraniano
ha iniziato ad aprirsi davanti ai miei occhi, mostrando una
realtà che non ha niente a che vedere con i luoghi comuni con cui esordisce
l”articolo di Giulia Innocenzi
, un mondo che, se ci sforzassimo di conoscerlo e
capirlo, potrebbe ispirare molte donne in Occidente.

Ma
quello che fa più male nelle parole della Innocenzi è l”insensibilità verso la
cultura locale, velo incluso
, che noi oggi ci ostiniamo a vedere solo come un
pezzo di stoffa simbolo di repressione della donna senza considerare il suo
significato e il ruolo che ha svolto nel tessuto della complessa ed
estremamente eterogenea società iraniana non da oggi, né dal 1979, ma da molto
prima, pezzo di stoffa che per molte ragazze ha rappresentato la libertà con la
possibilità di perseguire un”educazione e frequentare l”università.

In
Iran ho visitato i posti più diversi, dalle moschee ai musei, dai palazzi reali
ai bazar dove si svolge gran parte della vita quotidiana, dalle case private ai
ristoranti e caffè più alla moda, e in nessun posto mi sono sentita minacciata
o sono stata inseguita, figuriamoci assalita fisicamente
, soprattutto grazie
alla presenza costante della polizia e dei controlli di sicurezza.

A
caldo, lo confesso, non sono riuscita a produrre un commento lucido
all”articolo, ma giorno dopo giorno mi sono trovata a chiedermi ripetutamente,
come avrei potuto portarci i miei genitori a conoscere un Paese dove i
molestatori si nascondono dietro ogni angolo? Come potrei incoraggiare amici e
amiche a unirsi a me nei prossimi viaggi? E soprattutto, come potrei andarci in
continuazione io stessa?

Viaggiare
apre le menti solo se le menti sono disponibili a tale esperienza, ma le
recenti parole della collega mi fanno pensare a chi si muove con il solo
intento di spuntare un nuovo Paese dalla sua lista di destinazioni da vedere
,
senza la minima intenzione di mettersi in discussione. 

Il suo articolo mi ha
ferita come se fossi stata un”Iraniana io stessa
, anzi forse di più visto che
quando ho raccontato la vicenda all”amica con cui giro sempre il Paese
(Iraniana, donna, guida turistica e blogger), la sua prima reazione è stata una
grassa risata.

L”unica
cosa che mi dà speranza è stato leggere i tantissimi commenti in risposta al
pezzo dello scandalo di persone che sono state in Iran e che, come me, non lo
riconoscevano nelle parole della Innocenzi, quegli Italiani di cui ho parlato
nella mia recente intervista con l”agenzia di stampa iraniana Fars News
e che ho descritto come persone con gli occhi aperti che credono sempre meno
alle distorsioni di tanti media occidentali, deformazioni e stravolgimenti
della realtà
che mi sembravano sempre più rare e spero non si stiano rifacendo
strada nel panorama della stampa nostrana.

Non
ho mai perso l”occasione di raccomandare l”Iran come meta di vacanze da sogno
,
e ora più che mai continuerò a ripetere che il modo migliore per conoscere
questo Paese bellissimo, dinamico e stimolante è con i propri occhi.

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