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L'impero persiano c'è, con o senza l'accordo nucleare

'Riscoperta tardivamente, forse per alimentare un timore, la grandezza della civilizzazione persiana sarà comunque protagonista con un''eredità millenaria.'

L'impero persiano c'è, con o senza l'accordo nucleare
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6 Aprile 2015 - 12.58


ATF

di
Davood Abbasi
.

TEHERAN
– Durante i negoziati a oltranza tenutisi a Losanna in Svizzera, gli
analisti occidentali si sono all’improvviso svegliati ricordandosi
che esiste una sorta di “Impero Persiano”. Hanno usato una simile
definizione per spiegare l’Iran e lasciano trasparire solo una
certa miopia che per anni ha velato/tardato la comprensione della
realtà della regione. La definizione contiene anche una nota di
timore che forse cerca di alimentare una sorta di iranofobia. Ma
spieghiamo ora la questione nei minimi dettagli…

***

Gli
storici del mondo intero testimoniano che re Ciro di Persia, passato
alla storia come “il Grande”, non usò mai il termine “impero”
nelle cerimonie ufficiali della corte persiana, ma fu anche il primo
sovrano illuminato che amò tutti i popoli di quest’area del mondo,
dalle zone dell’India fino alla Persia, alla Mesopotamia,
all’Egitto ed alla Grecia.

Ciro
l’Achemenide, che nell’unica raffigurazione presente su di lui a
Persepoli è rappresentato con tre paia di ali che simboleggiano la
sua misteriosa e particolare personalità spirituale, in un mondo
pieno di barbarie, guerre e spargimenti di sangue, fu il primo
sovrano ad amare, a liberare i popoli, a fare uscire dalle prigioni
di Babilonia gli ebrei, ad emanare quelle leggi scolpite su un
cilindro che oggi l’Onu considera, a distanza di 2500 anni, la
prima dichiarazione dei diritti umani della storia.

Nei
secoli di splendore dell’antica Grecia e poi di Roma, i nemici
orientali descritti ed ammirati da Erodoto non erano certo i sauditi
o i qatarioti. La storia di questa parte del mondo la scrissero le
dinastie persiane.

Nel
medioevo, in quel periodo in cui la civiltà islamica svolse
l’importante ruolo di sviluppare la scienza umana e di trasferire
il patrimonio dell’antichità al periodo della rivoluzione
industriale, su cosa si appoggiò la fortuna dell’Islam intero se
non sull’estro, l’arte ed il genio della cultura persiana?

Avicenna,
Khajè Nasir, Omar Khayyam, Razì, Rumì, Molla Sadra, Hafez non
erano cittadini degli Emirati Arabi Uniti o del Bahrain e non erano
nemmeno di una religione-etnia che sostenesse di essere superiore
alle altre.

Ma
se persino i mongoli guidati da Tamerlano che rasero al suolo tutta
la Persia dopo averla conosciuta se ne innamorarono e vi rimasero
fondando la dinastia dei Timuridi!

L’Iran
fu “impero” anche quando un anziano religioso, dopo decenni di
esilio, riuscì a rovesciare una dittatura filo-americana nel 1979.

Come
dobbiamo chiamare l’unica nazione che nel dopoguerra ebbe il
coraggio di scrivere sull’ingresso del suo ministero degli esteri
“Né Orientale, né Occidentale”, dicendo un bel no sia
all’Unione Sovietica che agli Stati Uniti. Per non dimenticare che,
Argo ed effetti speciali hollywoodiani a parte, ebbe il coraggio di
arrestare “spie” americane e tenerle per 444 giorni. La nazione
che ha sfidato e sconfitto il regime di Saddam, che è cresciuta da
sola nonostante 36 anni di sanzioni, che è scientificamente, senza
il minimo dubbio, la nazione islamica più avanzata con buona pace di
tutti i fanfaroni che nella regione vantano primazie di altri paesi.

In
questi giorni, che seguono all’equinozio di primavera, popolazioni
di diverse zone e religioni, dall’India fino all’Albania,
festeggiano una sorta di ricorrenza antica chiamata di solito Nowruz
o Nawruz: il capodanno persiano.

Insomma,
la terra d’Iran, come viene chiamata nel poema mitologico “Libro
dei Re” di Ferdowsì, ha molto da raccontare, con una vasta
proiezione storica e geografica, non solo oggi.

Un
“impero” nel senso che è un mondo. Ma attenzione, perché questa
parola nei media occidentali è usata anche per creare paura,
nonostante si tratti di una nazione che non ha fatto del male a
nessuno, negli ultimi secoli non ha aggredito nessuno, è stata
neutrale nei due conflitti mondiali, ha una popolazione di “gente
tranquilla che lavora”, senza ideologie imperialistiche.

Molti
analisti, negli ultimi anni, hanno cercato di limitare l’immagine
dell’Iran a quel paese che voleva solo sviluppare la tecnologia
nucleare. Come dice il poeta persiano Rumi, se decidi di versare il
mare in una brocca, potrai prendere acqua solo per qualche giorno. Ed
hanno fornito un’immagine riduttiva di un paese che è quasi
sinonimo di arte, bellezza, poesia, devozione.

Gli
americani, che non sono degli ingenui, si sono accorti prima degli
altri che questo Iran non poteva essere sottovalutato. Mister Obama è
sceso a patti con Teheran non perché sia un politico pacifico (e
anzi non ha lesinato l”uso delle armi), bensì perché ha capito che
con le armi, le sanzioni, le intimidazioni e le minacce non c’era
più nulla da fare. E non a caso gli USA hanno pure ignorato Arabia
Saudita e Israele che hanno fatto di tutto per ostacolare l’accordo
con l’Iran.

E
poniamo pure che non venga consolidato alcun accordo con questi
“paesi potenti”, quelli del 5+1. L’Iran ha fatto salti da
gigante in 36 anni nonostante tantissime sanzioni e ha trovato una
misura nel gestirle e nel muoversi sui mercati internazionali; ha
una rete estesissima di alleati in tutto il mondo, dai vicini Iraq,
Siria, Libano, Palestina fino al remoto Venezuela.

Teheran
ha imparato a muoversi anche in Africa e anche nelle relazioni con
Cina e Russia; il modello vincente di un sistema costituzionale in
cui le competizioni elettorali sono autentiche e le cariche
istituzionali sono contendibili, accoppiata alla interpretazione
progressista dell’Islam offerta dalla fede sciita, attuato in Iran,
affascina ormai anche popoli circostanti come quello del Bahrain e
dello Yemen e persino alcune regioni dell’Arabia Saudita; e questo
significa che nuovi alleati potrebbero essere in arrivo.

La
sapete l’ultima? Il signor segretario alla difesa Usa Ashton Carter
aveva affermato che se non ci fosse stato un accordo sul nucleare
l’opzione militare sarebbe rimasta sul tavolo; e ha fatto ridere
pure i polli cotti (come dice un proverbio persiano) perché ogni
persona ragionevole sa che se esistesse una qualsiasi opzione
militare contro l’Iran con uno straccio di probabilità di
successo, Washington e alleati l’avrebbero messa in atto da tempo.

Al
contrario, se l’accordo nucleare potrà perfezionarsi anche con la
fine delle sanzioni, il grande vantaggio andrà all’Europa che
ritroverà il suo naturale e storico partner in Oriente, il suo socio
d’affari sin dai tempi della Via della Seta. Germania, Italia e
Francia faranno affari d’oro e forse anche più di loro gli
americani, che torneranno nel mercato di una nazione che conoscono
molto bene.


Come
conclusione, quindi, possiamo spiegare ai cari colleghi giornalisti
occidentali e italiani in particolare, (per capirci meglio
soprattutto quelli che nei loro articoli hanno riscoperto il concetto
di “impero persiano” solo per creare allarmismo), che hanno solo
scoperto l’acqua calda e che hanno aperto gli occhi su una verità
che esiste serenamente da tanto tempo e che continuerà ad
esistere… con o senza l’accordo sul nucleare!

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