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Cameron; si ritira Boris Johnson e adesso se ne va anche Nigel Farage.
“Da qui se ne vanno tuttiâ€, come dice una canzoncina. Un mio lettore mi
scrive nel panico: “Il Brexit sarà una catastrofe; chi guiderà la Gran
Bretagna?â€. Panico comprensibile in un italiano, che non sa cosa sia
una classe dirigente nazionale, un’aristocrazia capace di garantire la “continuity of governmentâ€
da cinque secoli in qua. Di fronte a quello che controlla silenzioso
il Regno Unito, qualunque altro “Stato profondo†è una superficiale
imitazione. Lì, si può grosso modo identificare coi “Lord†e con
“Buckingham Palaceâ€, con lo MI6 sempre gestito da un Pari (mai che ci
mettano un plebeo), con il Rito Scozzese legittimista e fedelissimo alla
Corte. Di rado questo stato profondo si manifesta. Stavolta s’è
manifestato.
Hague, barone Hague di Richmond, con un seggio ereditario alla camera
dei Lord, da sempre ministro degli esteri della monarchia. Titolo: “We
Conservatives are all Leavers now. We must unite to build a new and
better Britainâ€. Traduzione: “Noi Tories siamo tutti per il Brexit,
adesso. Dobbiamo unirci per costruire una Gran Bretagna nuova e
miglioreâ€.
chiamata all’ordine e all’unità . “Chiunque sia il prossimo leader
conservatore, noi stiamo lasciando l’Unione Europeaâ€, assevera il barone
di Richmond. Chi manifesta per chiedere un nuovo referendum, chi spera
che si tornerà indietro, si illude. La decisione è “irreversibileâ€,
martella. E delinea per sommi capi la strategia di governo dei
prossimi anni. Occorreranno “due forti posizioni di Segretario di
Stato, una per gestire il negoziato con la UE e l’altra per i trattati
commerciali con il resto del mondo e fare del regno un campione a tempo
pieno di esportazioniâ€. Sdoppiamento del ministero degli esteri, dunque.
un sacrificio che William Hague consiglia di accettare serenamente:
“Non c’è modo di rassicurare queste imprese sull’accesso continuato al
mercato unico europeo, dal momento che quasi certamente sarÃ
incompatibile col controllo dell’immigrazioneâ€. Ascoltino, tali
imprenditori, “la gara nel dibattito conservatore per sviluppare nuove
idee per mantenere la Gran Bretagna alta nella classifica delle grandi
nazioni con cui fare affariâ€. Per intanto, propone una tassazione sulle
imprese inferiore al 15%; anzi “del 12.5% come nella
repubblica d’Irlandaâ€, ciò che certamente diminuirà la tentazione delle
aziende di trasferire la sede a Francoforte. “Tutti in Gran Bretagna –
conclude Hague – compresi quelli di noi che hanno votato ‘Remain’,
devono ora fare il salto mentale di accettare ciò che è accaduto e
lavorare a come compensare quel che abbiamo perso con nuovi vantaggi
nazionaliâ€.
Meyssan ha dunque ragione?
Meyssan, e che allora è sembrato troppo campato in aria: che il Brexit
sia una decisione strategica della “Gentry†e di “Buckingham Palaceâ€,
allo scopo di riposizionare la City come centrale globale dove si
negozia lo yuan, la moneta cinese. Lo Stato profondo si allontanerebbe
non solo dalla UE ad egemonia tedesca, ma soprattutto dagli Stati Uniti,
che ormai giudica superpotenza finita, e senza futuro.
non ha mai fatto parte dell’Unione europea. Certo, non potrà più
ospitare le sedi sociali di certe aziende che ripiegheranno verso
l’Unione, ma al contrario potrà utilizzare la sovranità di Londra per
sviluppare il mercato dello yuan. Già ad aprile, ha ottenuto i privilegi
necessari firmando un accordo con la Banca centrale della Cina.
Inoltre, dovrebbe sviluppare le sue attività di paradiso fiscale per gli
europeiâ€.
Forse troppo intelligente, mi son detto – anche se
Meyssan, che è stato uomo dei servizi francesi per parte di padre, non è
mai da prendere sottogamba. A sostegno della sua tesi, ci sono alcuni
indizi. La Regina Elisabetta s’è battuta a favore del Brexit, dalla
sua neutralità super partes con astute fughe di notizie accuratamente
gestite da Buckingham Palace per farle giungere ai tabloid popolari,
per far capire alle plebi monarchicissime cosa pensava sua maestà .
si è recentemente riposizionata a Hong Kong; l’interscambio del Regno
con la Cina è passato in pochissimo tempo da 20 a 80 miliari di
sterline. Soprattutto, nel 2014 Londra ha voluto fortemente entrare –
sorprendendo lo stesso governo cinese – come “socio fondatore†nella
AIIB, Banca Asiatica di Investimenti e Infrastrutture creata dal
governo di Pechino per lo sviluppo della zona asiatica di sua
egemonia, infischiandosene dell’altolà di Washington irritatissima,
perché la AIIB farà concorrenza al Fondo Monetario e alla Banca
Mondiale, gli storici strumenti del potere globale, finanziario e
imperiale, anglo-americano. “La City diverrà la prima clearing house
per lo yuan fuori dell’Asiaâ€, annunciò allora il ministro economico,
Gerge Osborne, conservatore.
Poi è arrivata la visita di Xi Jin Pin alla Regina, accolto con
tutti gli onori, e con la decisione di farsi finanziare nel Regno Unito
due centrali atomiche di fabbricazione cinese ( il che ha segato le
gambe alla europea Areva). Un cambio di paradigma del potere
britannico, con un cambio di “relazione speciale†dagli Usa alla Cina?
Una “relazione speciale†a cui il Regno Unito porta alla Cina una dote
ragguardevole. Come ricorda Meyssan, Elisabetta II è – nel
Commonwealth – regina anche di Australia e Nuova Zelanda, delle Isola
Salomone e Papua New Guinea – nella zona pacifica di interesse di
Pechino – e per di più delle Bahamas, Belize, Grenadine e relativi
paradisi fiscali, Canada e Giamaica, Saint Lucia e Tuvalu…insomma il
Regno Unito, abbandonato dall’Europa, non resta solo soletto; torna al
Commonwealth, che ha propaggini importanti nell’area di Pacifico a
cui la Cina ha bisogno di riversare i suoi capitali in surplus, per
farne l’epicentro mondiale del nuovo secolo – che non sarà più
americano.
giunge paragonare l’evento al crollo del Muro di Berlino nel 1989, che
provocò quel che sapete; nel dicembre 1991 si dissolveva l’URSS,
sei mesi dopo il Patto di Varsavia finiva, e si scioglieva il Comecon,
il “mercato comune†fra paesi comunisti. La UE, dice il francese, farÃ
la fine del Comecon, di cui non fu nemmeno necessario negoziare lo
scioglimento, perché il paese che lo guidava non esisteva più – e la
stessa Urss veniva smantellata, anzi la stessa Russia ha corso il
pericolo di smembramento, a cui Putin si oppose con la guerra alla
Cecenia. Spero che Meyssan abbia ragione, e non scambi i suoi (e
nostri) desideri per realtà . Temo che la UE sia intessuta da interessi
più forti e intricati del Comecon; basti dire che da quello tutti
speravano solo di sfuggire, mentre qui – a parte tutte le classi
politiche e le potenti burocrazie il cui destino è legato alla UE – ,
persino nei paesi europei più depredati dall’egemonia di Berlino
persiste una maggioranza popolare a favore del “Remain†nella prigione
dei popoli chiamata UE: e che in caso di referendum voterebbe per
restare.
Brexit annuncerebbe lo smantellamento della NATO e, con il
riavvicinamento del Regno Unito al gigante cinese, anche i rapporti
con la Russia miglioreranno, e sarà la fine delle provocazioni
belliciste che Usa, Londra e altri stati europei stanno attaccando contro
Mosca. Lo Stato Profondo britannico ha da secoli un incubo, e una mira
strategica fondamentale, che si esprime più o meno così: impedire alla
Russia di affacciarsi sui “Mari caldiâ€, siano l’Oceano Indiano, il
Pacifico, persino il Mediterraneo; lo ha fatto costantemente alleandosi
nel caso coi più discutibili alleati (come ottomani, savoiardi e
francesi nella guerra di Crimea), tentando di occupare l’Afghanistan
per sottrarlo allo Zar (subendo uno storico disastro imperiale).
questo stato profondo che ha elaborato la teoria geopolitica che va
sotto il nome di Sir Halford John Mackinder, e si esprime così: “Chi controlla l’Heartland comanda l’Isola-Mondo: chi controlla l’Isola-Mondo comanda il mondo». Lo Heartland, questa immane distesa di terra che dal Baltico a
Vladivostok, è l’incubo inglese – perché irraggiungibile dal mare e
non controllabile con la flotta imperiale; la Russia con la Cina
controllano lo Heartland; dunque, sono l’inciampo storico e
inamovibile al potere globale britannico.
le centinaia di milioni d dollari che bastarono allora per impadronirsi del
cespite petrolifero sovietico; era anche quello un modo geniale di
impadronirsi della Heartland e dunque di controllare il pianeta; Putin
ha mandato a monte quel progetto. Londra non dimentica. Se davvero il
dislocamento del Regno Unito cambierà i rapporti con Pechino, certo non
li cambierà con Mosca. Anzi, temerei che uno degli scopi del grande
“salto di paradigma†che Buckingham Palace ha operato, voltando le
spalle ai neocon americani, possa essere di staccare la superpotenza
cinese dalla Russia. Dopotutto, la Cina – materialista, edonista,
assetata di speculazione finanziaria e di tutti gli altri giochi
d’azzardo – è più “occidentale†della Russia. Nel senso in cui
“occidentale†coincide col capitalismo terminale.
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