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Ci sono Iraniani e Iraniani

E poi ci sono gli Iraniani di cui non parla nessuno, quelli che, tra i media occidentali, sembra ci sia il tacito accordo di dover ignorare... [fotoreportage di Angela Corrias]

Ci sono Iraniani e Iraniani
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22 Gennaio 2016 - 22.08


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di Angela Corrias.

Ci sono Iraniani e Iraniani.


Ci sono gli Iraniani di cui i nostri media amano parlarci, quelli
“occidentalizzati” dei distretti settentrionali di Teheran, quelli che
usciti dall’ufficio si incontrano in uno dei tanti caffè che fanno da
cornice a Enghelab Street, e quelli che organizzano i famosi “party
underground”. Insomma, l’esigua minoranza di una popolazione formata da
una miriade di etnie, culture e tradizioni in un Paese che è circa
cinque volte l’Italia, ragion per cui noi Italiani, data l’enorme
varietà di genti e costumi presenti nella nostra stessa piccola nazione,
meglio di chiunque altro possiamo capire di cosa si tratta.


E poi ci sono gli Iraniani di cui non parla nessuno, quelli che, tra i
media occidentali, sembra ci sia il tacito accordo di dover ignorare,
quelli che non fanno molta notizia perché semplicemente seguono la loro
routine quotidiana senza posare per le macchine fotografiche e le
telecamere con le dita a V, indossando una fascia verde, e magari non
sanno l’inglese per scrivere striscioni per la stampa estera.


Più libri, articoli, saggistica e materiale vario leggo sull’Iran che
mi accompagna nei miei ripetuti viaggi, più mi rendo conto che non sia
possibile parlare delle “donne iraniane” o degli “Iraniani” in generale
in quanto facenti parte di un agglomerato irregolare, caotico e informe
di tradizioni, lingue, costumi e usanze. Proprio per questo, quando
sentite o leggete affermazioni che suonano a grandi linee così “le donne iraniane non vogliono il velo” o “gli
Iraniani non vogliono il regime islamico” siete autorizzati ad assumere
che gli autori di tali sentenze hanno una conoscenza molto superficiale
della Repubblica Islamica.


Tra diverse etnie come i Lor, gli Arabi, gli Azeri (Turchi), i Gilaki
e gli stessi Persiani (tra le tante), e una pletora di tradizioni e usi
e costumi indigeni, ogni provincia iraniana ha la sua personalità e le
sue idiosincrasie.


Molte volte mi viene chiesto perché vado in Iran così spesso,
e mentre all’inizio la mia risposta era quella più comune e si
concentrava su ragioni come l’ospitalità della gente, le amicizie e la
buona cucina, piano piano ho iniziato io stessa a capire che più visito
questa nazione del Vicino Oriente e meno la capisco. Questo, anziché
fungere da deterrente, è diventato una sfida costante, e visto che
immergermi in culture e società diverse dalla mia è quello che mi fa
continuare a viaggiare, trovo che l’Iran sia un giusto compromesso tra
curiosità e irrequietezza, e sicuramente un pozzo senza fondo da cui
trarre ispirazione per scrittura e fotografia.


Voglio dedicare questo post agli Iraniani che ho incontrato durante
le mie ripetute spedizioni in Iran, o almeno al piccolo campione che ha
incrociato il mio cammino, le loro storie, reali o che ho immaginato, le
loro abitudini, i loro stili di vita.


Giovani e alla moda


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Ragazze iraniane in uno dei caffè alla moda di Teheran


Due ragazze iraniane che si rilassano davanti a un caffè all’ombra
della enorme biblioteca del LaMiz Cafe in Vali-e-Asr Crossroad a
Teheran. A un passo da Enghelab Street e dall’Università di Teheran,
questa è una zona giovane e moderna della capitale iraniana,
pullulante di studenti che affollano i bar e incorniciata da una miriade
di librerie. Quello su cui vi imbatterete qui sarà un’accattivante
combinazione di secolarismo e religiosità, di giovani donne dagli abiti
chiaramente ispirati alla moda occidentale che chiacchierano
fragorosamente con le coetanee blindate nel loro chador
(indumento che consiste in un velo lungo fino alle caviglie, in genere
nero, e aperto davanti), di studenti e insegnanti seduti nei loro caffè
preferiti che servono un misto di torte e bevande iraniane ed europee.


Studenti


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Studentesse di Isfahan che si godono un tè nel bellissimo caffè Firouz del quartiere armeno Julfa


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Studentesse di Shiraz che analizzano le decorazioni della moschea Nasir al-Molk


Gli studenti (e le studentesse) sono simili in qualunque parte del
mondo: vocianti, chiassosi e con mille idee per la testa. Li
incontrerete dappertutto, nei parchi, luogo preferito dagli Iraniani per
tutto, dai pranzi al relax alla lettura ai giochi, nei caffè, nelle
moschee, nei mercati e ovviamente nei giardini delle università.


Pastore nell’Iran rurale


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La lunga strada verso casa, da Kermanshah a Khorramabad


In forte contrasto con quello che abbiamo visto a Enghelab Street a
Teheran, questo pastore che cammina lungo la strada da Kermanshah a
Khorramabad difficilmente fantastica su cappuccino e torta al cioccolato
da godersi in un caffè alla moda dei quartieri settentrionali della
capitale. Non gliel’ho chiesto, ma sono pronta a scommettere che a tutta
la diatriba velo/non-velo ribatterebbe candidamente con il
corrispondente persiano al nostro italianissimo “ma che xxx”. Appena
questo signore ci ha superati, una macchina si è fermata sul lato
opposto della strada e l’autista è sceso per offrirci deliziosi biscotti
fatti in casa assicurandoci che non ne avremmo più trovati di così
buoni perché quelli erano esclusivi in quanto preparati dalla moglie.
Uno stile di vita semplice e senza fronzoli dove meglio di qualsiasi
altro posto si può assaporare la genuinità del famoso senso di
ospitalità iraniano.


Il venditore di polli


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Venditore di polli al mercato di Khorramabad


Più o meno alla stessa stregua del pastore qui sopra, questo
venditore di polli del mercato di Khorramabad non sembrava esattamente
un frequentatore di discoteche né un assiduo bevitore di espresso negli
affollati e fumosi bar di Teheran. Si è divertito a posare per la mia
macchina fotografica, però, a proposito di fronzoli. O sapeva di essere
fotogenico, o si immaginava che avrei scritto un articolo sugli
Iraniani, le loro storie, le loro vite.


Gli anziani d’Iran


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Anziano a Khorramabad


Non so perché, ma i signori di Khorramabad, capitale della provincia
del Lorestan, erano particolarmente propensi a farsi fotografare. Questo
anziano si stava godendo la serata con gli amici ai piedi del castello
di epoca sasanide di Falak-ol-Aflak. Appartenente alla tribù Lor
dell’Iran occidentale, la popolazione qui è guerriera, sia uomini che
donne, che imparano a maneggiare armi sin dalla tenera età e che sanno
qualcosina sulle avversità della vita, sia a causa di condizioni
ambientali ostili sia per un passato tempestoso in cui difendersi è
sempre stata la prima necessità della tribù.


Pastori d’Iran


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Pastore vicino a Susa


La vita procede lenta e inesorabile per gli Iraniani che abitano nei
villaggi allineati sulla strada che da Khorramabad porta alla città
storica di Susa,
patrimonio dell’UNESCO, nella provincia del Khuzestan al confine con
l’Iraq e il Golfo Persico. Un pascolo arido e roccioso che introduce un
duro inverno in una natura ostile è il posto di lavoro dei pastori che
vivono dei prodotti del loro bestiame e delle loro fattorie. Anche qui
siamo molto lontani, letteralmente e metaforicamente, da mode e tendenze
di città come Teheran, Isfahan e Shiraz.


Il verduraio


Verduraio al mercato di Shushtar in Khuzestan

Verduraio al mercato di Shushtar in Khuzestan


Come a Khorramabad, anche a Shushtar i proprietari dei banchi del
mercato cittadino sembravano abbastanza propensi a posare davanti alla
mia macchina fotografica regalandomi graditissimi soggetti resi ancora
più preziosi dal fatto che venivano catturati in momenti della loro vita
quotidiana. Questo è un verduraio immortalato nel suo mondo e posto di
lavoro a Shushtar, città del Khuzestan famosa per il suo antico impianto
idraulico che è stato incluso tra i patrimoni dell’umanità dall’UNESCO
nel 2009, e con una larga percentuale della popolazione che appartiene
all’etnia degli Arabi iraniani, un mondo e una società a parte.


Il macellaio


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Macellaio a Shushtar


Un macellaio del mercato di Shushtar che come molti altri Iraniani
tiene in mano un rosario. Anche lui si è offerto di posare per il mio
obiettivo sebbene poco abituato alla presenza di turisti e stranieri.
Per fortuna mi hanno scambiata per Iraniana anche qui, quindi sono
passata più o meno inosservata.


Gli Arabi iraniani del Khuzestan


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Arabi iraniani in Khuzestan


In questa foto gli Arabi iraniani della tribù degli Heidari nel loro
mozif, costruzione tradizionale dove i padroni di casa accolgono gli
ospiti per un tè o per pregare insieme. Quest’area del Khuzestan vicina
alle città di Ahvaz e Shushtar, al confine con l’Iraq, conta la più
ampia comunità araba in Iran, che molti considerano un piccolo Iran a se
stante, con le sue leggi e le sue regole. Questo è l’unico posto dove
ho visto le donne indossare il niqab,
un velo che copre il viso lasciando solo una fessura per gli occhi, che
in realtà in Iran è illegale. La vicinanza con l’Iraq ha reso il
Khuzestan il primo ovvio bersaglio di Saddam Hussein quando ha
dichiarato guerra alla nuova Repubblica Islamica nel 1980, con il
risultato che qui la popolazione ha sofferto più che nella maggior parte
delle altre province le conseguenze di vivere in una zona di guerra.


La religiosità in Iran


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La religiosità in Iran


Che ci crediamo o no, che ci piaccia o no, l’Iran è un Paese molto
religioso. Se avete visitato solo destinazioni turistiche come Shiraz,
Isfahan o anche Yazd, difficilmente potrete affermare di conoscere la
Repubblica Islamica nella sua interezza. L’Iran è molto grande, e i tour
classici ne mostrano una piccola parte, il lato sicuramente più moderno
e secolare, anche autentico, ma lontano dal comprendere le
caratteristiche e le esigenze dell’intera popolazione. Allo stesso modo,
quando sentite affermare categoricamente che “nessun Iraniano”
vuole l’attuale regime, che non si sente libero nel proprio Paese, o che
tutti vogliono l’importazione dei valori occidentali, etc., potete
tranquillamente prendere tali dichiarazioni con le pinze.


Lavorare nei campi di zafferano


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Donna iraniana che lavora in un campo di zafferano


Moglie del proprietario di questo campo di zafferano sulla strada tra
Natanz e Kashan nell’Iran centrale, questa signora dà una mano
nell’azienda familiare partecipando alle diverse mansioni, dalla semina
alla raccolta alla vendita. Ex guida turistica, il marito ha pensato che
lo zafferano fosse più redditizio e ora si guadagnano da vivere con la
preziosa spezia, l’oro rosso.


Il guardiano del caravanserraglio


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Il guardiano del caravanserraglio


Possibilmente uno dei posti più affascinanti che ho visitato in
Iran durante il mio viaggio più recente lo scorso novembre, è il
caravanserraglio con castello annesso di Izadkhast nella provincia del
Fars. Appena arrivati, questo signore ci ha raggiunti nella sua
traballante motocicletta e si è fermato per chiederci chi fossimo e per
approfittare dell’imperdibile occasione di posare un po’ davanti ai
nostri obiettivi. Diroccata e alquanto malferma, l’antica città è
pericolosamente instabile, mentre il vicino caravanserraglio è rimasto
lì in tutta la sua gloria e dei tempi andati di commercianti, filosofi e
accademici che percorrevano la leggendaria Via della Seta trasportando
carichi ricchi di beni e idee.

 

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