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Italia, la Persia non va persa!

'Con l''apertura del mercato iraniano si presenta una straordinaria occasione per l''economia italiana e per le sue industrie storicamente più importanti. [Davood Abbasi]'

Italia, la Persia non va persa!
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4 Agosto 2015 - 21.56


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di Davood Abbasi.


TEHERAN – Tra poche ore metteranno piede sul suolo dell”Iran due esponenti
del governo italiano, Paolo Gentiloni e Federica Guidi, rispettivamente
ministri degli Esteri e dello Sviluppo Economico; i due ministri, a capo di un
folto gruppo di aziende da Eni a Finmeccanica, rappresentate ai massimi
livelli, arrivano dopo il vice-cancelliere tedesco Sigmar Gabriel e dopo il
ministro degli esteri francese Laurent Fabius.

Germania e Francia, inoltre, erano entrambe presenti ai negoziati sul
nucleare con l”Iran, sfociati nello storico accordo del 14 Luglio a Vienna.
Russia e Cina non se ne sono mai andati dal mercato iraniano nemmeno in tempo
di sanzioni.

E allora l”Italia? L”Italia, non ci crederete, può ancora superare gli
altri ed ecco perché.


C”eravamo tanto amati

L”Iran e l”Italia possono certamente vantare rapporti culturali molto
intensi. L”affinità tra le due nazioni non si limita certo ai colori della
bandiera ma al fatto che ognuna delle due ha avuto un ruolo simile nell”ambito
della propria civiltà; in Occidente, l”Italia ha ereditato il patrimonio di
Roma e non c”è nazione occidentale, dagli Stati Uniti all”Australia, che non
abbia preso qualcosa da questa eredità culturale.

Allo stesso modo, l”Iran, soprattutto con i suoi scienziati e le sue
dinastie, dopo l”arrivo dell”Islam, è stato al centro di questa civiltà.
Escludendo l”influenza iraniana, dell”arte, della filosofia, della teologia,
della storia e della teologia islamica, rimane davvero ben poco.

Il feeling in tempi moderni tra
le due nazioni inizia dai tempi di Enrico Mattei, e poi prosegue anche dopo la
rivoluzione islamica. Rilevante la partecipazione italiana al completamento di
progetti del settore siderurgico nei pressi di Isfahan, la progettazione e
realizzazione di centrali elettriche, la vendita di macchinari industriali.

L”Italia viene amata soprattutto per quello che “non fa” più per
quello che fa; persino nei momenti più difficili delle relazioni tra Iran e
Occidente, l”Italia riesce, più o meno, a mantenere una politica non ostile nei
confronti dell”Iran.


Il primo partner commerciale in Europa o quasi

È nel periodo precedente all”amministrazione Ahmadinejad che l”Italia
inizia a diventare il primo partner commerciale dell”Iran in Europa; in realtà,
negli ultimi anni l”Italia inizia un forte calo e viene rimpiazzata solidamente
dalla Germania.

Ad ogni modo, la tecnologia industriale italiana è ormai conosciuta ed
apprezzata per la sua qualità in Iran; nei settori in cui l”Italia poi eccelle,
dalla moda agli alimentari, gli iraniani sono interessati a cooperazioni,
scambi di esperienza, acquisto di merci e/o macchinari.

Insomma iraniani e italiani si conoscono di già. Negli anni delle sanzioni
i contatti non sono mai cessati e tutto ciò prepara un ottimo terreno fertile.


L”Italia è percepita in modo diverso dagli altri paesi europei
e dalle grandi potenze

Gentiloni e Guidi devono sapere una cosa e non scordarsela: in Iran,
l”Italia è avvantaggiata per un fattore molto importante, che non bisogna
sottovalutare.

Quando il vice di Angela Merkel, Gabriel, arrivò in Iran e con poca cautela
diplomatica si azzardò a proporre all”Iran di riconoscere Israele, l”opinione
pubblica iraniana reagì indignata e un alto comandante iraniano arrivò ad
apostrofare Gabriel definendolo un funzionario europeo di quarto grado. È chiaro
che la Germania potrebbe rimetterci qualcosa.

Quando Laurent Fabius è stato accolto dal presidente iraniano Rohani, il
presidente iraniano ha insistito sul voler dimenticare il passato. Perché?
Perché la popolazione iraniana ricorda che al tempo dell”amministrazione Fabius
entrarono in Iran litri di sangue infetto (tanto che molti iraniani furono contagiati
con l’HIV) e non hanno nemmeno scordato in qual grande misura Fabius abbia ostacolato
gli accordi nucleari, con grande plauso di Netanyahu.

Germania e Francia (per non parlare di Gran Bretagna o Russia), hanno anche
il loro passato coloniale che non è sempre presente nella mente degli iraniani.

L”Italia non ha nulla di tutto questo sul suo biglietto da visita ed anzi
si presenta con l”immagine di una nazione che è sempre stata amica, anche nei
momenti più difficili.


La posta in gioco

L”Italia deve far fruttare questo suo vantaggio sui rivali di altre nazioni
visto che la posta in gioco non è bassa. L”Iran ha una popolazione di circa 80
milioni di persone. Si stima che siano 185 miliardi di dollari solo i progetti
energetici in cui il governo dell”Iran propone la partecipazione degli
stranieri; quindi una gran bella occasione, per chi voglia un’economia più
prospera.


Buona fortuna

Per tutte le ragioni sopraelencate, Gentiloni e Guidi forse arrivano anche
tardi, ma possono pur sempre essere i primi.

E allora cari ministri, buona fortuna!

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